Confessiamolo: il divorzio Pitt/Jolie ci riempie di soddisfazione

Le star sono carne da tabloid, figli compresi. E noi avevamo bisogno che Angelina Jolie e Brad Pitt divorziassero, per confermarci che Hollywood è inautentica e noi siamo autentici

Il divorzio di Angelina Jolie e Brad Pitt non ha commosso nessuno, ma ha fatto sghignazzare moltissimi. A pochi minuti dalla diffusione della notizia (pomeriggio del 20 settembre), sul sito statunitense TMZ, i social network e i gruppi whatsapp di mezzo mondo (l’occidente) si sono tinti di Jennifer Aniston, poiché fu sulle ceneri del suo matrimonio con Brad che nacque il marchio Brangelina (meglio: Brad incenerì il loro matrimonio per rinascere con la Jolie, che l’aveva fulminato sul set di “Mr e Mrs Smith”).
Così, meme e gif – ma pure chiose sui siti di gossip – la ritraggono trionfante. Vendicata. Ripristinata. Al Parade Magazine, nel settembre del 2011, Brad rilascia un’intervista in cui dichiara che con Jennifer aveva vissuto un matrimonio ininteressante, patetico e noioso e che fare di Angelina la madre dei suoi figli era stata un’idea tra le più intelligenti della sua vita.
La Aniston, elegantemente, non replica. Nel 2014, Brad e Angelina decidono finalmente di sposarsi, dopo dieci anni di unione e sei figli (tre di loro sono stati adottati): lo stesso anno, migliaia di siti di gossip parlano e sparlano della crisi tra i due e del rimpianto di Brad per Jennifer. Ma erano voci. Ieri, invece, la vendetta di Jennifer ha avuto la sua transustanziazione. Almeno, questo è quello che la nostra proiezione ci fa credere.

Eravamo noi che avevamo bisogno che Angelina Jolie e Brad Pitt divorziassero. Avevamo bisogno di questo divorzio per confermarci che Hollywood è inautentica e noi siamo autentici

È difficile capire come mai aver recintato Jennifer Aniston in questo ruolo di vittima perpetua, che il tempo e due avvocati divorzisti hanno risarcito, non faccia inorridire il pensiero corrente, così volto a difendere le donne dalla loro standardizzazione in sante, madonne, puttane, cicciottelle, mogli, madri, amanti, tradite. È piuttosto verosimile che Jennifer Aniston sia stata la sola persona al mondo capace di provare, per questo divorzio, la mistura di due onorevoli sentimenti: indifferenza e compassione. Nelle storie di ex amati, amanti, coniugi, nulla è mai troppo agli antipodi e gli ossimori non stridono.

Eravamo noi che avevamo bisogno che Angelina Jolie e Brad Pitt divorziassero: essendo troppo disdicevole ammetterlo, però, abbiamo sguainato il meme di Jennifer e ci abbiamo nascosto dentro la nostra miseria. Avevamo bisogno che Angelina e Brad divorziassero perché Angelina è troppo magra e noi non sopportiamo che una donna si riduca in quel modo (38 chili, avrebbe calcolato un giornale americano: non per voyeurismo, naturalmente, ma per servigio alla stigmatizzazione dell’anoressia, la grande battaglia del secolo), che una madre dilazioni il cibo (e nemmeno che abbia il ventre tatuato con quella insopportabile scritta “ciò che mi nutre, mi distrugge”), che una star di Hollywood sia così star di Hollywood e non faccia nemmeno un po’ come Grace Kelly, che quando si sposò con Ranieri III di Monaco, rifiutò copioni persino ad Alfred Hitchcock e sia così prevedibile da divorziare, nonostante abbia sei figli, da un uomo che guadagna 20 milioni di dollari all’anno, è uno dei più sexy tra i viventi ed è stato capace di gesti estremi come rifiutare la parte di Jack Dawson in Titanic.

Avevamo bisogno di questo divorzio per confermarci che Hollywood è inautentica e noi siamo autentici. Il marchio Brangelina, che tutto aveva fatto per rendersi corretto e incontestabile (i viaggi nel terzo mondo; le adozioni; l’accondiscendenza nei confronti della figlia Shiloh che a soli otto anni ha chiesto di essere chiamata e trattata da maschio; devolvere in beneficenza i soldi ricavati dal paparazzamento delle nozze; l’impegno presso l’UNHCR), ha ceduto e la sua implosione può galvanizzarci senza richiami di coscienza.

Brad e Angelina sono stati a i nostri giochi, hanno tentato di essere lo specchio delle nostre istanze, del nostro correttismo, del nostro pacifismo, del nostro lassismo spacciato per liberalismo, finché non sono più stati capaci di soddisfarci. E noi, faine, ci godiamo quest’ultimo capitolo della saga: il divorzio

“Chiedo alla stampa la riservatezza che i bambini meritano”, ha dichiarato Brad Pitt dal quale, secondo i rumors, Angelina ha chiesto il divorzio per via dello smodato uso che lui sarebbe solito fare di sostanze stupefacenti. Questo piccolo frammento tragico, tuttavia, non ci tocca. I figli di Hollywood sono carne da tabloid al pari dei loro genitori che vi si sono consacrati.

Quello che ci sfugge, di questa consacrazione, è la valvola che la fa scattare e che è la medesima che ha richiesto ad Angelina Jolie di apparire un’ottima madre adottando figli in giro per il mondo, conciliando vita domestica e lavoro senza alcuna sbavatura (e chissà quanti milioni di dollari in baby sitter e assistenza allargata a qualunque campo dell’esistere), facendosi esempio di educazione basata sul “sì, tesoro, esprimiti pure liberamente” che educazione non è, poiché è abbandono (lo ha fatto notare magistralmente Camillo Langone ).
Quella valvola siamo noi. La fabbrica dei mostri non è la celebrità, ma la nostra fame di massacrarli, quando ci assomigliano troppo poco per costringerli ad assomigliarci e quando ci assomigliano troppo per constringerli a distanziarsi da noi, per farci sentire comunque, ancora, migliori e più veri e più puliti e più umani.
Brad e Angelina sono stati a entrambi i giochi, hanno tentato di essere lo specchio delle nostre istanze, del nostro correttismo, del nostro pacifismo, del nostro lassismo spacciato per liberalismo, finché non sono più stati capaci di soddisfarci. E noi, faine, ci godiamo quest’ultimo capitolo della saga. Incapaci di scorgere, in quello che di loro irridiamo con compiacimento e indignazione, il nostro zampino.