La crisi dei Cinque Stelle è un regalo al centrodestra, se saprà approfittarne

Oggi frammentato e diviso, il centrodestra italiano non può sperare di recuperare gli elettori delusi dal Movimento di Beppe Grillo. Ecco cosa gli serve per invertire la rotta e tornare a essere (almeno) la seconda forza del Paese

La confusione è grande sotto le cinque stelle, ma è ancora presto per certificare la fase calante del Movimento. L’elettorato grillino ha infatti dimostrato una forte resilienza nonostante errori, espulsioni, gaffe e fallimenti amministrativi. Certo, questo volta la sfida di Roma e i suoi pericoli, rendono la crisi profonda, così come la ferita che si è aperta tra i leader del Movimento. Tuttavia è improbabile che un elettore a 5 stelle cambi il proprio voto a favore dei partiti tradizionali. L’esito, piuttosto, sarebbe quello di veder riempirsi nuovamente il sacco dell’astensione.

Certificata l’incapacità di governare dei 5 stelle, questo stato di cose permarrà almeno fino a quando non emergerà un’alternativa di governo al Partito Democratico. E l‘alternativa può arrivare solo dal lato destro dell’emiciclo. La crisi di un partito è sempre l’opportunità per un altro e la tempesta che ha colpito Di Maio & co. potrebbe generare venti favorevoli per la destra italiana.

Il sentiero, però, è stretto e insidioso. Il centrodestra è sostanzialmente spaccato in tre tronconi: i governisti (Alfano, Verdini), i moderati (Forza Italia), i lepenisti (Lega e FdI). Uno status quo che, senza rotture, consente pochi margini di manovra per lanciare l’opa sull’elettorato deluso del Movimento Cinque Stelle. Eppure l’occasione è ghiotta e per i leader del centrodestra sarebbe opportuno smetterla con la solidarietà ai 5 stelle in funzione anti-Renzi e anti-referendum per convincere l’elettorato che il bipolarismo può essere ripristinato e che l’unica alternativa di governo alla sinistra del premier è proprio il centrodestra.

Questo impasse non può essere superato con operazioni rabberciate e di respiro corto, ma attraverso un processo che coinvolga direttamente gli elettori e attiri i delusi dell’impotenza pentastellata. In altre parole: una coalizione che sommi i simboli a sei mesi dalle elezioni non è la soluzione che può permettere al centrodestra italiano di sfilare lo scettro di secondo partito al Movimento 5 Stelle né di sfidare Renzi e provare a vincere. Dunque, che fare?

Eleggere una “costituente del centrodestra” dopo il referendum potrebbe essere un buon inizio per coinvolgere i cittadini e avviare un percorso. Una soluzione forzata dato che Salvini e Meloni da soli sono impossibilitati a governare e Forza Italia è ancora lontana dal recupero delle percentuali di un tempo

Innaziutto, aspettare sulla riva del fiume la sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum e poi compiere una serie di scelte politiche. La prima riguarda proprio la legge elettorale perché se l’Italicum verrà bocciato il Premier potrebbe tornare a sedersi di nuovo al tavolo con il centrodestra moderato. A quel punto va scongiurata una legge fortemente proporzionale e frammentaria che uccida la democrazia competitiva e il bipolarismo. Con un Movimento 5 Stelle più debole è possibile ricomporre la destra e ripristinare il bipolarismo. L’alternativa, non certo auspicabile, è spezzare in due il centrodestra con una parte che fa l’azionista di minoranza del futuro governo Renzi e una parte sostanzialmente rilegata all’opposizione come ininfluente terzo polo.

Per recuperare elettori grillini è opportuno avviare un processo costituente e democratico. Cosa significa? Che da Parisi a Toti, da Salvini a Maroni, da Fitto a Meloni si sceglie di stare insieme intorno a certe regole di competizione democratica. Una costituente, un congresso, delle primarie, chiamatele come preferite ma serve un espediente che porti i cittadini alle urne della destra italiana e garantisca un certo potere di scelta su leader e candidati. Niente coalizione, che negli ultimi vent’anni ha ammazzato il berlusconismo di governo, ma un nuovo soggetto politico capace di unire diverse sensibilità, scegliere democraticamente un leader e una classe dirigente, puntare al governo del Paese. La democrazia, che certo pone numerosi problemi, è l’unica possibilità per riportare al voto astenuti ed elettori delusi ma abituati alla ricerca del nuovo e della partecipazione. Eleggere una “costituente del centrodestra” dopo il referendum potrebbe essere un buon inizio per coinvolgere i cittadini e avviare un percorso. Una soluzione forzata dato che Salvini e Meloni da soli sono impossibilitati a governare e Forza Italia è ancora lontana dal recupero delle percentuali di un tempo. Per questo una missione da svolgere in pochi mesi, sfruttando la crisi grillina, dovrebbe essere trovare il modo più rapido per recuperare elettori e tornare ad essere nettamente la seconda forza del Paese.

C’è un corollario per fare tutto ciò: basta inseguire Di Maio e Di Battista come è successo alle comunali del maggio scorso e in diversi altri passaggi del dibattito politico in nome dell’anti-renzismo ottuso. Berlusconi, e la sua storia, ma anche la Lega, e la sua storia, non possono confondersi con Casaleggio e il blog. Anzi, l’animale va attaccato quando è ferito e da destra dovrebbero dire chiaramente: i 5 stelle non sono in grado di governare, non sono l’alternativa in nessun caso e solo il centrodestra può sfidare davvero il governo Renzi.