Allora, io lo so che hanno eletto Donald Trump e adesso non si fa altro che parlare di questo. Ma, se permettete, invece che parlare a caso di politica, parlo con cognizione di causa di un argomento che maneggio meglio, ossia le relazioni.
Sempre più spesso inciampo in articoli, pubblicati o condivisi dalle principali testate italiane, che mi parono scritti da delle epigoni di Pollyanna sotto MDMA. Questi pezzi, con magistrale perizia d’analisi, parlano, per esempio, di cosa provi quando hai 30 anni e ti si incarnisce un pelo; oppure di come cambia la tua vita nel momento in cui non riesci più a reggere una sbronza come quando di anni ne avevi 18; oppure di quanto sia bello sposarsi ma restando single; oppure ancora di quanto solo attraverso la diarrea di tuo figlio esperisci il vero amore, il senso più profondo della vita, l’irriducibile magia del creato.
A volte ho letto, a volte ho rinunciato. Spesso ho iniziato e poi il contenuto era così stucchevole che ho rischiato uno shock iperglicemico e ho mollato il testo a metà. Fino a che non ho scorto questo articolo pubblicato da Huffington Post e rilanciato da Repubblica, con oltre 10mila like sotto che, porcoggiuda, dirà cose interessanti, ho pensato.
Più lo leggevo e più mi chiedevo se fosse reale. Ho seriamente pensato che fosse un post per trollarci tutte, scritto da qualche sedicente ghost writer misogino intento a trattarci come delle decerebrate di 11 anni, senza neppure un grande sforzo creativo e di immaginazione. Così, giacché questo articolo nello specifico non è il primo e purtroppo non sarà neppure l’ultimo di questo filone di chick-post (la versione online della vituperata chick-lit), sento l’urgenza di scrivere una risposta reale, quanto meno non tossica, non nociva, non volta a ingrassare la principessa disneyana con la quale siamo, nostro malgrado, tutte obbligate in una scomoda convivenza culturale (che la retorica dell’uomo protettore e salvatore, benefattore, filantropo, sincero, eterno e monogamo, deciso ma sensibile, sicuro ma capace di autocritica, attento ma non zerbino, presente ma non oppressivo, legato alla famiglia ma non mammone, indipendente ma non egoista, passionale ma non puttaniere, ha fatto tipo più danni del buco dell’ozono).
1) Di fronte a innumerevoli alternative e infinite possibilità, quasi nessuno sceglie.
2) Quando si sceglie, nella contemporaneità, quasi sempre ci si chiede se sia la scelta giusta e solo con somma cautela, nel tempo, ci si risponde che forse sì, forse quella scelta può andare bene, per un pezzo della nostra vita (poiché il “per sempre” abbiamo già chiarito che non esiste, vero?). E affinché la storia prosegua decentemente la risposta deve essere unanime per entrambi gli astanti. Cosa che, non diciamoci minchiate, non è affatto scontata. Conoscersi e incastrarsi non è mica come avere un’apparizione sul cammino di Santiago. “Ha visto te e ha capito che cercava proprio te”. Seh. Vabbeh.
3) Se uno si innamora di te in 5 minuti forse dovresti chiederti che problema abbia. Perché in 5 minuti non può conoscerti. Manco in 1 settimana. Manco in 1 mese. Cercane uno equilibrato, che dia tempo a entrambi di capire se, da esseri umani e adulti, consapevoli ed evoluti, complessi e sviluppati, potete funzionare insieme e piacervi abbastanza da sopportarvi quando proprio vi starete sul cazzo (perché sì, gioia, naturalmente ci saranno momenti in cui vi starete profondamente sul cazzo).
4) Essere il suo primo pensiero al mattino e il suo ultimo pensiero alla sera è affascinante, specie in virtù del fatto che generalmente il primo pensiero di un uomo al mattino è fare la cacca, e l’ultimo prima di dormire è evacuare le sacre gonadi, all’occorrenza con del terapeutico onanismo, accompagnato da un sapiente surfing su pornhub.
