L’esperimento dell’ascensore mostra che siamo tutti conformisti

All’origine ci fu una puntata di Candid Camera: il test nasce come scherzo e solo dopo diventa uno studio di scienze sociali per misurare il grado di conformismo delle persone

Usare l’ascensore è una delle esperienze più imbarazzanti. A stretto contatto con semisconosciuti, in pochi metri quadrati e per un periodo che sembra lunghissimo, ci si ingegna per resistere in qualche modo. Si tossicchia, si parlicchia oppure si mantiene un decoroso silenzio, senza risolvere però il problema più grande: dove posare lo sguardo?

Questo vecchio filmato dello spettacolo tv americano Candid Camera mette in mostra il problema. Un malcapitato si ritrova in un ascensore circondato a sconosciuti che, in modo più che strano, si mettono tutti faccia al muro. Un comportamento curioso che mette in difficoltà l’uomo. Che fare? Come comportarsi?

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Lo scherzo è diventato, nel giro di poco tempo, un esperimento sociale sul conformismo. “Come si può vedere, l’uomo cerca di mantenere la sua individualità, almeno al’inizio”, spiega Allen Funt, il conduttore. Il malcapitato comincia a sfregarsi il viso, poi il naso. E poi, come si vede, comincia – con una certa lotta interiore – anche lui a rivolgere lo sguardo verso la parete dell’ascensore. Dà uno sguardo all’orologio, che è in realtà una scusa per girarsi un po’ di più verso il muro. Cerca in qualche modo di conformarsi all’ambiente circostante, pur non riuscendo a comprenderlo.

Lo stesso esperimento venne replicato nel 2011 da parte di Jennifer Wosmek, professore di psicologia al Bethany Lutheran College, ottenendo i medesimi risultati: le persone si conformano senza domande, alcune più in fretta altre con più tempo. Gli uomini si conformano prima, le donne dopo. I giovani prima, i meno giovani dopo.

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