XFactor, la versione dei Jarvis: o firmi per cinque album o sei fuori

Tra i 12 finalisti i Jarvis si sono ritirati, "per motivi personali" dice il programma. In realtà le cose non stanno così. Ecco il vero motivo per il quale la band milanese non è in finale

Succede.

Non ci puoi fare niente.

O meglio, potresti lavorarci un po’ su, perché nella vita non è che le cose capitano per caso e uno le deve prendere a scatola chiusa. Puoi, anzi, devi reagire, prendere la situazione in pugno, provare a piegare gli eventi. Ma in fondo succede. Per quanto ci provi succede. Sei lì che fai tutte le cose giuste. Le azzecchi tutte. Ci metti un po’, magari, fatichi a prendere le misure ma alla fine ce la fai, sei perfetto, gli altri ti guardano e non possono che convenire sul fatto che finalmente hai quadrato il cerchio. E proprio in quel momento pensi di poter fare tutto, ti senti onnipotente, e fai un capitombolo davanti a tutti che manda allegramente a puttane quanto costruito fino a quel momento.

Prendete X Factor. Dopo una partenza col botto, con Giusi Ferreri, versione Rai 2, il programma sembrava non ingranare. Cioè, la gente se lo vedeva pure, ma dei vincitori non c’era traccia (Aram Quartet? Matteo Beccucci? Nathalie?) e anche degli altri concorrenti non è che fossero piene le classifiche. Un po’ meglio coi giudici, ma anche lì, chi emergeva lo faceva per qualità proprie, non certo per il programma. Mara Maionchi è un gigante, ma lo era già come discografica. Morgan. Dai, siamo seri, Morgan è sempre stato Morgan, anche quando era nei Golden Age. Comunque, edizione dopo edizione X Factor, inteso come produzione, autori, insomma, come programma, ha preso le misure. Il passaggio a Sky è poi stato vitale. Perché Cattelan si è dimostrato molto bravo. Perché le puntate più brevi hanno giovato. Perché a Sky sanno fare il loro lavoro.
Chiaro, di musica non se n’è mai vista, ma questo è un dettaglio, quando si parla di un programma musicale. Fortunatamente c’è stato Mengoni, uscito quando ancora erano in Rai, che in qualche modo ha sollevato il marchio, dimostrando che qualcosa di buono da lì c’è uscito. Poi si potrebbe spiegare che Mengoni è diventato Mengoni proprio quando si è scrollato di dosso l’ombra di X Factor, ma queste sono sottigliezze. Tutto sembrava filare liscio.
E quelli di X Factor, una macchina ormai lanciata su un’autostrada deserta, si sono distratti. Non hanno guardato la strada, e si sono andati a schiantare contro il Jersey che divide le corsie. Un vero botto.

Quelli di X Factor, una macchina ormai lanciata su un’autostrada deserta, si sono distratti. Non hanno guardato la strada, e si sono andati a schiantare contro il Jersey che divide le corsie

La storia un po’ la sapete. Magari vi mancano i dettagli. Ve li raccontiamo noi. Siam qui per questo, no?

Durante le audizioni è saltato fuori il casino dei montaggi. C’è stato questo ragazzo, Danilo D’Ambrosio, che ha accusato il programma di averlo volutamente messo in ridicolo, facendo passare la sua audizione per un insuccesso, mentre tutto era filato più che bene. Dimostrare che nel montaggio avevano falsato la realtà è stato per lui semplice, perché Arisa aveva due abiti diversi, uno all’inizio e uno alla fine dell’esibizione. Il video in cui D’Ambrosio lancia il suo j’accuse ha fatto milioni di visualizzazioni, mettendo un po’ nei guai X Factor, che ha risposto peggio di quanto non avessero fatto i montatori. Invece di dire, “Scusa, ci è venuto male il montaggio” si sono lasciati andare a una sorta di supercazzola, col risultato che si sono beccati migliaia di insulti nei social. Funziona così, oggi, fidatevi di chi ci passa quotidianamente.

Uno dice, ok, ho avuto una brutta esperienza ma ne ho fatto bagaglio e cerco di migliorare. Di non sbagliare più. Invece X Factor è riuscito a fare anche peggio. Questa la storia, raccontata dalla viva voce di uno degli involontari protagonisti. Alle audizioni, se avete seguito il programma ben lo ricorderete, si è messa in evidenza una band di ragazzini milanesi sul brit-pop. Si chiamano i Jarvis, e hanno eseguito una versione di Mrs Robinson di Simon e Gartfunkel in stile Lemonheads. Durante le audizioni si è sentito Alvaro Soler parlare per primo, tra i giudici, e dire che gli piaceva solo il bassista, gli altri dire che erano “verdi”, intendendo acerbi, ma che piacevano e passavano il turno. In rete, se cercate bene, trovate la versione reale di quella audizione, coi commenti di tutti i giudici e quello di Alvaro che arriva alla fine, ripreso con uno smartphone dalla platea, lì tutti sono concordi nel riconoscere il talento dei ragazzi. Poi li si è visti ai Bootcamp, finire tra i sei destinati alla successiva tappa, quella degli Home Visit. A guidare le band proprio Alvaro Soler, che però è apparso più volte in balia di un non ben precisato demone interiore. Il fatto che tutti i giudici avessero le capsule che fungono da cuffie potrebbe spiegare più che qualcosa a riguardo.

