Il destino dell’Italicum appeso alla Consulta. Da qui passa il futuro del governo

Il 4 ottobre la Corte Costituzionale decide sulla legge elettorale. In dubbio uno dei due ricorsi, che potrebbe essere dichiarato inammissibile. Ma anche una parziale bocciatura del provvedimento non sarebbe così negativa per il premier, pronto ad aprire un tavolo con la minoranza. Il ruolo di Amato

Una legge elettorale nuova di zecca, mai usata prima. Eppure già pronta per essere modificata. È il curioso destino dell’Italicum, approvato dal Parlamento un anno fa ed entrato in vigore da neanche due mesi. Il 4 ottobre il discusso sistema di voto potrebbe essere definitivamente superato. Non in seguito a un’intesa politica – come pure in molti auspicano – ma grazie alla decisione della Corte Costituzionale. L’udienza è in programma tra poche settimane. Negli ultimi mesi due tribunali italiani, Messina e Torino, hanno rinviato alla Consulta la nuova legge elettorale. Sollevando alcune questioni di legittimità e facendo propri i rilievi proposti da un comitato di avvocati coordinati da Felice Besostri (già vittorioso protagonista della battaglia al Porcellum). E proprio da questi ricorsi parte la sfida all’Italicum.

La strada è stretta. Lo scorso febbraio il tribunale di Messina ha emesso un’ordinanza di trasmissione degli atti alla Consulta, accogliendo sei dei tredici motivi di incostituzionalità sollevati. Eppure il ricorso è a forte rischio ammissibilità. Il motivo? È stato presentato prima dell’entrata in vigore dell’Italicum. Ecco allora l’ordinanza del tribunale di Torino, emessa il 5 luglio scorso. Stavolta sono solo due gli aspetti della legge elettorale posti all’attenzione della Consulta. Come ha spiegato l’avvocato Besostri, sotto la lente di ingrandimento sono finiti «l’attribuzione del premio di maggioranza in seguito a ballottaggio tra le due liste più votate al primo turno e la libertà di scelta del capolista eletto in più collegi». Non è poco. Il solo passaggio sulle pluricandidature aveva costretto la maggioranza a un difficile accordo con i partiti centristi, Nuovo Centrodestra su tutti. Senza dimenticare il tema del ballottaggio, messo in discussione da molti anche all’interno del Partito democratico.

Una legge elettorale nuova di zecca, mai usata prima. Eppure già pronta per essere modificata. È il curioso destino dell’Italicum, approvato dal Parlamento un anno fa ed entrato in vigore da neanche due mesi. Il 4 ottobre è in programma l’udienza della Consulta. Il discusso sistema di voto potrebbe essere definitivamente superato

A Palazzo Chigi si attende l’udienza di ottobre. I giudici costituzionali potrebbero anche rigettare entrambi i ricorsi, salvando l’Italicum così com’è. A sentire qualche esperto sarebbe uno scenario tutt’altro che sorprendente. Inutile dire che per il governo è questo l’esito auspicabile. Vedere bocciato dalla Consulta uno dei provvedimenti più importanti, e rivendicati, della legislatura non sarebbe il miglior riconoscimento del lavoro svolto. I tempi del giudizio? Brevi, almeno a giudicare da quanto trapela. La Corte costituzionale potrebbe prendere una decisione nel giro di poche ore e stabilire il destino dell’Italicum nella stessa giornata del 4 ottobre. La partita è decisiva. Alla legge elettorale è inevitabilmente legato l’esito del referendum costituzionale. E con questo il futuro politico di Matteo Renzi. Se il relatore sarà Nicolò Zanon – nominato dall’ex presidente Giorgio Napolitano nel 2014 – in molti guardano con attenzione il giudice costituzionale Giuliano Amato. Secondo alcuni retroscena giornalistici, il dottor Sottile avrebbe più di un motivo per mettere in difficoltà Renzi. La spiegazione sarebbe da ricercare nella sua mancata elezione al Quirinale, saltata all’ultimo proprio a causa del presidente del Consiglio (che gli aveva preferito Sergio Mattarella). Tensioni tutte da dimostrare, certo. Persino lontane dalla realtà, come racconta chi conosce bene Amato. Un giudice costituzionale da considerare, nonostante tutto, di “area governativa”.

In caso di bocciatura da parte della Consulta, l’Italicum dovrebbe essere corretto. Non è l’ipotesi preferita da Matteo Renzi, ma potrebbe nascondere anche qualche vantaggio. Nei confronti dei Cinque Stelle, soprattutto. Chiaramente avvantaggiati dalla nuova legge elettorale. Ma anche in vista del referendum

Intanto nei palazzi della politica si ragiona sui possibili scenari. In caso di bocciatura da parte della Consulta, l’Italicum dovrebbe essere corretto. Non è questa l’ipotesi preferita da Matteo Renzi, eppure non è detto che sia poi così negativa. La necessità di modificare la legge elettorale nasconde qualche vantaggio. Anzitutto nei confronti del M5S. Ormai è chiaro anche a Palazzo Chigi che in caso di elezione i primi beneficiari della norma sarebbero proprio i grillini. Aiutati dal ballottaggio, i Cinque Stelle potrebbero davvero arrivare al governo. Ma come correre ai ripari? Se il premier cambiasse oggi l’Italicum, i pentastellati avrebbero buon gioco a considerarsi vittime di un’intesa per danneggiarli. Se invece la modifica fosse imposta dalla Consulta, nessuno potrebbe obiettare alcunché a Renzi.

E poi c’è la minoranza interna del Pd, che da tempo chiede di modificare l’Italicum. Costretto dalla Corte costituzionale, Renzi potrebbe aprire un confronto sulla legge elettorale con l’ala bersaniana, che è arrivata a mettere in discussione il proprio sostegno alla riforma costituzionale. Ma anche con i tanti che dentro il partito chiedono di cambiare l’Italicum, da Matteo Orfini a Dario Franceschini. Magari ragionando su un nuovo premio di maggioranza (alla coalizione e non alla lista). In questo modo il premier potrebbe raccogliere il consenso di tutto il partito anche sul referendum di novembre, il cui esito è sempre più a rischio. Il passaggio è delicato, le partite sono legate tra loro. Non a caso ieri, dalla festa dell’Unità milanese, anche l’ex sindaco Giuliano Pisapia ha ammesso: «Prima di esprimermi sul referendum costituzionale, aspetto la decisione della Consulta sull’Italicum».

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