E se proprio vogliamo dispensare consigli, dispensiamoli meglio. Diciamo che è giusto capire che valore abbiamo, come donne e come individui. Che è giusto scegliere compagni che ci migliorino o che, per lo meno, non ci danneggino. Che è importante conservare la propria autonomia di pensiero e di vita, ma anche imparare a condividersi, perché è una cosa che s’impara, quella
5) “Sei al centro della sua vita”. Siamo seri. Al centro della vita di un uomo c’è il lavoro. La mamma. Gli amici. La Champions. E comunque, in ogni caso, non vogliamo uomini di cui essere il centro di gravità permanente. E lì fuori non sono tutti Franco Battiato, e non si prenderanno cura di noi sollevandoci dai dolori e dai nostri sbalzi d’umore. Giustamente, a una certa, ci manderanno anche a cacare, se eccediamo con il nostro essere dolcemente complicate, sempre più emozionate e delicate. Fiorella Mannoia piace a noi. Ce la cantiamo e ce la suoniamo. Loro vogliono il comfort, quindi, ve ne prego, basta con questa propaganda fasulla sul maschio che viene e ci sceglie nel mare magnum di figa, proprio per quelle che siamo, amandoci esattamente con tutti i nostri scompensi, risolvendo i nostri irrisolti, subendo i nostri premestruo e accettando tutti i nostri complessi (che abbiamo, non è colpa nostra se ce li abbiamo, è normale, solo che non dovremmo pretendere che la soluzione al nostro sudoku ovarico sia in un maschio).
6) “Se sta con te non è per noia o per solitudine ma solo perché ti ama”. Innanzitutto, se sta con te è già un grande successo. Se non vi vedete 1 volta e poi addio. Se non vi state solo frequentando. Se non sei un’amica con benefici. Se non c’ha una moglie nascosta nella dispensa. Se non è in un momento particolare della sua vita in cui, sai, non è pronto. Eccetera. Secondariamente, almeno la metà degli uomini accoppiati, lì fuori, dai 25 anni in poi, è accoppiata allo scopo principale di avere una ciulata fissa, sicura e garantita (generalmente monosettimanale, al weekend; che poi, a ben vedere gli indici della libido nelle coppie di lungo corso si potrebbe discorrere anche di questo, ma non andiamo off-topic). Una percentuale indefinita e superiore al 50% di essi (ma sia chiaro, lo fanno anche le donne) tradisce, se consideri anche il sexting come tradimento probabilmente la percentuale arriva all’80 (nessuna fonte ufficiale, solo testimonianze, racconti, esperienze di vita vissuta). Quindi se sta con te, probabilmente è perché ti ama. Probabilmente state bene insieme e sei capitata al momento giusto e al posto giusto. Ma non sei la sua anima gemella perché le anime gemelle sono come i gettoni telefonici: non esistono più. Prima di stappare una bottiglia di Veuve Clicquot, con tutta la pletora di zie e amiche, urlando che hai trovato l’amore eterno e che ti sei accasata, fammi un favore: ASPETTA.
7) “Non ci saranno motivi di confusione, fraintendimenti o zone grigie. Ci sarà sempre”. Certamente. Sigourney Weaver quando compare? Ridley Scott? No, amica. Non è vero che sarà presente ogni giorno. E neppure tu per lui. Perché a volte vi allontanerete, a volte avrete preoccupazioni altre, e la sfida sarà non perdersi in quei momenti. L’assoluto non esiste, viviamo in un mondo reale, non in quello della fata turchina e dei topi che cantano. Nel mondo reale, le nostre vite sono sottoposte a infinite sollecitazioni, quindi mi spiace dirtelo ma non starà lì ogni giorno a farti un diagramma di flusso per spiegarti che tu per lui sei “l’unica e la sola”. Soprattutto: gli uomini hanno delle capacità dialettiche ridottissime su questi temi, grazie al cielo, altrimenti non ne usciremmo vivi mi verrebbe da dire. Loro dimostrano con i fatti e quelli sì, quelli hai diritto di valutarli. Ma sappi che non sarà mai tutto bianco o tutto nero, se non per brevi periodi. E che a volte dubiterai, a volte sopporterai, a volte ti sopporterà, a volte ti chiederai se volete ancora le stesse cose, se avete ancora le stesse priorità, perché non è un assistente sociale e neppure uno psicoterapeuta. Perché le tue insicurezze sono tue e non è che questo può stare lì a rimpinguarti l’ego ogni due per tre. E spesso anche in coppia ci si sente soli. E spesso non ci si comprende. E amare vuol dire lavorare a tutto questo, non credere agli elefanti rosa che volano nei cieli di zucchero filato.
