Morti biancheMagazzinieri, muratori e operai: i lavoratori più a rischio in Italia

Nel 2015 gli infortuni mortali accertati nel settore delle costruzioni sono stati 115, 58 nel trasporto e magazzinaggio, 37 nel commercio. E in totale nella manifattura, si sono registrati 65 decessi. Le cifre non cambiano nel 2016

Giacomo Campo aveva 25 anni. Sabato 17 settembre è morto travolto da un rullo mentre lavorava all’Ilva di Taranto. Quello della fabbricazione dei prodotti in metallo è uno dei settori più a rischio nell’industria italiana. Nel 2015 le denunce per infortuni mortali tra chi lavorava nel campo metallurgico sono state 29, i morti accertati 19. Ma la maglia nera, come sempre, va all’edilizia.

Operai, muratori, autotrasportatori e magazzinieri sono i lavoratori più a rischio in Italia. E le cifre degli infortuni mortali non sembrano scendere, nonostante l’esistenza di una legislazione dettagliata. Stando ai dati diffusi dall’Inail, da gennaio a luglio 2016, nell’edilizia si sono avute 50 denunce di morti sul lavoro, nel settore trasporto e magazzinaggio 44. Per un totale di 417 denunce da inizio anno (più altre 145 in itinere). Sessantadue di queste riguardano lavoratori stranieri, il 14,9% del totale.

E il trend non è nuovo, visto che nel 2015 gli infortuni mortali accertati nell’edilizia sono stati 115, 58 nel trasporto e magazzinaggio, 37 nel commercio. E se si guarda il totale dell’industria manifatturiera, le morti accertate sono state 65. I settori industriali più a rischio sono quello della fabbricazione di prodotti in metallo (19 morti), di apparecchiature e macchinari (6) ed estrazioni minerarie (5 morti).

Anche se i dati sugli infortuni complessivi sul lavoro in Italia diminuiscono, lo stesso non accade per i morti sul lavoro. La necessità pressante per le imprese di contenere i costi, spiegano nel rapporto della Commissione nazionale dei comitati paritetici territoriali (Cncpt), ha contribuito ad ampliare la cosiddetta zona grigia, favorendo le mancate denunce dei piccoli infortuni. Che potrebbeor far pensare a un mondo del lavoro molto più sicuro. E invece così non è. Non a caso, dicono, la riduzione maggiore degli infortuni si registra nelle regioni del Mezzogiorno, dove i fenomeni di irregolarità sono più diffusi.

E in effetti, se gli infortuni complessivi diminuiscono, quelli gravi invece aumentano, passando da 1,5 casi mortali per mille infortuni del 2008 a oltre 2 per mille degli ultimi anni. Cioè ai livelli degli anni Settanta, quando il testo unico sulla sicurezza sembrava un sogno. Se si considerano i numeri delle morti sul lavoro in relazione al luogo dell’accadimento, la distribuzione degli eventi si inverte: al Sud si registrano 15 casi mortali per 100mila lavoratori, sette al Nord, nove al Centro.

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