È uno degli oggetti più umili e familiari che si possegga, ed è anche uno, in realtà, dei meno conosciuti: la matita. La fabbricazione di uno degli strumenti più diffusi negli uffici e nelle case delle persone rimane, al momento, un procedimento noto solo agli specialisti. Eppure, come scrisse già nel 1958 Leonard Read, in un saggio fondamentale nella storia del pensiero economico (almeno, del pensiero economico di una certa scuola), intitolato I, Pencil, il processo di lavorazione che porta alla creazione delle matite del mondo è enorme e complesso, e richiede una quantità di attori immensa. Il tutto, conclude Read, è possibile grazie alla spinta, quasi sovrannaturale, del libero mercato.
Tralasciando la filosofia sottostante, le osservazioni di partenza sono indiscutibili: per fare una matita serve il legno – e quindi servono alberi, magari coltivati all’uopo, servono uomini che si occupino del taglio, del trasporto e della lavorazione, e ancora altri uomini che, prima, abbiano elaborato le tecniche e gli strumenti necessari per tutte queste operazioni, dalle asce alle funi ai camion e alla benzina per muovere i camion – servono gli strumenti per dare la forma della matita, servono le vernici per colorarla – e allora servono anche tutte le complicate elaborazioni chimiche precedenti, e gli strumenti scientifici per svilupparle e prima ancora per immaginarle – Infine, serve la mina.
Ecco, questo video si occupa proprio di questo: di come si crea la mina di una matita. E non lo fa come qualsiasi servizio di un tg scadente, cioè andando in una fabbrica di matite e intervistando qualche artigiano. Va invece a pescare l’origine stessa della matita, cioè della grafite, immergendosi nel passato primordiale in cui si formò questo materiale, cioè all’origine dell’universo. Un viaggio enorme, se si considera l’oggetto da cui parte.