Dobbiamo valutare che sia una persona per bene, innanzitutto, e che ci piaccia davvero. Che siamo capaci di stimarlo e di rispettarlo. E che lui si in grado di fare altrettanto. E poi, eventualmente, che vogliamo la stessa cosa, cioè intessere una relazione e impegnarci per farla funzionare
8) Un altro mito falsissimo: “ti racconterà tutto ciò che c’è da sapere sul suo conto se non di più e vorrà sapere tutto di te, anche i più reconditi segreti”. Più che un mito, è proprio una visione sbagliata. Sei sicura di voler sapere tutto di lui? E, soprattutto, sei sicura di volere che sappia tutto di te? Che possa reggerti tutta, come sei? Amore non significa trovare uno a farne la discarica di tutte le tue scorie emotive. Vuol dire essere la persona migliore che puoi essere, quella che sei diventata e quella che hai scelto di diventare. Ciò che conta è il risultato finale e dovremmo imparare a non giudicarci per il passato.
9) “Stai con chi lotterà per te in quei momenti difficili”. Basta. Non vogliamo principi che lottino per noi, a cui demandare la sconfitta dei draghi che ci tengono in ostaggio. Vogliamo, se mai, un compagno. Un pari. Un partner. Un lifemate. Qualcuno che non scappi, quando arriveranno “le notti più lunghe e più buie”. Qualcuno che sappia esserci, anche quando le cose andranno di merda. E che ci consenta di fare altrettanto, quando quello in difficoltà sarà lui.
10) Se “non si accontenterà mai del tuo silenzio e te ne verrà a chiedere ragione” forse è un pirla perché, a volte, i silenzi sono preziosissimi. Perché a volte le parole nuocciono, dicono troppo, rispondo a urgenze momentanee e feriscono più di quanto dovrebbero. E, spesso, non si dimenticano, non si rettificano, una volta vomitate restano lì. A volte il silenzio serve a pensare e ad elaborare. Quindi, piuttosto, preferiamo qualcuno che sappia rispettare i nostri silenzi. Se è proprio zelante, interpretarli. Di sicuro non uno che pretenda di farci parlare quando sentiamo che non dovremmo o vorremmo farlo. Le dinamiche di coppia sono un po’ più complesse del “che c’hai?” – “niente” – “eddai, dimmi che c’hai”.
E se proprio vogliamo dispensare consigli, dispensiamoli meglio. Diciamo che è giusto capire che valore abbiamo, come donne e come individui. Che è giusto scegliere compagni che ci migliorino o che, per lo meno, non ci danneggino. Che è importante conservare la propria autonomia di pensiero e di vita, ma anche imparare a condividersi, perché è una cosa che s’impara, quella. Le dosi, si affinano nel tempo. Le relazioni sono come i colloqui di lavoro: ci vuole esperienza per imparare a farli bene.
Diciamo che gli uomini non sono esseri perfetti, e noi non siamo una religione alla quale loro votano la propria vita. Diciamo che il lavoro su noi stesse non termina mai e non può essere subappaltato neppure al più azzurro dei principi.
Diciamo che dobbiamo valutare che sia una persona per bene, innanzitutto, e che ci piaccia davvero. Che siamo capaci di stimarlo e di rispettarlo. E che lui si in grado di fare altrettanto. E poi, eventualmente, che vogliamo la stessa cosa, cioè intessere una relazione e impegnarci per farla funzionare. Che è una roba difficilissima.
Non solo per loro, ma anche per noi, che spesso siamo convinte di volerla e nei fatti non la vogliamo, o non sappiamo averla. E che potrebbe anche non succedere mai. E che non c’è pene sapiens che meriti un’attesa così lunga, carica di aspettative come questa, perché se ti aspetti che un super-eroe venga a proteggerti dai mali del mondo, a chiarirti che donna vuoi essere, a montarti le mensole, a leggerti attraverso, a comprendere in ugual misura le tue fisime e il motore di una macchina, a lasciarti libera ma a essere anche un pochino geloso, a farti ridere e ad asciugarti le lacrime, a incoraggiarti e tifare sempre per te senza sentirsi mai sminuito, a volerti ogni giorno senza dubitare mai, ad accudirti e a lasciarsi accudire, insomma, è quasi certo che andrai solo incontro a delusioni cocenti.
Grazie al cielo, però, c’è la vita vera, e quella fa il suo corso.
Ci sono le strade che s’incrociano e poi s’allontanano.
Ci sono i pezzi di cammino fatti in compagnia e poi ce ne sono altri, per cui si procede da soli.
Grazie al cielo, quella esistenziale è una dialettica infinita, finché non si crepa.
Grazie al cielo, esistono le persone, che sono imperfette ma moderatamente perfettibili.
Grazie al cielo, siamo donne a cui hanno insegnato a non accontentarsi e che stanno imparando a non essere incontentabili.