Spagna: saranno le scadenze europee a formare il nuovo governo

Rajoy vince le elezioni, ma non conquista il Parlamento. Ora si aprono tre scenari possibili per formare il governo, mentre a sinistra ci si interroga ancora sulla disfatta: 1,2 milioni di voti in meno rispetto alle scorse elezioni

La chiamano resaca electoral. Come quando, il giorno dopo una sbronza, ci si sveglia con un tremendo cerchio alla testa. La vecchia politica ha vinto sulla nuova. Il grande sopravvissuto s’è imposto ai giovani rampanti. E sì, anche ai sondaggi e ai discorsi raffinati di molti politologi. «Dobbiamo rivedere a fondo i sondaggi e capire in cosa abbiamo sbagliato, anche noi che li interpretiamo», spiega Pablo Simón, fondatore del think thank Politikon. Domenica il sorpasso tanto sbandierato c’era: a farlo però è stato solo il partito popolare. Dopo vari incontri con il re Felipe, conversazioni ufficiali e ufficiose, migliaia di sondaggi, un’investitura fallita e una seconda campagna elettorale, la Spagna si trova, sei mesi dopo, con un arco parlamentare che rafforza il centrodestra: 137 seggi per il partito popolare, 85 per i socialisti che mantengono l’egemonia della sinistra, 71 per Unidos Podemos, il grande deluso, 32 per Ciudadanos, il vero sconfitto.

Madrid vira a destra: la somma dei voti del PP e del partito Albert Rivera ottiene 500 mila voti in più che quella tra Psoe e Podemos. Il partito aggiunge 14 deputati allo scacchiere, due perfino nella roccaforte socialista dell’Andalusia. «Ci sono molte possibilità che Rajoy resti alla Moncloa», spiega Silvia Claveria, docente all’Università Carlos III di Madrid, studiosa di comportamenti elettorali. Anche lei fa parte di Politikon, un gruppo di accademici che dal 2010 cerca di dare risposte ai temi sociali e politici più incombenti, usando di base uno strumento fondamentale: i dati. «Tutto dipenderà dalle negoziazioni ma sostanzialmente ci sono tre scenari possibili: il primo che il PP governi con Ciudadanos con l’astensione del Psoe, il secondo che il Psoe vada a nozze con Unidos Podemos e l’astensione di Ciudadanos oppure un terzo giro di elezioni».

«Tutto dipenderà dalle negoziazioni ma sostanzialmente ci sono tre scenari possibili: il primo che il PP governi con Ciudadanos con l’astensione del Psoe, il secondo che il Psoe vada a nozze con Unidos Podemos e l’astensione di Ciudadanos oppure un terzo giro di elezioni»


Silvia Claveria, Politikon

Nei dibattiti tv che, ininterrotti, vanno in onda da ieri sera, al momento la prima opzione – con la possibile aggiunta dei partiti minori di Coalición Canaria e PNV – sembra la più probabile: Rajoy apre le braccia ai socialisti, Pedro Sánchez si rifiuta categoricamente, ma chissà potrebbe lasciarlo governare a patto di ricevere qualcosa in cambio. Ciudadanos, invece, che fino a poche ore fa poneva come veto la cacciata del candidato del centrodestra, sembra già soffrire di amnesia. «Toglierei di mezzo le dichiarazioni in campagna elettorale. Adesso è il momento della responsabilità. Rajoy ha un vantaggio enorme e bisogna ricordare che la pressione internazionale gioca un ruolo importante», dice Claveria. «Se alle scorse elezioni non c’è stato nessun pressing esterno, questa volta il Paese si trova a dover far fronte a delle scadenze europee: bisogna approvare la legge di stabilità e fare una serie di riforme economiche. Bruxelles ci aspetta al varco. Trovare un accordo sarà molto complicato, ma sarà anche la scelta che tutti si aspettano. La gente è stanca».

Se a Madrid parlare di grande coalizione è ancora un forte tabù, c’è da dire che il bipartitismo sembra riacquistare vento in poppa. I due poli sommano assieme 222 seggi contro i 103 dei nuovi arrivati. Eppure la distanza tra il primo e il secondo partito – 52 scranni – è storica. La Spagna dei passati tumulti del 15M s’è risvegliata con un grande partito, il PP, e tre formazioni di media dimensione. La vittoria d’altronde ha superato perfino i calcoli dei più ottimisti collaboratori del presidente ad interim. Rajoy ha il governo in pugno perché gli spagnoli hanno preferito e di molto, il centrodestra alla sinistra. PP e Ciudadanos ottengono insieme 169 deputati (mancano solo 7 alla maggioranza assoluta). Psoe e Unidos Podemos ne sommano 156. Al di là dell’aritmetica, a sinistra in questi mesi il feeling s’è perso per strada. «Si è giocato tutto sulle aspettative: Unidos Podemos di superare il Psoe, Ciudadanos di strappare più voti ai popolari. L’unico vero vincitore però è stato il centrodestra», chiarisce la politologa. «Ciudadanos ha perso 8 deputati a favore del voto util. Non è ancora chiaro cosa sia successo a sinistra: Unidos Podemos raccoglie 1,2 milioni di voti in meno. Dobbiamo studiare i dati. Certamente qualche voto è tornato al Psoe, che si è sentito sotto minaccia. L’astensione ha fatto il resto, punendo Pablo Iglesias». Un passo avanti e due indietro scriveva Lenin. A Podemos per ora è finita così. Mariano Rajoy ha già fatto sapere che tenterà di chiudere i giochi a fine luglio. Poi tutti in vacanza.

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