Attento Renzi: con l’anticipo delle pensioni dici addio all’aumento di occupazione

La staffetta vecchi-giovani ormai è solo un'illusione: l'idea che chi vada in pensione lasci posto a qualcuno che entra nel mondo del lavoro è sbagliata e Renzi deve far attenzione a non vanificare i buoni dati sull'occupazione

Avvenire non è noto per essere un quotidiano particolarmente liberista, nè tantomeno insensibile alle questioni sociali, eppure o forse proprio per questo anche il quotidiano dei vescovi ha espresso un giudizio molto scettico sul meccanismo di anticipo pensionistico varato dal governo, titolando significativamente “Quando il futuro?”.

Della preferenza di questo e di quasi tutti i governi passati per quel segmento della popolazione che guarda caso affolla più di tutti le urne, gli ultra 50enni, si è già ampiamente parlato. Si sa, le riforme e le leggi sono fatte anche per attirare consenso. E proprio a questo proposito, però, l’esecutivo con questa mossa rischia seriamente di compromettere uno dei driver con cui faticosamente sta cercando di costruirlo il consenso, ovvero la creazione di occupazione.

Perchè questi anticipi della pensione per migliaia di ultra 60enni potrebbero peggiorare significativamente le statistiche sul lavoro.

La ragione è piuttosto semplice. Buona parte dei “nuovi occupati” oggi sono proprio lavoratori che per la legge Fornero non vanno in pensione come i coetanei di pochi anni fa. Ora molto potrebbe cambiare.

Tra le mille polemiche e interpretazioni, tra dati INPS e ISTAT che apparentemente sembrano non coincidere, infatti, l’occupazione effettivamente sta aumentando. Secondo gli ultimi report dell’ISTAT che si riferiscono ad agosto, di 162 mila unità rispetto all’anno prima. Se guardiamo invece ai dati del secondo trimestre 2016, di 439 mila. C’è quindi un rallentamento nella creazione di posti di lavoro.

Il punto fondamentale è però che è il tasso di occupazione sia degli ultra-50enni sia dei 50-64enni che nello specifico è aumentato come quello di nessun altro segmento. Parallelamente è sceso quello di inattività, segno di un sempre minor numero di pensionati.

Tasso di occupazione e di inattività Dati ISTAT

Se guardiamo anche ai segmenti tra i 60 e i 64 anni o anche over 65, quelli interessati dai provvedimenti sull’anticipo pensionistico, dal 2004 al secondo trimestre 2016, nonostante la crisi, vi è stato un poderoso aumento di occupazione. +731 mila i lavoratori tra i 60 e i 64 anni!

Anche rispetto al 2015 il bilancio è in generale positivo, anche se con un calo di 20 mila unità tra i 65 e i 74 anni.

Dati ISTAT

Dando un’occhiata ai dati ancora più recenti, quelli di agosto, i 162 mila occupati in più in un anno sono il risultato di una crescita di ben 401 mila di lavoratori over 50, e del calo di quelli dei segmenti di età più giovane. E’ tragico infatti il crollo di 238 mila occupati tra i 25 e i 49 anni.

Ora, le stime sul numero di coloro che potrebbero approfittare del’APE, l’anticipo pensionistico varato dal governo, variano tra gli 80 e i 150 mila. Si tratta di cifre che potrebbero capovolgere il segno della variazione di lavoratori over 60 in un anno, ora, come abbiamo visto, più che positivo, e soprattutto abbatterebbero quell’aumento di occupazione tra gli over 50.

In una prospettiva di probabile indebolimento del trend positivo del lavoro, il numero di nuovi occupati si potrebbe avvicinare a zero. Non certo una buona notizia per il governo nei prossimi anni, a ridosso delle elezioni. Questo se guardiamo solo all’aspetto quantitativo. Quello di cui si è parlato però negli ultimi mesi è anche del numero di occupati a tempo indeterminato sul totale.

Ebbene, su questo fronte giungono le novità più negative. Tra luglio 2015 e luglio 2016, dopo la forte riduzione degli incentivi il saldo di occupati a tempo indeterminato è positivo solo di 76 mila unità.

Se fossimo su questi numeri anche nei prossimi tempi, il ritiro anticipato di quegli 80-150 mila ultra 60enni, si noti bene, quasi tutti assunti a tempo indeterminato, porterebbe questo saldo in negativo.

Alla faccia del Jobs Act. Certo, a meno che non si pensi alla mitica “staffetta generazionale”, quel meccanismo secondo cui se ci fossero più 60enni in pensione i loro posti sarebbero presi da altrettanti giovani costretti alla disoccupazione dalla legge Fornero.

Peccato che ogni evidenza empirica mostra che occupazione giovanile e anziana vanno di pari passo, dove è bassa una è bassa anche l’altra, e viceversa. La staffetta è poco più di un’illusione.

Piuttosto rischieremo di perdere uno dei pochi primati positivi che stiamo raggiungendo in Europa, quello di essere tra i Paesi in cui l’occupazione dei più anziani è aumentata maggiormente.

Dati Eurostat

Una crescita non sufficiente, tuttavia, e siamo infatti nonostante tutto ancora sotto la media.

E a questo punto ci rimarremo.

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