La giunta che perde pezzi, le indecisioni sulle Olimpiadi, le polemiche su nomine e stipendi dello staff. E ancora il caos trasporti pubblici, il ricorrente incubo dei rifiuti, gli scontri interni al movimento. Cosa succede alla sindaca di Roma Virginia Raggi? Nei sogni grillini, il Campidoglio era il preludio della consacrazione politica del Movimento. La prova generale per conquistare il governo del Paese. A giudicare dai primi passi, Palazzo Chigi rischia di diventare un miraggio.
Forse non è ancora il momento di tirare le somme. L’avvocatessa grillina è diventata primo cittadino della Capitale a fine giugno: dal suo ingresso a Palazzo Senatorio sono trascorsi solo 70 giorni. Sarebbe scorretto giudicare il suo operato dopo un periodo così breve. Se è presto per parlare di fallimento, però, di tempo ne è trascorso abbastanza per guardare con preoccupazione al futuro. Intanto l’avvio della consiliatura si sta trasformando in una via crucis. L’ultima bufera sul Campidoglio è di queste ore. Il capo di gabinetto Carla Raineri e l’assessore Marcello Minenna hanno deciso di farsi da parte, rassegnando le proprie dimissioni. Eppure già alle prime luci dell’alba – dopo aver ascoltato il parere negativo dell’autorità anticorruzione – Virginia Raggi aveva annunciato su Facebook l’imminente revoca dell’incarico per la Raineri. Per la giunta è un duro colpo. Si tratta di due figure centrali dell’amministrazione pentastellata. Soprattutto Minenna. Già dirigente della Consob, l’assessore era il titolare del Bilancio, del Patrimonio e delle Partecipate. Quasi un sindaco ombra. A lui era stato affidato il difficile compito di gestire i conti della Capitale e riorganizzare il sistema delle aziende municipalizzate.
La giunta che perde pezzi, le indecisioni sulle Olimpiadi, le polemiche su nomine e stipendi dello staff. E ancora il caos trasporti pubblici, il ricorrente incubo dei rifiuti, gli scontri interni al movimento. Cosa succede alla sindaca di Roma Virginia Raggi?
Gli intoppi iniziano a susseguirsi con preoccupante frequenza. I primi passi della giunta erano già stati scanditi dall’emergenza rifiuti, con i cassonetti stracolmi e l’immondizia a marcire sulle strade della capitale. Ne era seguito un duro scontro tra Campidoglio e Ama (la municipalizzata che si occupa di raccolta e smaltimento della spazzatura). Protagonista di quei giorni, suo malgrado, era diventata l’assessora Paola Muraro. Finita al centro delle polemiche proprio per i suoi precedenti rapporti professionali con l’azienda, considerati da alcuni esponenti politici alla stregua di enormi conflitti di interesse. Accuse su accuse. Alla fine, in aperto scontro con l’assessora, il presidente del Cda di Ama Daniele Fortini aveva preferito di fare un passo indietro. Un copione destinato a ripetersi. Proprio ieri, infatti, ha deciso di lasciare anche il direttore generale dell’Atac, l’azienda dei trasporti. Marco Rettighieri ha annunciato l’addio in polemica con l’assessora alla mobilità Linda Meleo, accusando la giunta di non avergli offerto il giusto sostegno.
Settanta giorni in Campidoglio ad alta tensione. Impossibile non ricordare le polemiche sullo staff della sindaca Raggi. Nate in buona parte dai crescenti malumori dei militanti romani. Tra i casi più discussi resta l’opportunità di affidare l’incarico di vicecapo di gabinetto a Raffaele Marra, in passato collaboratore di Gianni Alemanno e Renata Polverini. Senza dimenticare i contrasti per gli stipendi riconosciuti ad alcune figure apicali, a partire dai 193mila euro del capo di gabinetto Raineri. Sono stati due mesi di scontri. I giornali hanno raccontato a lungo il braccio di ferro tra le varie anime dei Cinque Stelle capitolini. Una lotta paracorrentizia, culminata qualche tempo fa con l’allontanamento della deputata Roberta Lombardi dal minidirettorio chiamato per affiancare la sindaca. Per non citare gli articoli sulla parentopoli grillina nei municipi romani. O ancora i retroscena sui recenti malumori dei consiglieri pentastellati, sempre più a disagio per il mancato coinvolgimento nell’azione amministrativa.
Settanta giorni in Campidoglio ad alta tensione. Impossibile non ricordare le polemiche sullo staff della sindaca Raggi e le critiche per gli stipendi dei suoi collaboratori. Intanto anche le decisioni che sembravano chiare sono messe in discussione. Il dossier olimpico è diventato una telenovela
Difficile liquidare tutto come gossip. E altrettanto complicato è conoscere le vere intenzioni dei grillini sulla candidatura olimpica di Roma. L’avversione dei Cinque Stelle per le Olimpiadi ha scandito l’ultima campagna elettorale. Una posizione in parte giustificata. Prima delle elezioni Virginia Raggi lo ha spiegato fino allo sfinimento: in una città dove non si riesce neppure a garantire l’ordinario, è impossibile pensare allo straordinario. Prima vanno sistemate le buche nell’asfalto e si deve garantire un adeguato sistema di trasporto pubblico, solo dopo si può pensare di ospitare i Giochi. A giudicare dai voti, i romani hanno apprezzato la linea grillina. Peccato che due mesi più tardi il dossier olimpico è diventato una telenovela. Mentre prosegue il pressing del comitato organizzatore, la sindaca evita di assumere una posizione netta. Da settimane si attende un misterioso incontro con il presidente del Coni Giovanni Malagò. E se i Cinque Stelle confermano la propria contrarietà al grande evento, neanche due giorni fa l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini ha ammesso che dopo tutto, a fronte di alcune garanzie, le Olimpiadi potrebbero anche rappresentare un’opportunità. Alla faccia della chiarezza.
Intanto, triste scherzo del destino, sulle difficoltà della sindaca si è abbattuto anche il temporale. Per gli ultimi inquilini del Campidoglio è diventato un incubo ricorrente. Ieri mattina la Capitale è tornata a rivivere le incredibili conseguenze della pioggia romana. Stavolta è bastato un acquazzone di mezz’ora. Passa il tempo, cambiano le amministrazioni, ma lo scenario è quello di sempre: strade allagate, incidenti, sottopassi chiusi al traffico, alberi caduti. Forse è il caso di rassegnarsi. Per paralizzare la Capitale basta un temporale estivo, anche con un sindaco a Cinque Stelle.