Pensate all’unione di immaginazione, creatività, conoscenze di tante persone. Una vera potenza, che negli anni settanta il filosofo Pierre Levy chiamava “intelligenza collettiva” «distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l’una con l’altra, scambiare il loro sapere, cooperare» (Pierre Levy, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, 1996). Agli inizi degli anni Novanta il filosofo Michel Serres venne incaricato di elaborare un sistema di riconoscimento delle competenze, gli alberi della conoscenza come strumento dinamico per sviluppare la condivisione delle conoscenze in un gruppo.
Oggi queste idee si rivelano attuali proprio grazie all’immenso sviluppo delle reti sociali come sistemi capaci di valorizzare le competenze all’interno delle varie comunità. James Surowiecki in La saggezza della folla (Fusi Orari, 2007) tratta la cooperazione come opportunità per arrivare alla vera conoscenza: «i gruppi possono essere intelligenti solo se esiste un equilibrio tra le informazioni condivise da tutti e quelle in possesso dei singoli membri».
Questo concetto trova riscontri nelle realtà professionali che adottano uno spirito di business collaboration: se i gruppi sono abbastanza diversificati nelle opinioni e nelle informazioni, se sono indipendenti sulla scelta d’opinione e se hanno ampia capacità di divulgazione ma anche di aggregazione, riusciranno a giungere a un pensiero produttivo collettivo, come scrivo nel mio Innovazione e business collaboration nell’era della Globalizzazione (Palinsesto, 2009).
L’utilità di questo sistema sta nel suo impiego come mezzo per sviluppare il riconoscimento delle competenze, promuovere scambi di empowerment, elaborare nuovi processi per la promozione dell’occupazione e nel facilitare l’apprendimento
Gli alberi della conoscenza vanno visti come un modello di auto-organizzazione incentrato su una formazione permanente, in cui le istituzioni non sono il governo della società, ma l’amministratore dell’intelligenza collettiva.
L’albero rappresenta la comunità e vengono prese in considerazione tutte le competenze che ogni persona possiede, rappresentate da un’icona. Mettendole in relazione tra loro si avrà che la base dell’albero, il tronco, sarà costituita dalle competenze più diffuse nella comunità (sapere diffuso), nei rami, si troveranno le competenze che costituiscono i saperi in cui la comunità è superiore (saperi specialistici), le foglie infine saranno i saperi personali.L’utilità di questo sistema sta nel suo impiego come mezzo per sviluppare il riconoscimento delle competenze, promuovere scambi di empowerment, elaborare nuovi processi per la promozione dell’occupazione e nel facilitare l’apprendimento. Una volta completato, il processo di riconoscimento delle competenze diventa uno strumento eccezionale per l’individuazione dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e delle minacce per l’organizzazione o per il gruppo.
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