L’hotel più antico del mondo? Si trova in Giappone. È lo ryokan Hōshi, a Komatsu. Una struttura tradizionale, fondata nel 718 d.C. e mandata avanti dalla stessa famiglia per 46 generazioni di fila (c’è un altro ryokan, in realtà, che contende il titolo: è stato fondato nel 705). In sé contiene tutto ciò che tyokan tradizionale deve possedere: mura di carta, laghetti con carpe, giardini curatissimi. Stuoie di tatami, pranzi collettivi e un senso di tradizione lunghissima – che è, poi tutto ciò che rende giapponese il Giappone.
Come illustra questo documentario non brevissimo (dura 12 minuti) girato dal regista tedesco Fritz Schumann, raccogliere e portare avanti una tradizione non è sempre facile. C’è la responsabilità della storia, il peso di una libertà limitata. Si passa attraverso le innovazioni che colpiscono la vita del Paese (ad esempio, la fine dell’uso di celebrare matrimoni combinati), ma anche la difficoltà di far conciliare il presente agli obblighi della famiglia.
È una storia piccola, ma significativa: racchiude in sé gli obblighi di un dovere che si eredita (lo stesso, ad esempio, dei figli di governanti e di grandi imprenditori) e le costrizioni che una vita già segnata possono rappresentare anche in un’epoca, piuttosto libera, come questa.