Un passo indietro, il loro manager, Larsen Premoli, mi racconta che la loro partecipazione a X Factor non è stata una loro idea. Un redattore del programma li ha avvicinati al Rock’n’ Roll di Milano, storico locale dove si tengono live in zona Stazione Centrale, fingendo di trovarsi lì per caso e invitandoli a presentarsi alle audizioni. Il ragionamento espresso dall’autore, dice il manager, è stato semplice. Gli ultimi artisti che hanno funzionato tra quelli usciti dai talent sono state band maschili, dai Dear Jack di Alessio Bernabei ai The Kolors. X Factor non ha mai fatto nulla di rilevante, a riguardo, questo sarebbe potuto essere l’anno giusto.
I ragazzi partecipano.
Firmano un faldone di contratto con la produzione che li impegna, successivamente, a firmarne uno per i Bootcamp, e poi uno per gli Home Visit. Nel caso di ingresso nei Live il contratto con la Fremantle, casa di produzione cui Sky ha affidato il programma, prevede l’impegno a firmare un nuovo contratto, pena l’esclusione dal programma.

E qui succede il fattaccio. I ragazzi volano a Barcellona, da Alvaro Soler (che per altro sembra sia nel programma a carico di Sony Spagna, cioè solo ed esclusivamente per promuovere se stesso). Qui passano il turno, in compagnia di Daiana Lou e Les Enfants. Baci, abbracci, complimenti, ci si vede a Milano. Peccato che i nodi vengano al pettine.
I ragazzi, ci racconta il manager, vengono convocati in Sony per firmare un megacontratto onnicomprensivo, che riguarda ovviamente tutta la parte televisiva, con tanto di schede mediche approfondite, ma anche con una opzione discografica importante. Cinque album più uno, con 12/18 mesi ciascuno. Come dire, potrebbe arrivare a durare quasi dieci anni.

I ragazzi volano a Barcellona, da Alvaro Soler. Qui passano il turno, in compagnia di Daiana Lou e Les Enfants. Peccato che i nodi vengano al pettine. I ragazzi, ci racconta il manager, vengono convocati in Sony per firmare in contratto di cinque album più uno. Con 12/18 mesi ciascuno. Come dire, potrebbe arrivare a durare quasi dieci anni

La parte televisiva era prevista, la seconda no, essendo in effetti la firma di un contratto con Sony in realtà il premio per la vittoria finale di X Factor. Vincolarsi per così tanto tempo, per altro unilateralmente, visto che la Sony può serenamente decidere di non esercitare l’opzione entro quarantacinque giorni, è una sorta di suicidio, per chi ha venti anni e magari non è così convinto che la faccenda abbia preso la piega giusta. Inizia un braccio di ferro. Braccio di ferro si fa per dire. Perché i ragazzi, come tutti gli altri concorrenti, vengono sostanzialmente separati, e forzati a firmare. Del resto, la firma del primo contratto era stato ancora più singolare, come già si era evinto dalle testimonianza di concorrenti alle edizioni precedenti. A fronte di un papiro di qualche centinaio di pagine i concorrenti si ritrovano a dover apporre firme sul momento, senza poter leggere, ma alla presenza di un legale fornito dalla produzione (c’è, è vero, un’elezione di un legale di fiducia, ma viene scelto in una rosa di tre nomi, offerti tutti dalla produzione, come dire: “scegli questo mio legale, quest’altro mio legale e l’ultimo legale, sempre mio”). Nessuna lettura. Nessuna possibilità di confrontarsi con un parente, un amico, un manager, appunto. Il contratto prevede una scrittura artistica con Fremantle, un contratto di opzione discografica per cinque album più uno con Sony (eventuali Ep o lavori con meno di nove tracce fuori dal contratto), contratto di edizioni musicali con Sony Publishing, contratto di management con Sony, e contratto di Booking delegato a Sony , in attesa di successivi accordi. Il tutto ovviamente forti del fatto che i concorrenti, anche quelli che verranno eliminati, sono sotto vincolo di riservatezza, a differenza, per dire del manager, presente in tutte queste fasi e nostra guida in questa vicenda. Si rinuncia a ogni vincolo manageriale precedente, e ci si lega per qualcosa che potrebbe risultare lungo per un ragazzo molto giovane, cinque anni.

I Jarvis, che sono passati, che prima erano stati invitati a partecipare, che sanno di essere una priorità del programma, perché questa cosa è stata più volte ripetuta loro, non accettano. Volano parole grosse. Partono lettere di diffida. Minacce di richieste danni ingentissimi, perché adesso arriva il problema: a Barcellona Alvaro Soler ha scelto loro, mica i Soul System, che verranno ripescati al posto loro.

