Credito più aperto, attenzione all’imprenditoria femminile: cambia il rapporto tra banche e Pmi

Nel suo sesto accordo con Confindustria, Intesa Sanpaolo ha annunciato un nuovo modello di valutazione del credito, basato su fattori qualitativi da affiancare a quelli numerici. L’ultima parola spetta alla Bce

JEAN-SEBASTIEN EVRARD/AFP/Getty Images

A parità di stato patrimoniale, le aziende non sono tutte uguali. Al loro interno hanno degli elementi, intangibili, che danno più garanzia di affidabilità. Solo che i metodi tradizionali nella concessione del credito – soprattutto dopo la stretta di Basilea 3 – non ne tengono conto. Per questo è un segnale da cogliere quello che ha dato martedì 15 novembre Intesa Sanpaolo presentando il sesto accordo con Confindustria per il finanziamento alle Pmi. «Abbiamo messo a punto un nuovo sistema di valutazione, basato su criteri più qualitativi – ha spiegato a margine dell’incontro il responsabile di Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, Stefano Barrese -. Guarderemo alla presenza di laureati nelle aziende, al numero di brevetti, all’appartenenza o meno a una filiera: tutte cose che non sono disponibili nella storicità dei bilanci». L’istituto anticipa che si terrà conto anche di aspetti come l’imprenditoria femminile e quella dei “nuovi italiani“. «Tutto il tema della valutazione degli “intangili” trova corrispondenza statistica nella sostenibilità delle imprese», spiega Barrese. Nella nuova metodologia dovrebbe rientrare anche altro: il settore e il posizionamento competitivo delle aziende, le loro strategie e i piani aziendali, la struttura proprietaria e di management, la capacità innovativa e di formazione, la strategicità della catena fornitore-champion. Tutto questo, però, al momento è solo un progetto, seppur avanzato, in attesa di un via libera da Francoforte. «Abbiamo già fatto override (uno “scavalcamento” che si attiva quando la valutazione della banca non è ricompresa nell’ambito del range di coerenza con il rating, ndr) nel corso dell’anno per quelle imprese che ne hanno le caratteristiche. Stiamo aspettando la valutazione della Bce. È qualcosa di cui per decenni si è parlato e che oggi è una realtà», ha concluso il responsabile della Banca dei Territori.

All’interno dell’accordo tra Intesa e Confindustria c’è anche un secondo modello di valutazione non tradizionale. È quello riservato alle startup e destinato a estendersi alle Pmi innovative. Si basa sull’algoritmo Dats (Due diligence assessment tool scorecard) ed è già stato inserito nelle regole di concessione del credito. Come spiegava una nota di Intesa, si tratta del «primo modello di valutazione “forward looking” adottato da una banca per i finanziamenti in debito, basato su logiche derivanti dalla valutazione in Venture Capital, mutuando le competenze costruite negli ultimi anni all’interno di Intesa Sanpaolo». Questo modello nelle intenzioni servirà di cogliere al meglio le opportunità offerte dal Piano Industria 4.0 del governo.

Per la valutazione del credito da assegnare alle startup si usa già l’algoritmo Dats (Due diligence assessment tool scorecard). È un modello di valutazione “forward looking” e si basa su logiche derivanti dalla valutazione in Venture Capital

Quello dell’industry 4.0 è d’altra parte un tema centrale all’interno dell’accordo tra la banca e l’associazione degli industriali. Tra i vari punti presentati c’è il finanziamento integrale delle spese per l’acquisto di beni strumentali che si avvarranno del superammortamento (al 140%) e del nuovo iperammortamento (al 250%). Le altre misure vanno oltre gli scopi del primo accordo, ossia di concedere una moratoria dei prestiti alle imprese in difficoltà – opzione scelta da 110mila imprese, per 40 miliardi di credito complessivo. In quella che nel frattempo è diventata “una tesi di laurea” (definizione di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria) o un “piano industriale” (Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa), ci sono cinque pilastri. Figurano dalla finanza per la crescita, il capitale umano, gli ecosistemi di imprese e integrazione di business, la nuova imprenditorialità (femminile e straniera) e soprattutto l’ultimo capitolo, il plafond da 90 miliardi in tre anni messo a disposizione delle imprese (non solo Pmi) come «linee di credito, finanziamenti e soluzioni oggetto dell’accordo».

Tra i punti più salienti c’è la messa a punto di una nuova piattafoma di crowdfunding, l’attività di formazione per gli imprenditori, il supporto alla creazione di attività di welfare aziendale per le aziende, le attività di alternanza scuola-lavoro per gli studenti, un sistema di valutazione ad hoc per le attività turistiche.

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