Vita e miracoli di San Sòla, il santo del giorno del referendum

Il povero monaco inglese-tedesco viene festeggiato il 4 dicembre, giorno in cui si voterà il referendum costituzionale. Inevitabili le ironie per il suo nome, associabile (chissà perché) a Renzi e alla sua riforma

Si è già fatta molta ironia, se ne farà ancora: il 4 dicembre, data scelta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, è anche il giorno in cui si festeggia San Sola. Le matte risate.

Per chi non fosse pratico del gergo coatto (ormai, come segno della decadenza di un intero Paese, diventato comprensibile in tutta Italia), “sola”, o meglio “sòla”, cioè “fregatura”, che può estendersi anche alla persona che commette il raggiro. Chiunque, allora, può diventare un o una sòla. Diventa elementare, allora, l’associazione tra le due cose: da una parte Renzi e la sua riforma, dall’altra il santo. In mezzo, ça va sans dire, c’è la sòla.

Il povero San Sòla, intanto, veglia su tutti noi. Lui che, nato e morto nell’ottavo secolo, non poteva essere più distante dalle questioni poltiche italiane attuali. Al contrario, era piuttosto addentro a quelle della sua epoca. Faceva parte di una ondata missionaria proveniente dall’Inghilterra e diretta in Germania. Prima si fermò a Fulda, dove si fece ordinare prete. Poi ripartì verso la Baviera, dove, tra una predica e l’altra, riuscì a incontrare Carlo Magno. Non si capisce bene come, Sola riuscì a convincere il sovrano (non proprio uno generoso) a donargli le terre su cui svolgeva la sua attività pastorale. Carlo Magno acconsentì.

Non fu il suo unico miracolo: curò storpì, guarì i malati e, soprattutto, generò nuove fonti di acqua soltanto battendo il terreno con il suo bastano. Era la fonte di Eberswang: spiegò alla popolazione che, se avesse avuto sete in quel luogo, lui poteva bere a quella fonte. Se invece avessero voluto abbeverarsi loro, l’acqua si sarebbe esaurita. Un miracolo, sì. Ma anche una sòla.

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