Una bella tegola. Che per di più viene anticipata online per un ennesimo errore della produzione. Qualcuno carica la pagina di X Factor nuovo su Wikipedia. Coi concorrenti che andranno ai live. Ci sono errori, in tutte le squadre, ma il nome dei Jarvis non c’è. Peccato che il manager, abilitato a modificare pagine dell’enciclopedia online più famosa della rete, intervenga e sottolinei come i Jarvis fossero stati scelti e poi si siano ritirati proprio per non voler firmare un contratto non previsto e capestro. La cosa non sfugge ai più attenti. Si va di screenshot. Si va per social.

A questo punto ci si chiede, come la racconteranno nella puntata dedicata agli Home Visit? Cosa faranno diranno tutto per come è andato, certo, ma come?

Va in onda la puntata incriminata, e già subito dopo l’esibizione dei Jarvis si capisce che piega sta prendendo la faccenda. Alvaro ne parla in maniera tiepida, quasi negativa. Arrivano i sostituti, i Soul System, gruppo di veronesi di origini africane, e invece è tutto un sorriso del cantane spagnolo. No, non ditemi che volete cambiare tutto in montaggio, senza raccontare la faccenda come è andata…

Non vorrete trasfomare un Talent Fiction?

In rete già giri la versione reale dei fatti.

Colpo di scena, Alvaro elimina i Soul System. Colpo di scena i Jarvis sono dentro. Tutto come è andato in realtà.

A fine puntata arriva Cattelan che dice che questi sarebbero stati i gruppi in finale, ma i Jarvis, “per motivi personali” hanno deciso di non accedere ai live.

Oops.

Per motivi personali.

I Jarvis, che sono passati, che prima erano stati invitati a partecipare, che sanno di essere una priorità del programma, perché questa cosa è stata più volte ripetuta loro, non accettano. Volano parole grosse. Partono lettere di diffida. Minacce di richieste danni ingentissimi. A fine puntata arriva Cattelan che dice che questi sarebbero stati i gruppi in finale, ma i Jarvis, “per motivi personali” hanno deciso di non accedere ai live

Bene. Ora sapete i motivi personali. I Jarvis non hanno voluto firmare un contratto non previsto con la Sony. Hanno ricevuto lettere di diffida che facevano riferimento a un impegno preso con un contratto a firmare, sostanzialmente in bianco, un futuro contratto, di cui non conoscevano il contenuto, una volta che fossero stati presi ai live. Hanno richiesto di poter leggere il contratto in anticipo, ma non ne hanno avuto modo. Hanno semplicemente chiesto del tempo, e la possibilità di fare le cose secondo criterio. Così non è stato. Per questo sono stati sostituiti.

Nessun motivo personale. Non ci sono motivi personali nel non voler firmare un contratto al buio. Non ci sono motivi personali nel non voler firmare un contratto discografico vincolante per cinque anni, questo mi sottolinea il loro manager, Larsen Premoli.

Torniamo all’inizio di questo articolo.

Peccare di superbia non paga. Perché i tipi di X Factor sono stati disattenti, sicuri di poter fare come volevano. A quanto pare avrebbero cambiato le regole in corsa, e sono stati smascherati. La rete, si suppone, farà il resto. Nella risposta data a Danilo D’Ambrosio la conclusione parlava di come per X Factor la regolarità e rispetto dei contratti fosse principio primario. Ecco, la sensazione è che le cose non stiano esattamente così.

Ora partirà la gara, per altro in clamorosa assenza di quei talenti che così tanto erano stati sbandierati durante le audizioni. Per dire, Manuel Agnelli, a squadre già chiuse, ha rilasciato a Vanity Fair un’intervista in cui dichiarava: sto cercando il nuovo Lou Reed. Pensa forse che uno dei suoi tre concorrenti possa essere il nuovo Lou Reed? Se così è, temo, o lui o noi non abbiamo capito qualcosa.

Sia come sia, quella che sembrava una macchina lanciata in autostrada, bella, fiammante, coi sedili nuovi con ancora su il cellophane si è schiantata contro il Jersey che divide le corsie. Invece che il programma dei talenti ci sembrava il programma dei Giudici, ma si è dimostrato il programma degli autori. Distratti. Peccato. Ce ne faremo una ragione.

Ps: Subito dopo la fine del programma è iniziato online il Ping pong di ipotesi su questa faccenda. Un commento a nome della band che anticipava questo articolo ha lasciato intendere che non si trattava di rinuncia per questioni personali, quindi, impossibilitati a parlare coi diretti interessati e con Premoli, che ha parlato con noi, alcuni hanno ipotizzato che fossero stati esclusi, per un precedente fantomatico contratto già esistente con l’altrettanto fantomatica Reclab Records. Reclab è il nome dello studio di Premoli, con cui i Jarvis, band già attiva e già vincitrice di svariati premi come un Mtv Awards, hanno lavorato. Il tutto era palese. Siamo invece sicuri che nessuno dei concorrenti entrati nei live avesse altri contratti in essere? Stay tuned, come dicono i giovani.

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