Dopo dieci mesi di colloqui e mezzo milione di morti in cinque anni di conflitto, il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov hanno raggiunto a Ginevra un accordo per una soluzione del conflitto in Siria. Il primo obiettivo è fermare i combattimenti in tutto il Paese. Ma, come ha detto Kerry, l’accordo potrebbe rappresentare un punto di svolta per tutto il conflitto perché contiene anche meccanismi per una transizione politica nel Paese.
Cosa prevede l’accordo Dal tramonto di lunedì 12 settembre inizierà una prima settimana di progressiva riduzione degli scontri, durante la quale verranno creati corridoi umanitari ad Aleppo e nelle altre città assediate. Poi verrà istituito un Centro di comando comune per condividere gli obiettivi militare e coordinare i bombardamenti contro lo Stato Islamico e di Al-Nusra, il braccio siriano di al-Qaeda. Intanto Mosca dovrà garantire che il regime di Assad rispetti i termini dell’intesa e ponga fine ai raid aerei.
Se questo equilibrio dovesse tenere, l’accordo darebbe quindi una nuova spinta alla mediazione diplomatica condotta dall’inviato dell’Onu, Staffan de Mistura, per trovare una soluzione politica di lungo termine al conflitto.
Il futuro della Siria Un’ipotesi è mantenere formalmente unita la Siria sotto un’amministrazione federale, ma poi dividerla assegnando alle varie fazioni il controllo dei loro territori su basi etniche e religiose, escludendo i terroristi. Questo accordo era stato discusso dagli stessi presidenti Obama e Putin, quando si erano incontrati a margine del vertice dei G20 in Cina, ma allora non era stato possibile concluderlo.