Non fosse per il più illustre di tutti, il clan dei Tolstoj sarebbe famoso per tutta una serie di figure bizzarre e romantiche che, nei secoli è riuscito a sfornare. Leo Tolstoj, autore di Guerra e Pace e Anna Karenina, è senza dubbio il più celebre. Esistono però altri personaggi che, con lo stesso cognome, hanno compiuto imprese più o meno nobili – comunque degne di essere ricordate, almeno una volta.
Il più interessante è Fjodor Ivanovic Tolstoj (1782-1846), ubriacone, spadaccino e soldato che riuscì a smarrirsi in Alaska. Era una delle teste calde della famiglia. Il suo temperamento troppo focoso obbligò i parenti a spedirlo nell’esercito. Entrò nella guardia speciale dello zar. Lì si distinse subito per la sua animosità: sfidò il suo superiore a duello. Fu una pratica che segnò tutta la sua vita: Fjodor, negli anni, ucciderà in duello ben 11 persone. Non contento dela Russia, salpò su una nave con l’obiettivo di completare il primo giro del mondo russo. Si fermò nel Pacifico, si fece fare un paio di tatuaggi, nascose una scimmia nella stanza del comandante (per scherzo), fu cacciato dalla barca (e poi reintegrato) e, per rendersi simpatico a tutti, fece ubriacare il prete della nave e, mentre era sbronzo, incollò la sua barba al pontile. Superò il segno e venne spedito in Siberia.
A.K.. cioè Alexei Konstantinovic Tolstoj (1817-1875), invece, era un poeta e uno scrittore satirico. Un tizio molto simpatico: insieme a una serie di cugini scriveva canzoni e poesie umoristiche e satiriche con lo pseudonimo “Kozma Prutkov”. Si era interessato anche di storia nazionale: scrisse, alla maniera di Shakespeare, una trilogia su tre diversi zar. Era convinto che la Russia fossse un grande stato, ma privo di qualsiasi ordine. E forse aveva (ha?) ragione.
Piotr Andreyevic Tolstoj (1645-1729), invece, fu il fondatore della dinastia. Era molto vicino allo zar Pietro il Grande: e fu un suo fedele alleato. Prima divenne ambasciatore presso l’impero ottomano, poi salì fino a diventare un pezzo grosso dell’amministrazione. Addirittura, lo zar affidò a lui uno dei compiti più delicati della sua vita: convincere il figlio Alexei a rientrare in Russia dopo la fuga da Carlo VI e assumersi le sue responsabilità di erede al trono. Tolstoj accolse l’incarico e lo svolse al meglio: andò nel Sacro Romano Impero, dove regnava Carlo VI, raggiunse il principe e, con un paio di trucchi, lo fece tornare. Alexei ci cascò: al suo rientro, Pietro il Grande fece torturare i suoi amici (per evitare distrazioni) e poi, convintosi che fosse un debole, preda troppo facile degli altri nobili, decise di farlo uccidere.
Dmitri Tolstoj (1823-1889) fu ministro dell’Interno dello zar. Promosse una politica reazionaria, impose l’obbligo di insegnare il latino nelle scuole e soppresse ogni tentativo di diffusione di nuove forme di pensiero – nel timore, a quanto pare, di vedere nascere movimenti liberali in grado di minare le fondamenta del potere del re. Nel 1882 firmò i “Regolamenti Temporanei”, che limitarono la libertà di stampa.
Alexei Nikolaevic Tolstoj (1883-1945) era uno scrittore, ma meno bravo del più celebre Leo. Fu un grande sostenitore dell’Unione Sovietica, ma questo non bastò per impedire che venisse comunque mandato in esilio. Quando ottenne il permesso di rientrare, scrisse opere storiche e di fantascienza. A Stalin piacevano molto, soprattutto perché Tolstoj, raccontando le gesta di Pietro il Grande, suggeriva un paragone tra lo zar e il nuovo leader comunista. Vinse molti premi Stalin.