Sport e politicaIl Regno Unito trionfa a Rio 2016, alla faccia della Brexit e dei “rosiconi” europei

Il calcolo delle medaglie, all’apparenza semplice, si presta a interpretazioni arbitrarie e "politiche". A seconda dei valori che si danno a ciascuna medaglia ci sono Paesi sommersi e Paesi salvati. Londra trionfa sempre

Le Olimpiadi di Rio si sono chiuse e sui giornali di tutto il mondo campeggiano le classifiche per Paesi. Ci sono state Olimpiadi in cui la classifica era un affare serissimo, da scomodare le diplomazie internazionali. Urss contro Usa ai tempi della Guerra Fredda. Usa contro Cina più recentemente. A Rio forse l’unico conto da saldare era quello della Brexit e il risultato per l’Europa è stato ancora una volta all’altezza delle aspettative.. peggiori. Sarà poi così vero che per le “piccole” nazioni europee non c’è più spazio sul grande scacchiere della Storia? A guardare i risultati della Gran Bretagna qualche dubbio viene.

Esistono diversi metodi per “ordinare” nel medagliere olimpico le performance nazionali. Ai due estremi ci sono il metodo “europeo”, dove contano gli ori (e solo in seconda battuta si contano gli argenti e poi i bronzi), e quello “americano”, che invece somma tutte le medaglie e quindi attribuisce lo stesso peso a oro, argento e bronzo. Nel mezzo ci sono diversi sistemi di ponderazione.

Quello introdotto la prima volta con le Olimpiadi di Londra del 1908 ad esempio attribuisce peso 5-3-1 a oro-argento-bronzo. A Pechino nel 2008 la stampa americana più “liberal” (il New York Times) cercò un compromesso con quella cinese proponendo una ponderazione 4-2-1. Il Cio ufficialmente non adotta classifiche “nazionali”, in coerenza con lo spirito olimpico delle origini e con lo Statuto dei Giochi, dove ciò che conta sono le performance degli atleti e non quelle dei paesi a cui appartengono. Più recentemente, sono apparse classifiche “alternative” che ponderano i risultati in base al Pil pro-capite o alla numerosità della popolazione.

Rimaniamo sulle metodologie classiche, quelle che prendono in considerazione esclusivamente le medaglie vinte. Ovviamente, non esiste una “ponderazione” migliore delle altre. Vedremo, tuttavia, che la scelta tra l’una e l’altra non è così arbitraria come può sembrare a prima vista. Le “misure”, anche nello sport, non sono valori assoluti ma sempre strumenti “relativi” rispetto all’obiettivo che si intende perseguire.

Una misura adatta alle valutazioni degli “esperti”
Sappiamo che le federazioni nazionali olimpiche premiano gli atleti che vincono una medaglia e che questi premi sono diversi a seconda che la medaglia sia d’oro, d’argento o di bronzo. Possiamo immaginare che chi stabilisce questi premi sia un “esperto” in grado di valutare lo sforzo relativo per i propri atleti di arrivare ai vari gradini del podio olimpico.

L’Italia appare come una delle più generose nei confronti dei propri campioni. Gli Usa premiano l’oro con 22.000 euro circa, mentre l’Italia offre 7 volte tanto: 150.000 euro. Il Regno Unito invece non dà assolutamente nulla: come dicevano i nostri vecchi quando tornavi a casa con un otto in pagella, la morale è “hai fatto solo il tuo dovere”. Non in linea con le ultime tendenze educative, ma evidentemente molto efficace se guardiamo ai risultati sportivi.

I premi differiscono in valore assoluto da Paese a Paese. Ma, quando li misuriamo in termini relativi tra oro-argento-bronzo, le differenze tra Paesi si riducono grandemente. Dalla tabella si evince che, mediamente, il rapporto tra i premi assegnati a oro-argento-bronzo è pari a “3,5-1,8-1”. Non si discosta molto dal sistema di “compromesso” ideato dal New York Times in occasione delle Olimpiadi di Pechino, dove la ponderazione per contare e sommare le medaglie di oro-argento-bronzo era 4-2-1.

Una misura adatta al pubblico e ai pubblicitari: Google Trends
​Ma quanto vale per il pubblico, cioè per “noi” e per chi deve venderci la pubblicità, un oro rispetto a un argento o a un bronzo? Per capirlo, si può utilizzare “Google Trends” e verificare l’interesse relativo di chi naviga in Internet per parole come “gold medal”, “silver medal” e “bronze medal”.

Dalla tabella si notano due cose. L’interesse relativo per l’oro è mediamente superiore di 13,5 volte rispetto a quello di bronzo e argento (che si equivalgono). Quel che è peggio (almeno per gli sportivi “veri”) è che il trend è crescente nel tempo, cioè più passano gli anni e più la gente sembra interessarsi quasi esclusivamente a chi vince l’oro.

La ponderazione “popolare” è quindi 13,5-1-1 per oro-argento-bronzo. Visto il peso attribuito all’oro questa ponderazione produce un medagliere che è molto simile a quello “europeo” nella parte alta della classifica. Con una certa differenza che riguarda la parte bassa della classifica, quella dove non ci sono ori e bisogna ordinare i paesi che hanno preso solo medaglie di argento e bronzo.

Un medagliere per tutti i gusti
Alla fine cosa viene fuori applicando i vari criteri? Nella top 10, la Corea del Sud viene scalzata dall’Australia usando i criteri che non attribuiscono all’oro la posizione dominante. Andando un po’ più giù si ridimensiona la “underperformance” del Canada, penalizzata da un basso numero di ori rispetto agli argenti e ai bronzi vinti. In base alla metodologia “americana”, il Canada si piazzerebbe nella Top 10, al posto della Corea del Sud.

Il Regno Unito è il vero vincitore delle Olimpiadi 2016
Per quanto riguarda UK, c’è poco da fare per noi rosiconi europei. Il loro risultato, qualunque metodologia si adotti, è semplicemente impressionante. Sarà perché la Russia è stata (giustamente) penalizzata per la vicenda del doping di Stato o perché la Cina ha deciso di inaugurare la stagione “simpatia”, sta di fatto che a Rio gli inglesi si sono lasciati alle spalle tutti, comprese le grandi potenze continentali europee.

Alla faccia della Brexit: se ci mettiamo anche la performance estiva dell’economia inglese, il trio Merkel-Renzi-Hollande che si è ritrovato a Ventotene farebbe bene a non fare confronti tra le magnifiche sorti dell’Europa in opposizione all’oscuro declino che aspetta le isole britanniche. E a prepararsi per benino per Tokyo 2020. Non era Von Clausewitz che diceva che lo sport non è che la prosecuzione della politica con altri mezzi?

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