Francia in tumulto per la riforma del lavoro che lo scorso 12 maggio è passata all’Assemblea Nazionale nonostante la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni. Servivano 288 voti per fermare il Jobs Act transalpino. Ne sono arrivati “solo” 246. Come in Italia, la riforma prevede di aumentare la flessibilità in entrata e uscita, ridurre il costo dei licenziamenti e diminuire la discrezionalità dei giudici sulle indennità. Nono solo: la riforma tocca anche un “totem” del mondo del lavoro francese, le 36 ore settimanali. All’opposizione parlamentare è seguita la contestazione nelle strade dove i manifestanti hanno preso a bersaglio anche le forze di polizia colpevoli, secondo loro, di creare un vero e proprio clima di tensione. Dal canto loro, le forze dell’ordine hanno più volte invitato i manifestanti a non prendere di mira gli agenti. Intanto, all’alba di martedì 24 maggio, è stata sgomberata l’accesso alla raffineria Esso e al deposito di carburante di Fos-sur-Mer (vicino Marsiglia), bloccato dai militanti del sindacato Cgt. L’intervento era già preannunciato dal premier Manuel Valls che aveva puntato il dito contro i manifestanti con l’accusa di «ricatto» nei confronti dell’intero Paese.
24 Maggio 2016