Ormai il sogno di vedere Hillary Clinton diventare presidente degli Usa può dirsi archiviato per sempre. Non è tramontato però quello di vedere accedere una donna (dem) alla poltrona presidenziale. Del resto, donne capaci e carismatiche nella politica Usa ci sono eccome, e sono in circolazione. Mettendo da parte l’ipotesi, tutto sommato prematura e in realtà non giustificabile, di candidare Michelle Obama (perché mai, poi? Solo perché ha detto dei bei discorsi negli ultimi mesi – nemmeno scritti da lei?), ci sono soggetti interessanti su cui l’elettore progressista può mettere gli occhi per seguirne la carriera.
Kamala Harris
È stata eletta come senatore dello Stato della California alle ultime elezioni. È un elemento importante perché Harris è la prima donna di colore a ricoprire questo ruolo dal 1999, cioè da più di 17 anni. Una ventata di novità (o meglio, un ritorno). È consapevole che per il suo elettorato questo non è un buon momento, ma ha parole di incoraggiamento per tutti:
“This is a moment that challenges us and I know we will rise to the occasion. We must not despair. We must not be overwhelmed or throw up our hands. It is time to roll up our sleeves and fight for who we are!” La vecchia retoria delle maniche da rimboccarsi, in fondo, funziona sempre ed è utile in tutte le occasioni.
Catherine Cortez Masto
Anche lei senatrice, ha vinto in Nevada ed è la prima senatrice latina della storia. Suo nonno era un immigrato messicano e, anche per questo, Cortez Masto si è opposta con forza alle parole di Trump sul muro al confine e si è schierata, a più riprese, a favore di Hillary. Ora, si può dire, ha tutte le carte da giocarsi per prendere il suo posto. Sul suo record personale, cioè sul fatto di essere la prima latina al Senato, ha detto solo che “Avrebbe dovuto succedere già molto tempo fa”.
Tammy Duckworth
Anche lei neo-senatrice dell’Illinois: prende il posto che fu di Obama. È una veterana di guerra e in un incidente con l’elicottero in Iraq ha perso le gambe, riducendo le funzionalità di un braccio. Nel suo programma ci sono le famiglie di working poors, i veterani, la necessità di rendere il college una possibilità alla portata di molte più persone. “Ogni giorno cerco di vivere all’altezza del sacrificio che i miei compagni hanno compiuto per portarmi fuori dal campo di battaglia. In Senato cercherò di onorare tutti i sacrifici compiuti, ogni giorno, dagli abitanti dell’Illinois”. Che dire? Grande persona.
Patty Murray
Anche lei è una veterana, ma di Washington: ha vinto la sua quinta elezione a senatrice. È stata definita “la mamma con le scarpe da tennis” per la vitalità e lo stile genuino. Ha dedicato gran parte della sua attività politica in difesa delle donne, si è occupata delle vittime di stupri e di assalti sessuali, ha creato un centro di ascolto e prevenzione per questo problema. È sulla cresta dell’onda da 24 anni e non ha nessuna intenzione di smettere.
Ecco, a guardare questi profili viene, per l’elettore democratico, qualche speranza. Tutto sommato, è meglio così: meglio, cioè, che la prima donna alla Casa Bianca sia una tra queste, o qualcuna di simile, anziché una moglie di, collusa e responsabile di guerre e interventi militari sbagliati, al centro di un traffico di denaro sospetto con la sua fondazione e poco esperta nell’uso delle email.