Per non mandare in fumo la salute sono meglio le sigarette elettroniche?

La rivista Strade ha organizzato una tavola rotonda per parlare di un settore in ripresa, ma spesso al centro di poca chiarezza normativa. Una decina tra esperti e parlamentari, rigorosamente bipartisan, fanno il punto sulle e-cig. «Una valida alternativa per chi non riesce a smettere di fumare»

Dan Kitwood/Getty Images

Le sigarette elettroniche come alternativa ai danni del fumo. In Italia, e non solo, se ne discute da tempo. Le e-cig possono rappresentare un valido strumento per raggiungere l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite e ridurre di un terzo il numero di fumatori nel giro di dieci anni? Da qualche tempo il dibattito è arrivato anche in Parlamento. Alla vigilia dell’esame della legge di Stabilità, alcuni deputati e senatori si sono incontrati a Roma per approfondire l’argomento. Non è un novità. Già la scorsa primavera era nato un intergruppo parlamentare, rigorosamente bipartisan, con l’obiettivo di normare e rilanciare il settore e tutelare gli interessi degli “svapatori” di tutta Italia.

Appuntamento a Palazzo Santa Chiara, a due passi dal Pantheon. Un workshop organizzato dalla rivista Strade e da Vapitaly per fare il punto sul futuro di una realtà spesso al centro di poca chiarezza, anche legislativa. Due ore di confronto, in cui si sono alternati una decina di parlamentari ed esperti del settore. Tra questi l’oncologo Umberto Tirelli, direttore della divisione oncologica dell’Istituto tumori di Aviano, e Pasquale Caponnetto, docente di psicologia clinica e generale presso l’Università di Catania, rappresentante della Lega italiana antifumo. E poi, tra gli altri, i parlamentari Ignazio Abrignani, Pippo Civati, Aldo Di Biagio. Con loro anche i senatori Maria Rizzotti e Maurizio Romani, vicepresidenti della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama.

«Il tabagismo – ha spiegato la ministra Beatrice Lorenzin pochi giorni fa alla Camera – costituisce ancora oggi il primo fattore di rischio di malattie croniche non trasmissibili. Se è vero che muoiono 700mila persone ogni anno per motivi correlati al fumo, in Italia ne muoiono tra le 70mila e le 83mila. Un numero veramente ingente»

Sullo sfondo della discussione resta un settore in ripresa. Le sigarette elettroniche sono un prodotto che oggi incontra il favore di due milioni di consumatori, assicurando decine di migliaia di posti di lavoro. Al netto dell’aspetto economico, però, la priorità è la salute dei cittadini. Al convegno sono in molti a ritenere il vaping una valida alternativa terapeutica per chi non riesce a smettere di fumare. Lo scenario, del resto, è preoccupante. È il ministero della Salute a fornire i dati del fenomeno. «Il tabagismo – ha spiegato la ministra Beatrice Lorenzin pochi giorni fa alla Camera – costituisce ancora oggi il primo fattore di rischio di malattie croniche non trasmissibili. Se è vero che muoiono 700mila persone ogni anno per motivi correlati al fumo, in Italia ne muoiono tra le 70mila e le 83mila. Un numero veramente ingente». Le sigarette elettroniche rappresentano una risposta al problema? La ministra, in Aula, ha preso tempo. Rispondendo a un’interrogazione ha spiegato che fino a questo momento lo scarso numero di studi pubblicati in materia «non consente di raggiungere una conclusione». Assicurando allo stesso tempo di voler approfondire ulteriormente l’argomento.

Molti non la pensano allo stesso modo. Qualche settimana fa il comitato scientifico internazionale sulla sigaretta elettronica ha inviato una lettera alla titolare della Salute, presentando alcuni dati. Se in Europa i morti da fumo sono oltre 700mila l’anno, la stragrande maggioranza dei decessi potrebbe essere evitata con una concreta attività di prevenzione. «Le persone – si legge – fumano per la nicotina, ma muoiono per il fumo. E questo perché la stragrande maggioranza delle malattie fumo correlate nasce dall’inalazione di catrame, particelle e gas tossici. Al contrario le sigarette elettroniche possono eventualmente rilasciare nicotina al netto delle sostanze tossiche presenti nel fumo di sigaretta». Altrove, il dato è già stato confermato. E così, si legge ancora nella lettera, «secondo l’ampio rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England (PHE), l’autorità sanitaria inglese, le elettroniche sono per il 95% meno dannose rispetto alle sigarette convenzionali e possono contribuire a salvare migliaia di vite umane».

Da qui la necessità di approfondire le questioni normative relative alle e-cig. A partire dall’aspetto fiscale. Perché un’alternativa al tradizionale consumo di tabacco – potenzialmente un valido contrasto ai danni dal fumo – continua a essere sottoposto a un’analoga tassazione? Alcuni dei parlamentari presenti al workshop hanno già assicurato un impegno in tal senso. L’obiettivo, concreto, potrebbe essere quello di rivedere le percentuali d’accisa che oggi gravano sui liquidi con nicotina.

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