Comunque andrà a finire, il vincitore sarà Renzi

A prescindere dall’esito, il referendum costituzionale finirà per rafforzare la posizione del capo del governo. È la conseguenza inevitabile della personalizzazione e politicizzazione della partita. Anche in caso di sconfitta, infatti, Renzi aumenterà il proprio consenso elettorale

Gentile Direttore,

L’ho già detto, scritto e lo ripeto anche in questa prestigiosa sede: che prevalgano i Sì o i No, in occasione dell’imminente referendum sulla riforma costituzionale, il vincitore della partita sarà comunque, e sempre, Matteo Renzi. Lungi da me, tengo a precisare, essere iscritto tra i sostenitori del presidente del Consiglio, anzi. Il fatto è, però, che la campagna per la consultazione del 4 dicembre non ha preso – come accade altrove, nelle democrazie davvero mature – il verso del merito, ma quello di una vera e propria politicizzazione, con una personalizzazione eccessiva di un appuntamento così importante per la vita di noi cittadini. Il paradosso è, che alla fine, quale che sia l’esito, si verificherà un rafforzamento della posizione appunto del capo del governo. Il perché è semplice. Se ad imporsi sarà il Sì, per il premier sarà un indiscusso successo, dal momento che in tanti hanno avuto la geniale intuizione di dare vita ad una sorta di Santa Alleanza contro di lui ed il suo esecutivo. Ma pure se a trionfare fossero i No, ci si deve ricordare che il Partito democratico con i suoi alleati, alle ultime elezioni politiche, ha ottenuto circa il 35% dei voti e, nel momento di massimo splendore, alle Europee del 2014, ha toccato quota 40%. Se l’ex sindaco di Firenze perderà un referendum che ben presto, per colpe anche sue ovviamente, si è trasformato in una specie di plebiscito sulla sua persona, beh il risultato sarà comunque notevole, visto che il Sì si attesterà nettamente oltre le percentuali delle Politiche e, probabilmente, delle Europee. In questo caso, Renzi rivendicherà comunque il consenso ottenuto e resterà – con buona pace dei benpensanti – una figura centrale all’interno della vita politica nazionale. Il problema, serio, è che gli oppositori del premier pensano di poter essere decisivi per la formazione di un governo tecnico o di grande coalizione, dimenticando che in una simile ammucchiata chi conterà sarà l’azionista di maggioranza e scordandosi che – in tempi di antipolitica dichiarata – una situazione del genere avrà il solo effetto di indebolire tutte le forze unite e di rafforzare semmai quelle di opposizione, legate a Matteo Salvini e Beppe Grillo. E le conseguenze, ben tre, saranno dunque inevitabili: addio definitivo alle riforme, esecutivo prettamente consociativo, consolidamento del fronte per il ritorno del sistema proporzionale. Ecco perché, gentile Direttore, i più formidabili alleati di Renzi sono proprio i suoi più fieri, feroci detrattori.

*Giovanni Guzzetta – Costituzionalista e Coordinatore Comitato Referendario Insìeme Sì Cambia

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