Come la ricchezza, anche la religione, nel mondo, non è distributa in modo equo. Esistono Paesi che si dichiarano “molto religiosi”, e altri per cui la religione “non è importante”. Sono i dati che emergono dalle ricerche del Pew Research Center, e accompagnano un’analisi interessante. Come era prevedibile, i Paesi in cui la religione detiene una grande importanza sono anche quelle più povere. Per converso, più un Paese è ricco e maggiore è il suo grado di “laicismo”. È un fenomeno già esplorato fino all’esaurimento, tanto da scomodare vecchie categorie e inventarsi nuove etichette (in questo caso, hanno coniato “apateismo”, una crasi tra apatia+ateismo, che designa non tanto una negazione della divinità, quanto un totale disinteresse per la questione). Anche se – e la classifica mostra diverse eccezioni – non è del tutto vero.
Secondo l’analisi, il Paese “più religioso” di tutti, almeno per i suoi abitanti, è – sorpresa sorpresa – l’Etiopia (98% della popolazione). Qui la maggioranza della popolazione si professa cristiana, di rito copto, ed è accompagnata da un buon 30% di islamici. Sotto, compaiono due Paesi a maggioranza islamica: Senegal e Indonesia, poi un altro a maggioranza cristiana, l’Uganda (uno dei pochi in cui è praticato anche il culto bahai) e ancora diversi Paesi di ispirazione islamica, come il Pakistan e il Burkina Faso. La lista completa si trova qui.
Il legame tra (molta) religione e (poca) ricchezza non è così ovvio: tra i Paesi che professano scarso interesse spirituale si trova il Vietnam, a quota 28%, l’Ucraina, dove solo il 22% dichiara che la religione è importante nella sua vita, e la Russia, dove la percentuale si abbassa al 19%. All’ultimo posto c’è la Cina, con solo il 3% di persone che si considera molto religiosa. Eppure, nonostante le stime di crescita, non può essere considerata un Paese ricco.
L’eccezione più grande, però, è un’altra: e sono gli Stati Uniti d’America. Sono, secondo la ricerca, a metà: il 53% degli americani si dichiara molto credente – un dato che, se confrontato con analoghe ricerche precedenti, rivela in realtà un leggero declino – e la cosa non deve stupire. Gli Usa, a margine delle aree più laiche, cioè la grandi città, hanno intere aree dove si annidano fondamentalisti cristiani, in genere creazionisti, conservatori, pro-armi (li descrive bene Joe Bageant in Deer Hunting with Jesus).
E l’Italia? Il Paese sede del Vaticano, in realtà, arranca. Solo il 26% dichiara che la religione costituisce un fattore importante nella sua vita, un punto meno rispetto al Canada. Sotto di noi figurano la protestante Germania, la cattolica Spagna e l’anglicana Inghilterra con il 21%, mentre la Francia, a sorpresa, è solo a quota 11%.