Legalizzazione, è il giorno degli anti-cannabis. «La droga fa sempre male»

Le ragioni del No. Convocata una conferenza stampa dal fronte contrario alla legalizzazione delle droghe leggere alla presenza di parlamentari, ministri e comunità di recupero. Botta e risposta con i favorevoli. Si vota a settembre, ma la polemica è già esplosa

Il giorno dopo l’avvio della discussione generale sulla proposta di legge, alla Camera diventa protagonista il fronte contrario alla legalizzazione della cannabis. Sono passate solo poche ore dal primo dibattito in Aula, e una serie di associazioni, comunità di recupero e parlamentari di diversi schieramenti si danno appuntamento nella sala delle conferenze stampa per spiegare la propria posizione. C’è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il collega titolare della Famiglia Enrico Costa. Con loro una nutrita pattuglia di deputati e senatori – tra questi Maurizio Gasparri, Paola Binetti e Carlo Giovanardi – ma anche i rappresentanti di diverse realtà attive da anni nel recupero dalle tossicodipendenze. Tutti uniti per «un’azione responsabile e necessaria». Schierati per dire no alla legalizzazione della cannabis.

Il fronte contrario prova a confutare le tesi dei trecento parlamentari che hanno sottoscritto la proposta di legge. «Legalizzando la cannabis – spiegano – si andrebbe sempre più verso la normalizzazione delle droghe, veicolando un messaggio profondamente sbagliato e sdoganando l’utilizzo di una sostanza molto dannosa a livello cerebrale». Numeri alla mano, si cercano di smontare i presunti effetti positivi registrati nei paesi che hanno già scelto la via dell’antiproibizionismo. A detta dei presenti, non è vero che la legalizzazione comporta una minor diffusione del fenomeno. Anzi, «il rapporto direttamente proporzionale tra legalizzazione e aumento dell’utilizzo – spiegano – è testimoniato dai dati raccolti nei paesi come il Colorado, dove la cannabis legale ha portato i consumi ad un aumento dal 27 al 31 per cento».

I contrari alzano la voce. Spiegano che in Colorado la legalizzazione ha portato a un aumento del consumo. Insistono sui rischi per la salute e sollevano una questione di opportunità. «Con il disastro in cui versa il Paese, la classe politica sente come emergenza la legalizzazione delle canne?»

Antonio Tinelli, coordinatore del comitato sociale di San Patrignano, lamenta la mistificazione mediatica che negli ultimi anni ha considerato innocue le droghe leggere. «La legalizzazione, che apre a un’offerta illimitata, comporta un’esplosione del consumo». I presenti rifiutano l’etichetta di retrogradi e conservatori. Giovanni Ramonda della comunità Papa Giovanni XXIII insiste sulle conseguenze del fenomeno. «La cannabis crea dipendenza, soprattutto se usata in tenera età». Alessandro Meluzzi, psichiatra, portavoce della Comunità Incontro e già parlamentare, attacca: «Con la legalizzazione avremo un milione di giovani zombie. La droga di Stato non è meglio della droga di strada». Anche lui solleva una questione politica, di opportunità. «Trovo sorprendente – insiste Meluzzi – che la classe politica, con il disastro in cui versa il Paese, senta come grande emergenza la legalizzazione delle canne».

Nero su Bianco, la comunità di San Patrignano spiega le principali distanze dal progetto di legge sulla legalizzazione della cannabis. Il legame con le altre sostanze stupefacenti, ad esempio. «Quasi tutte le persone che hanno sviluppato dipendenza da droghe come l’eroina – si legge in un documento consegnato alla stampa – hanno iniziato con l’uso di cannabis». Insistono sui danni alla salute. «Non intendiamo sostituirci a neurobiologi e psichiatri – si legge ancora – ma non si può non ribadire che, da almeno 15 anni a questa parte, circa il 90 per cento della letteratura scientifica conferma gli aumentati rischi di patologia psichiatrica ed anche di danni cognitivi, non solo nel periodo di utilizzo, ma anche a distanza di anni dall’interruzione dell’uso».

In serata la risposta dei favorevoli alla legalizzazione. Saviano attacca: «Siete ignoranti e fate cattiva informazione. Della Vedova: A questo punto, per coerenza, proibite anche alcolici e sigarette»

Il confronto si sposta inevitabilmente sul piano politico. La Camera tornerà ad occuparsi del progetto di legalizzazione della cannabis a settembre, dopo la pausa estiva. Ma in Parlamento è già scontro. Anche se il governo finora ha preferito mantenere le distanze dal tema, due esponenti dell’esecutivo decidono ugualmente di partecipare all’incontro. Il ministro Beatrice Lorenzin è convinta che la legge non sarà mai approvata: «Non credo che avrà i voti della maggioranza del Partito democratico» spiega. Poi argomenta la sua posizione davanti alla stampa. «Non tutte le droghe sono uguali – dice – ognuna ha un effetto diverso. Ma tutte sono droga. E la droga fa male». La responsabile della Salute denuncia una crescita preoccupante del fenomeno: «Invece di parlare di legalizzazione della cannabis, andrebbe rimesso al centro dell’agenda politica il tema della droga, con forti campagne educative, di comunicazione e prevenzione». E la lotta alla criminalità? Alcune autorevoli personalità hanno spiegato che la legalizzazione della cannabis permetterebbe di contrastare più efficacemente le organizzazioni più pericolose. Il ministro della Famiglia Costa non è d’accordo. «Mi sarei aspettato elementi per contrastare meglio la criminalità organizzata, non che ci venisse suggerito di alzare bandiera bianca».

Manca più di un mese al confronto parlamentare, ma il dibattito ormai è aperto. E i toni si scaldano. Lo scrittore Roberto Saviano, tra i protagonisti del fronte per la legalizzazione, in serata risponde sui social al ministro Lorenzin: «Siete ignoranti e fate cattiva informazione, senza sapere di cosa state parlando». Il senatore Benedetto Della Vedova, animatore dell’intergruppo parlamentare che ha dato vita al disegno di legge, interviene in contemporanea. «I ministri Lorenzin e Costa hanno ribadito la propria contrarietà alla legalizzazione dei derivati della cannabis, perché sono sostanze nocive per la salute umana e con ricadute negative sulla vita sociale. Coerentemente, i ministri della Salute e della Famiglia dovrebbero dunque proporre di proibire droghe oggi legali e assai più nocive come alcolici e tabacchi, il cui consumo causa direttamente decine di migliaia di morti ogni anno».