La plastica del futuro? Viene ricavata dai funghi ed è biodegradabile al 100%

La nuova start-up italiana Mogu crea prodotti in bio-plastica, compostabili e riciclabili, oltre che belli e di design. Un esempio di economia circolare che promette di rivoluzionare il settore del packaging e dei pannelli

Una nuova plastica è possibile. Non nasce dal petrolio, ma dai funghi. Non inquina, ma può essere riciclata e rimane biodegradabile al 100%. È la bio-plastica, il prodotto di Mogu (in cinese vuol dire fungo), una startup nata per iniziativa di Mycoplast e soprattutto dall’idea di un gruppo di giovani ingegneri e designer. Creano materiale per il packaging e oggetti in design, arredamento e decorazione.

L’azienda è nuova, ma è già competitiva: «Siamo partiti nel febbraio 2015 – spiega Stefano Babbini – con il nostro stabilimento pilota». Si sono inseriti nel settore «con un business plan accurato per il mercato italiano», con la collaborazione di Maurizio Montalti, che da anni in Olanda aveva già sperimentato la creazione di oggetti di design con uesto tipo di materiale. Ognuno ha aggiunto la propria esperienza: «Tutti ne abbiamo parecchia: possiamo definirci startupper seriali».

Il progetto Mogu è stato presentato ad aprile al BioInItaly Investment Forum & Intesa San Paolo StartUp Initiative, iniziativa di Assobiotec e Intesa San Paolo per far conoscere i migliori progetti biotech italiani agli investitori italiani e stranieri.

Alla base di tutto c’è un’idea semplice: i biopolimeri che si ottengono dalla lavorazione del fungo e dei rifiuti agricoli permettono, attraverso un processo complesso, di creare un materiale molto simile alla plastica. È leggero, flessibile e resistente. In più (e questo è uno degli aspetti più importanti) è compostabile al 100%. Un esempio di economia circolare che permette di raggiungere ambiti diversi. «Abbiamo lavorato un anno e mezzo per decidere su quale prodotto puntare», attraverso un’analisi delle diverse possibilità. «Ci siamo inseriti in una nicchia di mercato molto promettente».

Certo, nel campo del packaging competere con il polistirolo, «in quanto a volumi e mercato – spiega Babbini – è molto difficile». Ma nell’ambito delle materie compostabili Mogu ha ottenuto risultati molto promettenti. Il bio-packaging può abbattere i costi ambientali e può essere utilizzato per favorire aziende green, tema che nel futuro sarà sempre più importante. E per questo motivo. «I nostri prodotti sono svluppati in modo da essere concorrenziali». Sono adatti, in modo particolare, per la protezione di prodotti tecnologici e per nicchie specifiche, come i vini e gli oli di alta qualità.

Oltre all’imballaggio “verde”, c’è la bio-architettura: i materiali nati dai funghi possono formare pannelli fono-assorbenti e termoisolanti, e biomattoni, che hanno il vantaggio di essere resistenti al fuoco. In più si possono costruire elementi non strutturali e moduli decorativi.

La buona notizia è che, a differenza di altri ambiti produttivi, l’Italia in questo campo non è indietro. «È messa bene, anzi. Qui ci sono molte condizioni favorevoli. Nel settore della bio-economia c’è un buon background, più un contesto che aiuta». Individualità competenti e nuove proposte. C’è una buona risposta da parte del mercato e «i numeri sono incoraggianti». Mogu ha partecipato al programma di accelerazione di business di Alimenta presso il Parco Tecnologico di Lodi. Hanno superato le varie selezioni e hanno avuto accesso alla fase finale, che prevede un premio in denaro e attività di tutoring per la raffinazione del business plan. Dopo questo periodo di sei mesi potranno definire il Champion finale, cioè quello che al termine del periodo di accelerazione ha creato il valore aggiunto maggiore.

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