È l’agenzia per la privatizzazione degli asset greci. Ma per tutti, anche su internet, è nota come “il Fondo”. Istituita su volontà degli enti creditori di Atene (in particolare Ue e Fmi, per i quali dovrebbe durare almeno 99 anni), è guidata da Stergio Pitsiorlas, che si sobbarca le polemiche e gli oneri. Onori, ben pochi.
Il “Fondo” è considerato “la vergogna” del Paese, l’ultimo atto di sottomissione del governo Tsipras alla volontà della Trojka. In cambio della sua creazione sono arrivati 10,3 miliardi di euro in prestito – sempre vincolati all’attuazione delle riforme – e ha messo al centro la vendita (o meglio, la “svendita”) dei propri beni. Non è una cosa piccola: si è di fronte al più grande piano di privatizzazioni del continente europeo degli ultimi anni, cioè circa 71mila elementi del patrimonio pubblico messi a disposizione del privato. Sempre che il privato li voglia.
L’elenco della spoliazione si trova sul sito, ed è consultabile con facilità. Per chi fosse interessato, è tutto qui. Ci sono chilometri di costa, proprietà nel quartiere della Plaka, licenze di concessione per la lotteria nazionale, porti, aree turistiche con potenzialità di crescita, hotel, beni delle banche. Ci sono molte cose, c’è molto poco da ridere.
L’argenteria di famiglia viene smistata tra i non sempre entusiasti compratori. Un po’ per le regole da seguire, un po’ per i soldi da spendere. Ma c’è chi si è mosso da tempo: i cinesi della Cosco hanno già il 73% del Pireo (dopo che Tsipras ha ceduto sul punto, accettando di metterlo in vendita). I tedeschi di Fraport si sono accaparrati da un po’ la gestione di 14 aeroporti, tra cui quelli iper-turistici di Mykonos, Santorini e Corfù. Tutto questo per Pitsiorlas non è un problema: “Lo stato dei nostri aeroporti è una vergogna nazionale”. I tedeschi li rimetteranno in piedi e poi, dopo 50 anni, glieli restituiranno migliori di quando li hanno presi in gestione.
Una svendita fatta a fin di bene? Pitsiorlas riconosce il problema, anche solo dal punto di vista simbolico. “In un certo senso hanno ragione. Ma la verità sta nel mezzo”. Vendere non è una perdita di dignità, secondo lui. O, almeno, lo è ma non è grave come “essere costretti ad affidarsi ai prestatori stranieri”. Se “si vuole davvero aiutare i lavoratori, smettere di tagliare salari e pensioni alzando nello stesso tempo le tasse, serve riuscire a trovare soldi”. Il rischio è che, in realtà, possano capitare le due cose insieme: svendita degli asset e perdita di sovranità nei confronti dei creditori. E vendere case e coste potrebbe non essere servito a nulla.