Fertilità, la vera anomalia italiana è che ci sono troppi figli unici

In molti Paesi europei molte donne non hanno figli o cominciano a farli a 30 anni. Però dal Regno Unito alla Finlandia, non si fermano al primo figlio. Perché il problema delle donne italiane non è certo di fertilità. È di disoccupazione

L’Italia è scesa nel 2015 alla cifra di 1,35 figli per donna (tra 15 e 49 anni). È il punto di arrivo di un calo cominciato nel 2010, dopo 15 anni di miglioramento del tasso di fertilità.

Non è un dato record, lo stesso indicatore è stato più basso tra il 1986 e il 2005, con un minimo di solo 1,19 nel 1995. Il fatto allarmante però è, ancora una volta, il distacco dell’Italia dal trend europeo, che dal 2013 vede una ripresa di questo tasso, una ripresa non avvenuta nel nostro Paese. Neanche l’aumento degli immigrati, che sempre più stanno adeguando le proprie abitudini riproduttive a quelle degli autoctoni, è bastato a compensare il calo dei figli per donna tra gli italiani.

Dove sta il problema? L’Italia, è vero, è tra i Paesi con il più alto numero di donne senza figli, più del 20% tra i 40 e 44 anni. Solo la Svizzera ci superava negli ultimi dati.

Paesi come Regno Unito, Irlanda, Austria, Finlandia comunque non sono molto lontani. Assieme ad altri Paesi nordici sono accomunati all’Italia da un’età media al primo figlio superiore alla media, tra i 29 e i 30 anni, non troppo distante dai 30,7 anni delle italiane.

Eppure il loro tasso di fertilità è decisamente maggiore. Lo si nota bene se incrociamo i dati sulla fertilità, appunto, con quelli sull’età al primo figlio. Non vi è una relazione così chiara e lineare come ci si aspetterebbe tra tasso di fertilità ed età media al primo figlio.

L’Europa appare invece divisa in quattro fasce.

Vi sono Paesi in cui nonostante l’età più avanzata della media si ha un tasso di fertilità più alto di quello degli altri. Si tratta di Paesi del Nord Europa, Paesi Bassi, Irlanda, Svezia, Regno Unito, Finlandia

Vi sono certamente quei Paesi che hanno età media bassa e alta fertilità, come ci si aspetterebbe, come Albania, Georgia, Azerbaijan. Quelli che viceversa vedono un età media alta e in cui le donne hanno pochi figli, come Italia, Spagna, Portogallo. Però vi sono anche Paesi in cui nonostante l’età più avanzata della media si ha un tasso di fertilità più alto di quello degli altri. Si tratta di Paesi del Nord Europa, Paesi Bassi, Irlanda, Svezia, Regno Unito, Finlandia eccetera.

A questi corrispondono quei Paesi dell’Est in cui si partorisce prima ma evidentemente ci si ferma a un solo figlio.

Il fenomeno è ancora più evidente se incrociamo l’età al primo figlio con il numero di figli stessi, e in particolare con la proporzione di donne con prole numerosa, tre o più figli.


Vi sono altri Paesi in cui le donne sono emancipate, studiano, lavorano e in cui sempre più donne di figli non ne fanno. Eppure in questi stessi Paesi è più probabile che una donna dopo il primo figlio intorno al 29-30 anni non si fermi e ne faccia un altro, o due o tre

Ebbene, si conferma questa anomalia che vede Paesi con un’età media della donna al primo figlio poco inferiore a quella italiana avere molte più famiglie con tre o più figli. Anche il doppio se pensiamo a quelle con 4 o più. Si tratta di Irlanda, Finlandia, Regno Unito, anche Francia.

Dunque vi sono altri Paesi in cui le donne sono emancipate, studiano, lavorano, in cui evidentemente non esiste più una cultura che relega le donne solo al focolare domestico e a essere fattrici, certamente Paesi secolarizzati, più dell’Italia, e in cui sempre più donne di figli non ne fanno, eppure in questi stessi Paesi è più probabile che una donna dopo il primo figlio intorno al 29-30 anni non si fermi e ne faccia un altro, o 2 o tre.

Un’altra conferma arriva da un sondaggio sulle aspirazioni delle donne sulla famiglia. L’Italia è tra i Paesi in cui più donne vorrebbero solo un figlio e al contrario in cui meno ne vorrebbero più di due.

Colpisce il contrasto con l’Irlanda, Paese con età media al primo figlio alta quasi a livello italiano, e invece con tasso di fertilità decisamente elevato, dove il 45% delle donne vuole più di due figli, contro il 12% nel nostro Paese.

Dunque si può anche cominciare ad avere bambini più tardi, dopo la laurea, dopo aver iniziato la carriera, e averne più di uno o due. Ma non è quello che avviene in Italia.

Da cosa nasce allora questo fenomeno, che come si vede è molto frutto di libere scelte e aspirazioni più che di problemi di fertilità? Se incrociamo i dati sulla fertilità con quelli sull’occupazione femminile tra i 25 e i 34 anni abbiamo già una risposta. È interessante farlo a livello regionale, se prendiamo Paesi che hanno fertilità molto bassa come Germania o Spagna ma trend occupazionali differenti osserviamo che una relazione tra occupazione e fertilità esiste:

È facile capire che più che un problema di fertilità quello che attanaglia l’Italia è un problema occupazionale, anche per le donne

Non è perfetta, ma c’è. E laddove l’occupazione femminile è più alta anche la fertilità aumenta.

Ancora più chiara appare la correlazione se osserviamo le variazioni dal 2009, dall’inizio della crisi: laddove è peggiorata l’occupazione delle giovani donne, anche la fertilità è calata.


Si veda il caso della Germania Est, una volta area con bassissima natalità, dove la ripresa della fertilità è andata di pari passo con un aumento dell’occupazione superiore alla media europea e tedesca.

È facile quindi capire che più che un problema di fertilità quello che attanaglia l’Italia è un problema occupazionale, anche per le donne. E in particolare questo incide sulla scelta di avere più di un figlio, che è la vera discriminante che ci lascia indietro rispetto a Paesi in cui pure le donne aspettano a lungo prima di partorire o in cui in gran numero alla fine non hanno figli.

Probabilmente sarebbe più efficace concentrarsi non su un problema medico di fertilità (che in ogni caso per molte coppie può esistere) o sulla scelta di avere un figlio (coloro che non ne hanno affatto non sono in Italia molto più che altrove), ma su quelle famiglie con un solo figlio che non allargano la famiglia magari pur avendone il desiderio.

Specifiche politiche, magari mutuate dagli esempi più virtuosi del Nord Europa, non sarebbero dannose, se non forse per i conti pubblici, ma solo la ripresa di una crescita vera, con un reale aumento dell’occupazione, potrebbe probabilmente invertire il trend che stiamo subendo.

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