Diciassette milioni di italiani convivono con un disturbo mentale, più o meno grave. Eppure solo uno su tre riceve le giuste cure. Se n’è parlato pochi giorni fa a Montecitorio, in commissione Affari sociali. Un’interrogazione della deputata Paola Binetti stila la classifica dei disturbi che interessano la psiche dei nostri connazionali. Al primo posto c’è l’ansia, con otto milioni di persone affette. Seguono la depressione e l’insonnia (quattro milioni ciascuna). Oltre un milione di italiani, invece, deve affrontare disturbi post traumatici da stress. Sono patologie diffuse, e non solo nel nostro Paese. Si calcola che in tutto il continente siano 164 milioni gli europei affetti da questi disturbi. Il 38,2 per cento della popolazione.
Il cervello, questo sconosciuto. Come si legge nel documento parlamentare, tra i disturbi che affliggono quest’organo si distinguono due classi di patologie profondamente diverse. I disturbi mentali e le malattie neurologiche. «I primi sono disturbi psichici, che possono riguardare la sfera cognitiva, affettiva, comportamentale o relazionale e comprendono malattie psicologiche e psichiatriche, come la schizofrenia». Discorso differente per le malattie neurologiche. «Sono patologie che colpiscono il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico: una delle più invalidanti è l’Alzheimer».
Insieme alle difficoltà dei pazienti e dei familiari, le malattie mentali comportano un problema rilevante anche sotto l’aspetto socio-economico. È stato calcolato che ogni anno, solo in Europa, l’impatto delle malattie mentali raggiunge i 798 miliardi di euro. Una parte importante riguarda i costi diretti delle cure, che rappresentano il 37 per cento del totale. A questi si aggiunge un 23 per cento di costi diretti, non medicali. E poi ci sono i costi indiretti, conseguenze della mortalità prematura e della perdita di produttività sociale.
Se nel mondo i disturbi schizofrenici interessano il 7 per mille della popolazione, soprattutto tra i 15 e i 35 anni, nel nostro Paese si stima che le persone affette da questa patologia siano circa 245mila. Sono molti di più gli italiani colpiti da demenze. Secondo il documento discusso a Montecitorio si tratta di 1,1 milioni di persone
L’interrogazione si sofferma sulla schizofrenia. Una delle patologie dal maggiore impatto sulla vita dei pazienti e dei loro familiari. L’Organizzazione mondiale della sanità la considera tra le prime dieci cause di grave disabilità cronica. Ma anche tra le malattie più lunghe con cui convivere: «Tra le prime venti patologie per numero di anni vissuti in condizioni disabilità». Se nel mondo i disturbi schizofrenici interessano il 7 per mille della popolazione, soprattutto tra i 15 e i 35 anni, in Italia si stima che le persone affette da questa patologia siano circa 245mila.
Sono molti di più gli italiani colpiti da demenze. Secondo il documento discusso a Montecitorio si tratta di 1,1 milioni di persone. Un numero in crescita. Sempre citando l’Oms, l’interrogazione stima che entro il 2030 il numero di pazienti in tutto il mondo tenderà a raddoppiare. «Ed entro il 2050 a superare il triplo, raggiungendo i 115,4 milioni». Il nostro Paese sembra tra i più interessati dalla patologia. Secondo la deputata Binetti oltre l’80 per cento dei anziani che vivono nelle case di riposo italiane «convive con la demenza». Siamo l’ottava nazione più colpita. La Cina, prima per numero di casi, conta 5,4 milioni di pazienti (solo cinque volte i nostri). La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza. In Italia colpisce circa 600mila persone, con un costo annuo di 60mila euro a paziente. E se il servizio sanitario nazionale si fa carico del 30 per cento, il restante 70 per cento è sulle spalle delle famiglie. Sono spese elevate. Basti pensare che a livello mondiale i costi dell’assistenza per questa patologia valgono circa l’1 per cento del prodotto interno mondiale.
La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza. In Italia colpisce circa 600mila persone, con un costo annuo di 60mila euro a paziente. E se il servizio sanitario nazionale si fa carico del 30 per cento dei costi, il restante 70 per cento è sulle spalle delle famiglie
Ma cos’è la demenza? È la risposta del ministero della Salute a fornire una spiegazione. «Con il termine demenza si indicano numerosi disturbi ad eziopatogenesi diversa ed eterogenea, caratterizzati dal deterioramento delle funzioni cognitive, in specifico della memoria». Disturbi che, come è facile immaginare, impattano in maniera immediata e profonda sulla vita dei pazienti. Interferendo in maniera importante sulle relazioni interpersonali dei soggetti colpiti. Senza considerare che alla demenza «si associano deficit cognitivi misurabili – continua il ministero – alterazioni dello stato emozionale e disturbi psico-comportamentali». È una patologia diffusa, colpisce in particolare le persone più anziane. Quasi sempre sopra i sessant’anni. Una malattia con cui dovremo imparare a confrontarci sempre più spesso, in aumento esponenziale. Prendendo in considerazione la popolazione con più di 65 anni, «tra il 2006 e il 2009 i tassi standardizzati di mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso sono aumentati sia per gli uomini sia per le donne, passando, rispettivamente, da 22,1 a 26,8 per 10.000 abitanti e da 19,6 a 24,8». Un problema che coinvolgerà la quasi totalità delle famiglie. Stando alle stime dell’Istat, infatti, nel 2030 quasi il 9 per cento della popolazione ultrassessantenne sarà affetta da demenze.