TaccolaL’idea di Davide Serra: facciamo pagare il bail-in ai consiglieri delle banche

Il finanziere vicino a Matteo Renzi: «In Brasile e Turchia quando hanno dovuto pagare con i propri mezzi i vecchietti nei board sono scappati e sono arrivati dei giovani competenti». Al Npl Meeting va in scena l’attacco ai regolatori e arriva una proposta: un bonus ai tribunali che tagliano i tempi

«Mps è diventato il nuovo bunga bunga: tutte le volte che con l’aereo atterro all’estero mi chiedono qualcosa sulla crisi del Monte dei Paschi». Davide Serra è alla terza edizione del Npl Meeting di Venezia, organizzato da Banca Ifis, e prende una scena fino ad allora concentrata sul tema del convegno: “Fill the gap”, colmare la differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto delle sofferenze bancarie. Il ruolo che si sceglie è quello del rottamatore, come l’amico Matteo Renzi, a cui è da sempre associato e da cui non fa nulla per smarcarsi (“da boyscout mi rimbocco le maniche”, dice, praticamente citandolo). Prima di intervenire difende la riforma costituzionale («Se vince il No i capitali esteri non verranno in Italia») e il progetto di fusione Bpm-Banco Popolare, sponsorizzato dal governo. Una volta sul palco il primo affondo è contro quei vertici di Mps che, dalle ricostruzioni di stampa, sarebbero sì stati licenziati (almeno nel caso dell’ex ad Fabrizio Viola) tramite una telefonata del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ma su indicazione perentoria di Renzi, a sua volta spinto dalla capocordata del prossimo aumento di capitale della banca senese: la Jp Morgan guidata da un altro ex ministro, Vittorio Grilli. Serra, alla guida del fondo di investimento Algebris, non non ci gira attorno: «Quando un aumento di capitale fallisce, è cruciale il ricambio a livello di vertice dei cda delle banche. La storia recente ci dice che chi ha investito nelle banche ha perso tutto. Gli investitori, quando firmano un prospetto che si rivela falso, per una o due volte, si sentono presi in giro e dicono “game over”». Più tardi rincarerà la dose. «Se fossi arrivato alla guida di Mps come Viola, la prima cosa che avrei fatto sarebbe stato andare dal capo del credito e licenziarlo – dice -. Non ho capito perché è rimasto altri quattro anni (dopo la nomina di Viola, ndr). Sarà una bravissima persona, non sarà colpa sua, però serve un cambio. Se tieni a tenere le vecchie galline, il brodo non cambia».

«Quando un aumento di capitale fallisce, è cruciale il ricambio a livello di vertice dei cda delle banche. La storia recente ci dice che chi ha investito nelle banche ha perso tutto. Gli investirori, quando firmano un prospetto che si rivela falso, per una o due volte, si sentono presi in giro e dicono “game over”»

Proprio perché ascoltato dal premier, dei suoi attacchi successivi bisogna prendere nota. I primi bersagli sono i “regolatori”, ossia in Italia Banca d’Italia e Consob e in Europa il meccanismo unico di vigilanza, Ssm. Primo attacco: «Il gap tra domanda e offerta di Npl si poteva chiudere quando c’era i fondi dell’Esm (Meccanismo europeo di Stabilità). L’hanno fatto non propriamente i Paesi più furbi del mondo, come Spagna, Portogallo e Irlanda. L’Italia no. È stato un errore e una responsabilità del mondo politico, bancario e dei regolatori». Secondo attacco: «Le banche (cioè Mps, ndr) dovevano proprio ridare i Tremonti Bond? Il governo guadagnava il 7%, poteva lasciarli dentro le banche. Sarebbero stati un buffer che avrebbe evitato che questa estate si parlasse di Mps. Chi ha permesso che fossero ripagati? Le banche che li hanno pagati, la Commissione che ha detto di sì e i regolatori. È talmente ovvio che non capisco come abbiano fatto. Mi chiedo se ci sia stata malafede da parte di qualcuno. In caso contrario non capiscono niente». Il terzo: «Vado ai meeting dei regulators, non ne posso più. Questi nel 2006 dicevano che nel 2003 c‘erano 60 miliardi di eccesso di capitale nel sistema bancario. Io da analista scrissi che c’erano 200 miliardi di deficit. Mi hanno detto che ero un cretino. Poi hanno dovuto tirare su 900 miliardi di euro».

