Non trattar male i piccioni: anche loro sanno leggere

Lo ha dimostrato uno studio neo-zelandese: se addestrati a modo, i piccioni più intelligenti sono in grado di imparare a riconoscere le forme delle parole e distinguerle dalle loro varianti scorrette

Non basta saper leggere per diventare persone colte. Anche perché, oltre a essere un’attività piuttosto diffusa, lo sanno fare anche perfino i piccioni. Almeno, questo è quanto rivela una ricerca neo-zelandese. E non è l’unica sorpresa.

Lo studio, pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, dimostra che (con un breve allenamento) i nostri amici volatili sanno riconoscere le lettere, sanno individuare le parole e – addirittura – sanno individuare quelle scritte in modo corretto e distinguerle da quelle scritte in modo scorretto. Dei geni – a ulteriore riprova che la supposta superiorità dell’uomo sulle altre specie altro non è che una non tanto pia illusione.

I ricercatori hanno selezionato i 18 piccioni più intelligenti dell’area, vera e propria crème intellettuale dei cieli neo-zelandesi, e nel giro di otto mesi hanno insegnato loro i principi della lettura. O qualcosa di simile.

Con la dovuta pazienza, hanno addestrato gli animaletti a riconoscere le diverse forme delle lettere, e pian piano a memorizzare l’ordine e le sequenze. Del resto, erano i piccioni-Einstein, per cui non è stato poi tanto difficile. Di fronte a “very”, il piccione neozelandese ha imparato a riconoscere una parola giusta, mentre se gli veniva piazzato di fronte un “vrey”, scuoteva il capino e l’aluccia, per dire “no”, questa “è una forma scorretta”. Dei maestri di spelling. Il giochino si è verificato con 26 parole su 58 (non tanto, ma stiamo parlando di animali il cui cervello è grande come un acino d’uva, suvvia).

Tutto questo impegno per dire cosa? Che la lettura, o meglio l’abilità di riconoscere le parole, può basarsi sulla capacità di decodificare il rapporto tra lettera e suono (e questo è solo umano) oppure – e questo possono farlo anche i piccioni – sulla capacità di comprendere e memorizzare le forme delle lettere, per riconoscerle poi con un solo sguardo (si chiama conoscenza ortografica). È un’abilità che i nostri parenti uccelli, da cui ci siamo staccati dal punto di vista genetico almeno 300 milioni di anni fa, hanno conservato.

E ora, grazie ai ricercatori neozelandesi, è nata una nuova generazione di piccioni esperti di grammatica. Per ogni errore, piomberanno del cielo a beccarvi.

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