Altro che Pil: adesso si può misurare la felicità

L'economia non basta più per valutare il benessere di un Paese: un nuovo indice calcola la Felicità Interna Lorda. E per essere più felici bisogna rendersi conto che la felicità è un'abitudine

Tutti vogliamo vivere una vita felice e appagante, e vogliamo che le persone che amiamo siano anch’esse felici. Quindi la felicità importa e riguarda tutti noi.

E’ da questa riflessione che è nato il movimento internazionale Action for Happiness, nato nel 2006 da un’idea di David Cameron, che ha l’obiettivo di costruire una società più felice e promuovere un nuovo stile di vita che permetta di essere più soddisfatti in ogni ambito. Secondo il movimento, la felicità è influenzata dai nostri geni, dalla nostra educazione e da circostanze esterne come la salute, il lavoro e la situazione finanziaria. Ma è soprattutto influenzata dalle nostre scelte. Le nostre attitudini, come viviamo le relazioni, i nostri valori personali e i nostri obiettivi, sono in qualche modo responsabili della nostra felicità. Noi per primi lo siamo, decidendo appunto che tipo di vita vogliamo vivere e che persone vogliamo essere.

Ma la felicità non è importante solo per i singoli individui. È un fattore che in qualche modo influenza la società nel suo insieme. Da diversi anni, perciò, si è diffusa l’ipotesi di utilizzare un indicatore di benessere che non sia basato solamente sulla ricchezza, come il PIL, ma che invece valuti lo stato di salute di una nazione misurando la felicità delle persone che ci abitano. L’idea del FIL, l’indice della Felicità Interna Lorda, è attribuita all’allora re del Bhutan Jigme Singye Wangchuck, che aveva appunto notato come una buona economia non basti a rendere felici, ma che esistono altri fattori che determino la qualità della vita. Dal 2012 le Nazioni Unite realizzano il World Happiness Report, una classifica che analizza la felicità il 158 nazioni, prendendo in considerazioni vari indicatori, tra cui il Pil procapite, l’aspettativa di vita, la solidarietà, il livello di corruzione. L’obiettivo del rapporto è invitare i Paesi dell’Onu ad adottare l’indice di felicità come guida per migliorare le politiche interne.

Action for Happiness ha deciso di rivolgersi alle singole persone, e ha codificato 10 chiavi per una vita più felice. Dieci atteggiamenti o abitudini che possono aiutarci a esercitarci tutti i giorni al benessere e alla serenità.

Recenti studi confermano che quando facciamo beneficenza siattivano nel nostro cervello le stesse aree che si attivano quando riceviamo dei soldi

Oggi iniziamo a vedere quali sono le prime due chiavi per una vita più felice.

1 – GIVING (DARE) – Questa chiave si riferisce al fare qualcosa per gli altri. Perché la generosità migliora non solo la vita delle persone con cui lo siamo, ma anche il nostro benessere. Recenti studi confermano che quando facciamo beneficenza (indipendentemente da quanto diamo) si attivano nel nostro cervello le stesse aree che si attivano quando riceviamo dei soldi. Quindi aiutare gli altri non fa bene solo a loro, ma è buono anche per noi stessi, ci fa felici e migliora il nostro stato di salute. Crea connessioni con le altre persone e contribuisce a costruire una società più felice. Dare non significa solo dare denaro. Possiamo donare infatti molto altro: tempo, energie, idee, coccole… Dare produce endorfine e ha gli effetti di una sorta di doping. Inoltre attiva il meccanismo della reciprocità.

Per attivare nella tua vita questa chiave della felicità inizia a porti alcune domande: che cosa fai per aiutare gli altri? Cosa hai fatto di recente per aiutare gli altri?

E poi prova a metterti in azione, facendo qualcosa di pratico. Ecco un esercizio che ti può aiutare: scrivi su un foglio i nomi di cinque persone diverse a cui vuoi dedicare un’azione gentile in un giorno particolare della settimana, che chiamerai la “giornata della gentilezza”. Di fianco a ogni nome scrivi l’azione che vuoi compiere e quando. Questo ti aiuterà a dare una direzione chiara alle tue intenzione, e ti farà già sentire bene, al solo pensiero di fare qualcosa di buono per gli altri. Gli atti di gentilezza che puoi fare possono comprendere il donare tempo, soldi, parole, cose ecc… Puoi esercitarti anche praticando l’arte del dono in maniera anonima, lasciando un caffè sospeso al bar, oppure facendo book crossing.

continua a leggere su centodieci.it

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club