Cameron a Gibilterra e i nuovi confini della Brexit

Il premier britannico aveva annunciato una visita al lembo di terra nella costa meridionale della Spagna, dove il referendum potrebbe sancire un divorzio come per Scozia e Galles. L'aggressione alla deputata Jo Cox ha bloccato la campagna.

David Cameron era pronto a fare campagna elettorale anche a Gibilterra, segno che il referendum della prossima settimana sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea rischia di cambiare in pochi anni anche la mappa geografica del continente, archiviando nei fatti il Novecento e mettendo a rischio i rapporti di forza consolidatisi negli anni del dopoguerra. L’attentato alla deputata laburista pro-Europa Jo Cox, colpita vicino a Leeds da uomo che avrebbe gridato ‘Britain first’, ha però costretto il premier britannico a cancellare la visita due ore prima dell’appuntamento. La campagna per il referendum è infatti stata sospesa in queste ore, per rispetto e anche per capire il motivo del tragico gesto. L’ultima settimana prima del voto si appresta a essere dunque più tesa del previsto.

Se il 23 giugno Oltremanica dovesse prevalere la Brexit, come indica la media dei sondaggi, il voto pro-Ue dovrebbe invece largheggiare a Gibilterra, una rocca di neanche sette chilometri quadrati all’estremo sud dell’Europa, ai cui elettori è stato concesso di esprimersi sullo stesso quesito. A quel punto, potrebbe esserci un divorzio da Londra, che dal 1713 ha la sovranità esclusiva su questa striscia di terra

Lo scenario che si aprirà nell’eventualità di una Brexit dovrà comunque tenere conto di una serie di variabili, come quella che Cameron avrebbe affrontato nella sua visita cancellata. Se il 23 giugno Oltremanica dovesse vincere l’opzione per l’uscita dall’Ue, come indica la media dei sondaggi, il voto pro-Ue dovrebbe invece largheggiare a Gibilterra, una rocca di neanche sette chilometri quadrati all’estremo sud dell’Europa, ai cui elettori è stato concesso di esprimersi sullo stesso quesito. A quel punto, potrebbe esserci un divorzio da Londra, che dal 1713 ha la sovranità esclusiva su questa striscia di terra abitata da 30.000 persone, da sempre avamposto economico e militare della Corona nel Mediterraneo. La Spagna è pronta a rivendicare la sua sovranità su Gibilterra (richiesta già respinta in due referendum), che finora ha avuto un Governo indipendente ma con la regina Elisabetta II capo dello Stato, attraverso un suo governatore. Il Governo di Madrid aveva anche protestato non appena saputo della visita imminente di Cameron (Conservatore), che per supportare la campagna contro la Brexit insieme al primo ministro Fabian Picardo (Laburista), sarebbe stato il primo premier bitannico in carica ad arrivare a Gibilterra. L’ultima volta toccò, nel 1968, ad Harold Wilson.

La Gran Bretagna potrebbe infatti rompersi nel caso di risultati diversi (Leave o Remain) nelle nazioni in cui è di fatto divisa e che finora sono state tenute insieme dalla storia, dalla monarchia e dalla capacità politica dei vari governi di rappresentare gli interessi di tutta l’isola

Anche in casa, Cameron sta comunque rischiando molto, forse di più. La Gran Bretagna potrebbe infatti rompersi nel caso di risultati diversi (Leave o Remain) nelle nazioni in cui è di fatto divisa, si vedano anche le differenti squadra di calcio agli Europei, e che finora sono state tenute insieme dalla storia, dalla monarchia e dalla capacità politica dei vari governi di rappresentare gli interessi di tutta l’isola. Stando ai sondaggi, in caso di vittoria della Brexit saranno decisivi i voti degli elettori residenti in Inghilterra, la parte più popolosa ed economicamente avanzata del Paese. In Scozia ma anche in Galles prevarrebbe invece un voto a favore dell’Unione Europea. Se così fosse, ci sarebbe il rischio di una “crisi costituzionale”, come l’ha definita il primo ministro del Galles, Carwyn Jones, con cui Cameron è andato a fare campagna proprio prima della visita a Gibilterra. Se la Gran Bretagna uscisse dall’Unione Europea, insomma, la Scozia potrebbe chiedere un nuovo referendum per l’indipendenza, in modo da rimanervi. E lo stesso potrebbe fare anche l’Irlanda del Nord, che dopo anni di sanguinosi scontri ha conquistato un equilibrio anche grazie alla caduta delle frontiere, che fino all’ultima parte del secolo scorso la dividevano dalla Repubblica d’Irlanda (l’Ulster è l’unica porzione della Gran Bretagna ad avere un confine di terra con l’Ue).

Che questo scenario si realizzi, dipende appunto da molte variabili. Occorre tenere conto anche dell’effetto emulazione che un voto popolare per l’uscita di Londra dall’Unione Europea può suscitare in altri Paesi che potrebbero decidere di cavalcare con altri referendum il sentimento euroscettico (in Finlandia si parla già di Finxit, in Francia il fronte lepenista si prepara alle presidenziali del 2017 immaginando una Franxit). Il 24 giugno si saprà già quanto questa prospettiva di nuovi confini in Europa sia realistica.

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