Il comitato del No si prepara alla battaglia referendaria. “Così sconfiggeremo la narrazione renziana”

Presto una nuova sottoscrizione per raccogliere altri finanziamenti «Abbiamo 180mila euro, ma il premier può contare su 3 milioni». Le strategie comunicative e la festa a Roma. I tentativi di unire il fronte contrario alla riforma. «Deve passare il messaggio che non siamo legati al passato»

Dalla pagina Facebook del Comitato per il No

Tra pochi giorni sarà organizzato un grande evento a Roma, subito dopo partirà una nuova raccolta fondi. Intanto si continua a lavorare sui social network, studiando le migliori strategie comunicative per contrastare la narrazione renziana. A due mesi dal referendum, il comitato per il No presieduto dal professor Alessandro Pace si prepara alla campagna d’autunno. Mentre radio e tv trasmettono gli inviti al voto del presidente del Consiglio, gli oppositori alle modifiche della Costituzione affilano le armi.

Il lavoro svolto finora non è poco. «Raccogliendo l’appello dei migliori costituzionalisti del Paese – spiegano i protagonisti dell’iniziativa – Da Pace a Zagrebelsky, da Rodotà a Carlassare e Villone e tanti altri, abbiamo formato 500 comitati per il No, nei quartieri, nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro». Oltre gli ideali, servono i soldi. La propaganda elettorale costa e il denaro non è mai troppo. Tra luglio e agosto oltre 1200 sottoscrizioni hanno portato nelle casse del comitato circa 180mila euro. Fondi serviti per stampare manifesti e volantini, ma anche per acquistare spazi pubblicitari. Nel giro di poche settimane, però, i soldi finiranno. Ecco perché a breve partirà una seconda fase della sottoscrizione. Sarà rivolto un nuovo appello ai cittadini, e chi deciderà di sostenere la battaglia contro la riforma riceverà un simbolico certificato di “Sana e robusta Costituzione”. Il denaro, assicurano, sarà utilizzato solo per l’attività elettorale. «E al termine della campagna referendaria – spiega il comitato in un incontro a Montecitorio – ci impegniamo a rendere conto fino all’ultimo centesimo di quanto abbiamo raccolto e di quanto avremo speso». È una lotta impari, a quanto raccontano. «Rischiamo di combattere a mani nude contro il potente apparato mediatico, finanziario ed economico che sostiene la controriforma della Costituzione». Gli animatori del Comitato per il No puntano il dito contro «lo squilibrio gigantesco» tra le forze in campo. Il premier Renzi può contare su circa 3 milioni di euro, stanziati dal fronte per il Sì alla riforma, «costituiti per poco meno del 90 per cento da fondi pubblici».

Il comitato per il No si prepara alla campagna d’autunno. Mentre radio e tv trasmettono gli inviti al voto del presidente del Consiglio, gli oppositori della riforma costituzionale affilano le armi. È una lotta impari, raccontano. “Combattiamo la nostra battaglia a mani nude”

Diverso il discorso comunicativo. Molto è stato fatto sui social network. E con ogni probabilità sarà questo il principale canale di propaganda nelle ultime settimane prima del voto. Oggi la pagina ufficiale del Comitato per il No ha raggiunto 72mila like. Più del doppio rispetto al comitato Basta un sì, come spiegano orgogliosi gli avversari della riforma. Sono loro a pubblicare i risultati ottenuti in rete: oltre 100mila interazioni e un milione di persone raggiunte su Facebook ogni settimana. Dal web alla tv. La strategia comunicativa deve passare da alcuni concetti chiari. Nessun conflitto con gli avversari, piuttosto ogni intervento pubblico deve servire per illustrare le ragioni del No. «Non siamo noi i passatisti – racconta il professor Massimo Villone alla Camera – Anzi, vogliamo una nuova stagione di cambiamento». Ecco perché è importante presentare le possibili alternative alla riforma del governo. «Dopo la vittoria del No è possibile aprire una nuova riflessione sulla costituzione, senza dover soddisfare le ambizioni di governo di qualcuno. Si può fare una riforma costituzionale senza ledere i principi fondamentali di quella che già esiste».

Oltre gli ideali, servono i soldi. La propaganda elettorale costa e il denaro non è mai troppo. Tra luglio e agosto oltre 1200 sottoscrizioni hanno portato nelle casse del comitato oltre 180mila euro. Nel giro di poche settimane, però, i soldi finiranno. Serve una nuova sottoscrizione

Non solo. Come spiega il vicepresidente del comitato Alfiero Grandi, è importante che passi il doppio significato del voto. Il legame tra riforma e legge elettorale è stretto. E dire di no alle modifiche della Carta significa bocciare anche l’Italicum. «Con questo voto i cittadini possono costringere il Parlamento ad approvare una nuova legge elettorale». Intanto lo scenario politico è in evoluzione. Il comitato per il No assiste interessato al conflitto dentro il Partito democratico. Lo strappo della minoranza guidata da Pierluigi Bersani, pronta a schierarsi apertamente contro la riforma costituzionale, può aiutare non poco la campagna referendaria. Nel frattempo è importante provare a unificare il variegato fronte dei critici verso la riforma. Perlomeno con i partiti che aderiscono alla battaglia del comitato di Pace. Presto sarà presentato un nuovo logo che rappresenterà lo schieramento negli ultimi trenta giorni prima del voto. Un passaggio necessario anche per concordare le presenze in tv.

E poi spazio ad una serie di iniziative pubbliche. Dal 14 al 16 ottobre sarà organizzato un primo appuntamento a Roma. L’hanno ribattezzata la festa della Costituzione. Tre giorni di eventi alla Città dell’altra economia tra spettacoli, musica, stand gastronomici e «tantissime iniziative politiche per spiegare le ragioni del No». A breve, invece, potrebbe essere organizzato un sit-in davanti all’Agcom e alla Rai. Una prima forma di protesta per denunciare «l’oltraggio al diritto di informazione – spiegano gli esponenti del comitato – per l’uso abnorme della tv pubblica» da parte del premier Renzi. Anche per questo è già stato creato un osservatorio sulla par condicio, che dovrà raccogliere e segnalare tutte le violazioni.

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