Turchia-Armenia, una storia di “crociate” e genocidi

Ancora uno scontro sul massacro degli armeni dopo la visita di Papa Francesco al memoriale dedicato alle vittime. Per il vicepremier turco, le lancette della storia tornano al 1096

  

«Parole molto spiacevoli che indicano la persistenza della mentalità delle Crociate e che rappresentano una dichiarazione né imparziale né conforme alla realtà», ha affermato il numero due del governo di Ankara, Nurettin Canikli. Un commento che arriva a poche ore dalla visita di Papa Francesco in Armenia dove il pontefice ha pregato assieme al Catholicos Karekin II in ricordo delle vittime dell’eccidio perpetrato nel 1915 dall’Impero Ottomano. A scaldare la diplomazia turca è stato il comunicato congiunto fra le due autorità religiose in cui si fa riferimento alla parola “genocidio”. «Il Papa non sta facendo Crociate – ha subito precisato la Santa Sede attraverso le parole del portavoce padre Lombardi – nessun testo e nessuna parola espressa da papa Francesco durante il suo viaggio in Armenia ha mostrato alcuna ostilità verso la Turchia, piuttosto i suoi discorsi sono stati infusi di inviti all’Armenia e alla Turchia di costruire ponti di pace e di riconciliazione». Dinamiche simili si erano già viste a inizio giungo quando il Parlamento tedesco aveva votato a grande maggioranza una risoluzione che riconosceve le responsabilità dell’Impero Ottomano nella morte di 1,3 milioni di persone a causa della deportazione verso la regione mesopotamica all’indomani della Prima Guerra Mondiale. Un attacco che non va giù alla Turchia di Erdogan impegnata da anni in un processo di ottomanizzazione che (come nel caso dei curdi del Pkk) non prevede ombre su una storia millenaria. Una polemica che nasconde il vero punto di scontro: le tensioni fra Armenia e Azebaijan (alleato della Turchia) per la regione del Nagorno- Karabakh.

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