«Una situazione così non l’avevamo mai vista». Esausti, alle otto di sera i medici dell’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti si riposano qualche minuto dopo una giornata senza pause. Hanno iniziato a lavorare alle quattro di mattina, quando sono arrivati i primi feriti dalle città colpite dal sisma. E rimarranno a disposizione per tutta la notte. Le sale operatorie restano aperte: «Anche in queste ore le persone continuano ad arrivare» racconta la dottoressa Morgante, vice direttrice del centro. È questa la prima linea dell’emergenza sanitaria dopo le scosse che hanno devastato il centro Italia. Da qui Amatrice dista solo pochi chilometri. Il paese di Accumoli, in corrispondenza dell’epicentro del terremoto, si raggiunge con pochi minuti di automobile.
In serata sono arrivati 240 feriti dai paesi distrutti dallo sciame sismico. Sono più della metà del numero complessivo, stimato in circa 400 persone. Quasi tutti arrivano dai comuni del territorio laziale. Almeno una ventina sono in condizioni critiche. La maggior parte ha subito gravi traumi da schiacciamento, tra loro anche molti bambini. In tre casi, invece, non c’è stato niente da fare. I pazienti sono deceduti durante il trasporto in ambulanza. Gli altri feriti sono stati mandati negli ospedali di Pescara, Ascoli, L’Aquila. Almeno una quarantina sono stati portati in elicottero a Roma. Sono le persone con particolari patologie, soprattutto traumi cranici. Ironia del destino, c’è un centro sanitario anche ad Amatrice. «È un piccolo ospedale di zona – raccontano i medici a Rieti – Ma ormai anche quello risulta inagibile». E così fin dal mattino i ricoverati sono stati trasferiti al de Lellis.
In serata sono arrivati 240 feriti dai paesi distrutti dal terremoto. Almeno una ventina sono in condizioni critiche. La maggior parte ha subito gravi traumi da schiacciamento, tra loro anche molti bambini. In tre casi, invece, non c’è stato niente da fare. I pazienti sono deceduti durante il trasporto in ambulanza
A Rieti la situazione è critica. «Siamo in piena emergenza» racconta un medico. Eppure tutto sembra sotto controllo. La macchina dei soccorsi ha funzionato alla perfezione, spiegano. «Da subito abbiamo attivato speciali misure. È stato richiamato in servizio tutto il personale disponibile». Anche i medici e gli infermieri che erano a riposo o in ferie. Nel pronto soccorso sono stati creati percorsi differenziati per traumi gravi e per i minori. Anche la normale attività degli ambulatori è stata sospesa per mettere al lavoro più personale possibile. «E tanti ospedali da tutto il Lazio ci hanno contattato per offrirci solidarietà e disponibilità a prestare servizio».
In serata continuano ad arrivare persone in cerca dei propri familiari dispersi. Alcuni sono ancora sotto le macerie. Altri sono già stati trasportati qui. Fuori dal pronto soccorso è stato allestito un punto accoglienza dove i medici verificano la lista dei ricoverati con chi chiede informazioni. Intanto la tragedia del terremoto ha svelato la solidarietà degli italiani. Fin dalle prime ore del mattino era stata diramata un’emergenza sangue. Per tutto il giorno i reatini si sono recati in ospedale per fare la loro parte. «Normalmente al trasfusionale lavorano cinque postazioni – racconta Michele Bizzoca, responsabile della comunicazione al de Lellis – Oggi sono state attivate otto postazioni. Non c’è stato un attimo di pausa, e c’è ancora la fila». Basta pensare che nel tardo pomeriggio, in tutto il Lazio, erano stati in oltre 1.300 a donare il sangue. Almeno quattro volte la normale affluenza.
I bambini purtroppo sono tanti, raccontano. E per i più piccoli non ci sono solo traumi fisici. L’ospedale di Rieti ha predisposto un piano di assistenza psicologica: ai medici il difficile compito di aiutare i minori a superare lo shock del terremoto
I bambini? Purtroppo sono tanti, raccontano dalla direzione medica dell’ospedale. «Tanti, davvero» conferma un infermiere fuori dal pronto soccorso. «I paesi colpiti dal terremoto erano pieni di famiglie». È questo uno dei drammi più dolorosi della vicenda. Per i più piccoli non ci sono solo traumi fisici. Ecco perché l’ospedale di Rieti ha predisposto un piano di assistenza psicologica. «Abbiamo allertato tutti gli psicologi del dipartimento di salute mentale e di neuropsichiatria infantile». A loro il difficile compito di rivivere con i bambini quei momenti drammatici, per aiutarli a superare lo shock. E non solo i minori. Sono molti anche gli adulti che hanno necessità di un sostegno. Tra loro anche i soccorritori che in queste ore continuano a scavare tra le macerie, spesso davanti a situazioni terribili. «Adesso è ancora presto. Ma tra qualche giorno molti di loro avranno bisogno di un aiuto psicologico».