“Dopo la Merkel c’è solo la Merkel, anche se perde consensi”

La Cancelliera perde pezzi alle amministrative, eppure l'opinionista tedesca Caroline Fetscher è convinta che abbia ancora in pugno la situazione politica

Un’altra sconfitta per Angela Merkel. Dopo quella in Pomerania-Meclemburgo domenica scorsa il partito della Cancelleria, i Cristiano Democratici (CDU), sono stati battuti anche alle elezioni locali nella regione di Berlino. Un altro voto altamente simbolico dopo quello che ha coinvolto il distretto di residenza della Merkel. A Berlino, domenica scorsa, la stampa ha decretato la fine della Grande coalizione alla tedesca. Avanti i Socialdemocratici, seguiti dalla CDU e poi la destra populista di Alternativa per la Germania (AFD), che conferma la sua presenza nel panorama politico tedesco.

Lo stato dell’arte della politica in Germania preoccupa il resto d’Europa. Immune fino a oggi a shock economici e ai richiami dell’antipolitica, Berlino vive in queste settimane l’avanzata dei populisti di AFD, che appena due settimane fa hanno superato la coalizione di governo alle elezioni locali nel distretto di Merkel, con il 21% dei voti. Un successo che in molti temevano, ma che ora spaventa i politici tradizionali e parte dell’opinione pubblica. Sotto accusa c’è soprattutto la politica delle porte aperte ai rifugiati annunciata lo scorso settembre da Angela Merkel, che da qui all’inverno dovrà sciogliere anche le riserve su una nuova possibile candidatura alle politiche del 2017. Cosa farà Angie? Per l’editorialista politica Caroline Fetscher del quotidiano De Tagesspiegel, intervistata da Linkiesta:”Dopo Merkel c’è soltanto Merkel”.

Però la sua popolarità è in calo

La Merkel partiva da livelli di popolarità del 90% oggi siamo comunque attorno al 50%. E’ una percentuale comunque alta, molto più alta di quella di cui godono altri leader. Recentemente è stato fatto un sondaggio sulle preferenze dei cittadini tra Angela Merkel e La Pen tedesca, Frauke Petrj. Merkel ha dominato. Petrj spaventa l’elettorato moderato e la maggior parte dell’opinione pubblica.

C’è molto criticismo attorno as Angela Merkel, ma i suoi detrattori al momento non hanno davvero delle alternative


Caroline Fetscher

Come spiega il calo di consensi verso Merkel? C’entra solo la politica di apertura ai rifugiati?

In realtà questo è un punto che in pochi capiscono e che ancora meno sanno spiegarsi. A livello economico stiamo andando bene, la disoccupazione è ai minimi storici o comunque più bassa di molti anni fa. Poi, lo scorso anno, Angela Merkel ha annunciato che il nostro Paese avrebbe accolto chi fuggiva da guerre e catastrofi e il clima è cambiato. Non subito. Si sono diffuse voci e miti che i rifugiati che arrivano in Germania vengono accolti con lavoro, alloggio e sussidi da migliaia di euro. La verità è che i sussidi destinati ai rifugiati sono inferiori a quelli che percepiscono i disoccupati tedeschi. Ma è difficile convincere le persone del contrario.

Sulla questione dei rifugiati chi ha sbagliato? I media? I politici?

Tutti e nessuno. Diciamo che sono stati compiuti errori di cui poi l’estrema destra si è avvantaggiata. Il punto è che una parte dell’opinione pubblica è diventata allergica all’informazione. Noi giornalisti della stampa quotidiana tradizionale siamo chiamati “la voce del potere”. Sui social media circolano notizie false, tutti possono postare un racconto, una testimonianza non vera. Lo scorso settembre, quando Merkelannunciava la “politica delle porte aperte” la stampa non ha forse dato la giusta attenzione alla spiegazione di come avvenivano le domande d’asilo e di chi l’avrebbe ottenuto. Si è diffusa anche lì l’idea che tutti quelli che arrivavano dall’Austria ottenessero in modo automatico casa, lavoro e sussidio. Poi c’è stato il caso di Colonia, che non ha aiutato.

Cosa è andato storto a Colonia?

Tante cose. Colonia è innanzitutto la capitale della destra. Le violenze, gli stupri, i furti di portafogli e cellulari. In tutto centinaia di denunce durante i festeggiamenti del capodanno, la maggior parte delle quali aveva come destinatario cittadini nordafricani. Appunto. Non rifugiati. Ma l’estrema destra non si è fatta sfuggire l’occasione e ha cavalcato l’onda della paura. La stessa che in qualche modo aveva avuto la polizia che in un primo momento ha preferito non divulgare i dati per non alimentare xenofobia e razzismo. Il risultato è stato un boomerang.

Sui rifugiati si è fatta confusione: si è diffuso il mito che chi arriva in Germania viene accolto con lavoro, alloggio e sussidi. In realtà i sussidi destinati ai rifugiati sono inferiori a quelli dedicati ai disoccupati tedeschi


Caroline Fetscher

AFD rappresenta oggi una vera minaccia per la società tedesca o è un fenomeno passeggero?

Pensavamo che lo fosse. Ma non è così. Alternativa per la Germania è riuscita a portare al voto tutta una parte dell’elettorato che non ha mai votato in vita sua. Non saprei dire come cambierà la situazione in futuro.

Merkel e gli altri politici si sono resi conto della situazione che hanno davanti?

Sono consapevoli che la società è arrabbiata e che il voto per AFD rappresenti più che altro un segnale di scontento nei confronti del Governo e della politica tradizionale che non proprio adesione ai valori del partito. Allo stesso tempo non capiscono quale sia stata la molla a creare questo fenomeno. Ripeto la situazione economica non è preoccupante, così come l’occupazione procede a livelli ottimi. Chi poi parla della minaccia del terrorismo o dell’islamismo radicale, non tiene conto del fatto che la Germania fosse esposta a questi rischi anche prima. I nostri foreign fighters in Siria sono tantissimi. Il rischio di avere terroristi tra i rifugiati non è escluso, ma non può essere una giustificazione. Si può entrare in Europa anche con documenti finti e non necessariamente attraverso le rotte dei migranti.

Tutti, però, si rendono conto che la società è diventata più aggressiva. Molti politici che in questi giorni partecipano ad attività di campagna elettorale raccontano di aggressioni verbali da parte dei cittadini. E non si spiegano realmente le ragioni di questo malcontento. Quello a cui si assiste semmai è ciò che definirei “una dominazione della paura” tanto a livello sociale che politico.

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