«Le banche dovevano proprio ridare i Tremonti Bond? Sarebbero stati un buffer che avrebbe evitato che questa estate si parlasse di Mps. Chi ha permesso che fossero ripagati? Le banche che li hanno pagati, la Commissione che ha detto di sì e i regolatori. Mi chiedo se ci sia stata malafede da parte di qualcuno. In caso contrario non capiscono niente»

Finito? No. C’è ancora la prima operazione di cartolarizzazione fatta con garanzia pubblica (Gacs), nella Popolari di Bari: «La prima Gacs non l’avrei fatta con il 70% degli asset in Puglia. Perché a livello di sistema nel Sud c’è il 30% di Npl rispetto ai loans. Sarei andato in una regione in cui si rispetta la media italiana, cioè il 15-20 per cento. Non mi pare furbo come messaggio ai mercati. Non è una critica a quelli che hanno lavorato alla Gacs: il problema è che noi diamo a Consob e Banca d’Italia la responsabilità della supervisione del sistema bancario. Ci deve essere una regia. Se non fanno la regia si va a casaccio». Infine un buffetto, alle agenzie di rating, responsabili dei giudizi sul valore degli asset legati ai bond senior nelle Gacs e altro oggetto di affettuosità: «Io a Morgan Stanley gestivo 160 analisti, ero capo della ricerca, ne ho licenziati 50. Di questi 30 sono andati a lavorare nelle rating agencies – dice -. Io non ho mai investito e mai investirò perché qualcuno mi dà il rating. È come se uno compra casa perché qualcuno gli ha detto che è una bella casa. Le agenzie di rating le hanno fatte crescere i regolatori che volevano togliersi le responsabilità. Chi è dipendente pubblico, che vuole farsi una vita senza mai un problema e con stipendio fisso, chiama consulenti, avvocati e rating agencies». Tutte persone accumunate dal fatto che «se sbagliano non pagano». Alla categoria si aggiungono i servicer «ma io li pago in base ai risultati e così li ho allineati a noi».

«Cos’hanno fatto in Brasile e in Turchia, dove continuavano ad avere crisi bancarie? Hanno deciso che chi è nel board di una banca è responsabile con tutto il suo patrimonio personale di perdite in caso di bail-in. Sapete cos’è successo? Che tutti i vecchietti che sono nei board delle varie banche sono scappati. È arrivata gente competente e giovane»

La parte rottamatrice ha anche una proposta, anzi due, e chissà che non ci siano orecchie ad ascoltarla. «C’è un cambio epocale da fare all’interno delle banche – dichiara Serra -. Cos’hanno fatto in Brasile e in Turchia, dove continuavano ad avere crisi bancarie? Hanno deciso che chi è nel board di una banca è responsabile con tutto il suo patrimonio personale di perdite in caso di bail-in. Sapete cos’è successo? Che tutti i vecchietti che sono nei board delle varie banche sono scappati. È arrivata gente competente e giovane che ha detto: “io sono pronto a rischiare perché è il mio lavoro, non sono qua perché non ho nulla da fare”». A confronto viene messa una popolare italiana. «Quando chiesi al presidente perché in un board bisognasse mettere una persona di 83 e una di 84 anni, mi disse che era espressione del territorio. Risposi: “il territorio ha un sacco di valore, ma non c’è uno di 40 anni che ne sia espressione?”».

Anche la seconda proposta ha a che fare con le persone e riguarda magistrati e impiegati dei tribunali italiani, dove si impiegano 5 anni per recuperare un credito, contro i due della media europea. «Questo ritardo vale 6-7 punti percentuali sul valore delle sofferenze – dice in fondatore di Algebris -. Proiettando questo sul valore totale delle sofferenze e degli incagli che diventeranno sofferenze, la magistratura può creare 20 miliardi di valore se nei prossimi 2-3 anni si adegua alla media europea. Io penso che se la magistratura generasse un punto di Pil, sarebbe giusto riconoscerle un bonus. Per esempio, 2 miliardi potrebbero essere usati per assumere giovani impiegati o magistrati da utilizzare nei processi telematici».

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