Oggi riparte, per la seconda volta, #ioleggoperché e, anche quest’anno, è una gran papaboiata. L’ingrediente principale sono ancora i Messaggeri, neo papaboys “audaci” e “pronti a tutto” pur di “coinvolgere parenti, amici, colleghi, conoscenti e sconosciuti” e costringerli a leggere un libro. Spetterà a loro il compito di catechizzare noi italiani alla lettura, insegnandoci che leggere è fico e rende belle persone.
Che dire? Sembra una provocazione sentire ancora, nel 2016, discorsi del genere. La letteratura è bella? La letteratura fa bene all’anima? Quante cazzate.
La letteratura fa male, travia, impesta, ammorba, violenta, ammala. È germe, sporca e puzza. Non è una valle ridente con le caprette che ti fanno ciao. È un posto, scomodo, freddo, angusto, un botro lutulento, una fogna. La letteratura, che vale davvero, non ti indigna, ti accusa. La letteratura è lo specchio dove intravedi al mattino l’esatta dimensione della tua mediocrità.
La letteratura non si insegna, né si impone. Alla letteratura ci si abitua, piano piano, come a rendersi immuni a un veleno, ad assuefarsi a una droga. È così che si guadagna l’unico piacere che la letteratura ci concede: la vertigine, lo spiazzamento, il brivido, lo scarto. La letteratura non nutre l’anima, la maltratta, la deforma. È così che la amplia. In questo strano senso, la letteratura serve.
Quando la letteratura diventa scettro, simbolo per innalzarsi e sentirsi superiori, quando si trasforma in strumento — ogni strumento è strumento di potere — se da fine si fa mezzo, la letteratura muore. Diventa Conservativa, Tranquillizzante, Reazionaria.
La letteratura è libera e libera deve rimanere. Sia di esserci, sia di non esserci. Leggere non ti rende migliore. Leggere, se ti salva, ti salva dalla gente, da atto asociale qual è ti rinchiude, ti emargina, ti ghettizza. È così che ti salva. Coi Messaggeri ci puoi diffondere una religione, ci puoi vendere degli aspirapolveri o, se opportunamente incravattati e ingessati, ci puoi far finta che esiste ancora un movimento operaio comunista. I libri lasciateli marcire in librerie deserte e impolverate. Lasciategli l’opportunità di inseguirci e trovarci, quando meno ce lo aspettiamo. Liberi e ansiosi di rovinarci la vita.