L’Europarlamento parla sempre più tedesco. Non si tratta (ancora) dell’effetto Brexit, ma di un processo in atto da tempo. Oltre a controllare la struttura politica, che vede il socialista Martin Schulz alla presidenza dell’Assemblea e Manfred Weber alla presidenza dei Popolari europei, primo gruppo politico, i tedeschi occupano oggi i ruoli di comando nell’amministrazione del Parlamento Ue.
Molto si è scritto sulla figura del segretario generale del Parlamento Ue, Klaus Welle. È l’eminenza grigia, l’uomo della Merkel a Bruxelles e Strasburgo, figura storica dei popolari europei. È colui che ha in mano il potere di disporre del bilancio dell’intera assemblea, che nel tentativo di trasformare l’emiciclo europeo in una struttura efficiente e indipendente ha cambiato regolamenti e tagliato buona parte delle esternalizzazioni dei servizi. Per i maligni non nel nome del risparmio, ma della lottizzazione politica. È stato il caso, raccontano in Parlamento, dell’internalizzazione delle assunzioni del servizio “autisti”, da sempre appaltato a società esterne.
Accanto a lui in questi anni era stata l’italiana Francesca Ratti, nel ruolo di vice. Con l’arrivo della pensione e la possibilità di un posto vacante di alto livello, è stata di nuovo la Germania a farsi avanti. Questa volta Angela Merkel c’entra poco e molto sembra aver influito il volere del presidente del Parlamento Martin Schulz. In una riunione a porte chiuse che si è tenuta lunedì pomeriggio a Strasburgo, infatti, è stato confermato il nome di Markus Winkler come vice segretario generale.
La nomina di Winkler, già capo ufficio di Schulz e suo collaboratore fidato, ha generato diversi mal di pancia. Molti eurodeputati ritengono che Martin Schulz stia di fatto dislocando i suoi fedelissimi nei posti di comando, in modo da rafforzare la propria posizione nel caso in cui l’attuale dovesse riuscire a vedersi confermato il mandato per altri due anni e mezzo (Schulz è già il presidente ad aver ricoperto il ruolo per più tempo nella storia dell’emiciclo). Nel caso in cui, invece, il mandato dovesse passare a un altro eurodeputato, il socialista tedesco potrebbe comunque contare su una rete di appoggio non indifferente tra Bruxelles e Strasburgo.
La nomina di Markus Winkler, già capo ufficio di Martin Schulz e suo collaboratore fidato, ha generato diversi mal di pancia. Molti eurodeputati ritengono che Schulz stia di fatto dislocando i suoi fedelissimi nei posti di comando, in modo da rafforzare la propria posizione nel caso in cui l’attuale dovesse riuscire a vedersi confermato il mandato per altri due anni e mezzo
Una situazione senza precedenti per l’Europarlamento. «Oggi al Parlamento Ue per fare carriera si deve parlare tedesco o essere socialista» ha dichiarato qualche tempo fa alla stampa il verde Philippe Lamberts. La sua è stata una frecciatina diretta al metodo Schulz. Metodo che somiglia molto alla classica lottizzazione delle cariche. Ecco perché nella riunione di lunedì scorso non soltanto i socialisti, ma anche i popolari hanno avuto la loro nomina di prestigio. Si tratta di Michael Speiser, che da consulente politico del gruppo dei popolari europei è stato “promosso” a direttore generale di ben cinque Commissioni parlamentari. La deputata liberale austriaca Angelika Mlinar ammette a Linkiesta: «Si tratta di giochi politici. Ora è pur vero che il Parlamento Ue è un’istituzione politica, ma è anche vero che rappresenta i cittadini europei. E dovrebbe essere un nostro compito quello di garantire la trasparenza, la meritocrazia e l’uguaglianza di genere. E questo non soltanto a livello di scelta degli eurodeputati, ma anche quando si tratta di selezionare il personale dell’amministrazione». Il gruppo dei liberali europei, l’Alde, presente alla riunione a porte chiuse di Strasburgo si è opposto alle nomine presentate. Invano.
«Uniti nella diversità, è questo il nostro motto. Mi chiedo come sia possibile rispettarlo se si continuerà a nominare uomini di lingua tedesca nei posti che contano. Le ultime nomine vanno contro questo principio»
La spartizione dei posti di prestigio del Parlamento Ue non è una novità. Gli eurodeputati hanno votato a maggioranza una risoluzione nella quale chiedono il rispetto assoluto delle regole per l’assunzione del personale, tra le quali figurano appunto: la competenza, la trasparenza nelle selezioni, l’uguaglianza di genere e la rappresentanza di tutte le nazionalità dell’Unione. In questo senso la nomina di una donna al posto di direttore generale per gli Affari di Bilancio del Parlamento Ue, Monika Strasser, è proprio la regola che confermerebbe l’eccezione. La donna in questione è infatti un’altra figura chiave dell’ufficio di Presidenza di Martin Schulz e sua stretta collaboratrice. Per gli eurodeputati la necessità è ora fare in modo che la selezione e l’assunzione del personale al Parlamento Ue tornino a svolgersi nella più totale trasparenza, garantendo anche una maggiore rappresentazione dei 28 Paesi membri. «Uniti nella diversità» spiega ancora Angelika Mlinar a Linkiesta, «è questo il nostro motto. Mi chiedo come sia possibile rispettarlo se si continuerà a nominare uomini di lingua tedesca nei posti che contano. Le ultime nomine vanno contro questo principio». Molti dei 751 eletti alle elezioni europee del 2014 hanno già annunciato battaglia contro il presidente Schulz. L’esito, però, sarà noto soltanto nelle prossime settimane.