Dopo la polemica, ecco la novità. Il congedo di paternità potrebbe essere esteso a cinque giorni

Il presidente Inps Boeri ha sollevato la questione, ma in Parlamento diverse proposte di legge aspettano da anni di essere esaminate. Ora un emendamento alla legge di Bilancio potrebbe aumentare sensibilmente la paternità obbligatoria. «Una scelta che aiuterà la crescita dell’occupazione femminile»

Sean Gallup/Getty Images

Dopo la nascita di un figlio, i padri devono partecipare attivamente alla crescita della nuova famiglia. Anche attraverso un significativo periodo di astensione obbligatoria dal lavoro. In molti paesi Europei è già così, presto potrebbero esserci novità anche in Italia. Secondo diversi esperti, il congedo obbligatorio avrebbe un duplice effetto. Simbolico, perché tenderebbe a promuovere la parità tra genitori, tanto nelle responsabilità quanto nella cura dei figli. Ma anche pratico: con un impatto positivo sulla crescita dell’occupazione femminile. Il dibattito è in corso da tempo. Pochi giorni fa il presidente dell’Inps Tito Boeri si è schierato pubblicamente a favore del congedo di paternità obbligatorio. A suo giudizio si tratta di un intervento fondamentale. «Nel nostro Paese fare figli penalizza la carriera delle donne» ha spiegato al forum italiano del lavoro femminile “Elle Active!”. Da qui la necessità di esonerare i neopapà dal lavoro per almeno quindici giorni. Il tema fa discutere, eppure in Parlamento c’è chi ha sollevato la questione già da tempo. Quasi sempre inascoltato. Negli uffici di Camera e Senato attendono da anni tante proposte di legge. Tutte assegnate in commissione, tutte ancora in attesa di essere esaminate.

Si tratta di una decina di iniziative, rigorosamente bipartisan. La proposta di legge presentata a inizio legislatura dalla forzista Elvira Savino, ad esempio, vieta il lavoro per gli uomini nei primi quindici giorni dopo la nascita di un figlio. Termine raddoppiato nel caso di un parto gemellare. Due settimane è il periodo di congedo obbligatorio previsto da quasi tutte le altre proposte. Addirittura trenta giorni in un documento a prima firma Federica Mogherini depositato il 15 marzo 2013. C’è chi affida i dettagli a un successivo decreto legislativo, chi si limita a sancire un principio. Con l’obiettivo «di sostenere la scelta di tanti padri che vorrebbero avere un ruolo maggiore nella crescita dei propri figli ma non riescono a farlo a causa di una legislazione e di una cultura antiquate». Tra le tante iniziative, spicca il ruolo del Partito democratico. Esattamente un anno fa, proprio alla vigilia della sessione di bilancio, i dem hanno presentato due identiche proposte di legge a Montecitorio e Palazzo Madama. Due provvedimenti che prevedono un congedo obbligatorio di quindici giorni per tutti i padri, con un’indennità giornaliera pari al 100 per cento della retribuzione.

Nelle prossime ore la deputata Pd Titti Di Salvo depositerà un emendamento alla legge di Bilancio che estende il congedo di paternità obbligatorio a cinque giorni. È una proposta sottoscritta da tutti i deputati dem della commissione Lavoro, che secondo le stime necessita di un investimento di circa 50 milioni

La spiegazione è fin troppo evidente. Conciliare l’impegno lavorativo e la cura della famiglia è una difficoltà che oggi ricade quasi unicamente sulle donne. «Tra le lavoratrici madri – si legge nella pdl Mogherini – il 30 per cento interrompe il lavoro per motivi familiari, contro il 3 per cento dei padri». In totale sono circa 800mila le madri «che hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere a causa di una gravidanza, con lo strumento odioso delle dimissioni in bianco». Sullo sfondo, uno scenario che lascia perplessi. Oggi il tasso di occupazione femminile in Italia rimane molto al di sotto della media europea. Come si legge nella proposta di legge a prima firma Agostini (Pd), siamo al 46,5 per cento contro il 58,5 per cento dell’Ue. Differenze ancora più evidenti sul territorio. Se al Nord lavora il 56,6 per cento delle donne, infatti, nel Mezzogiorno la percentuale crolla fino al 30,8 per cento.

«In Norvegia i padri hanno diritto a sei settimane di congedo dal lavoro retribuito al 100 per cento. In Finlandia e in Svezia quattro settimane. In Danimarca, in Gran Bretagna e in Francia due settimane. Anche in Portogallo è stato introdotto il congedo di paternità obbligatorio con il diritto di astenersi dal lavoro per cinque giorni e con una retribuzione al 100 per cento»

La difficoltà di conciliare lavoro e impegno familiare va di pari passo con la mancanza di servizi: dall’assistenza agli asili nido. «Secondo l’Istat – si legge ancora nei documenti depositati a Montecitorio – l’assenza di servizi di supporto nelle attività di cura costituisce un ostacolo per l’ingresso nel mercato del lavoro di 489mila donne non occupate, cioè l’11,6 per cento, e per il lavoro a tempo pieno per molte delle 204mila donne occupate part-time, ovvero il 14,3 per cento». Sono dati che non lasciano spazio a dubbi. E non è un caso se in seguito a una gravidanza solo quattro madri italiane su dieci hanno ripreso a lavorare. Un problema che riguarda tutti. Tre anni fa il fondo monetario internazionale ha calcolato la perdita economica rappresentata dal gender Gap. «Se venisse colmato il divario – spiega la proposta di legge della dem Titti Di Salvo – il prodotto interno lordo aumenterebbe del 5 per cento negli Stati Uniti d’America, del 9 per cento in Giappone e del 15 per cento in Italia».

In molti paesi europei il congedo obbligatorio di paternità è già una realtà consolidata. In Norvegia i padri hanno diritto a sei settimane di congedo dal lavoro retribuito al 100 per cento. «In Finlandia e in Svezia – si legge nella pdl Mogherini – i padri hanno diritto a un congedo retribuito di quattro settimane. In Danimarca, in Gran Bretagna e in Francia a un congedo di due settimane. Anche in Portogallo è stato introdotto il congedo di paternità obbligatorio con il diritto di astenersi dal lavoro per cinque giorni e con una retribuzione al 100 per cento». Da noi il congedo si limita a due giorni, anche se presto potrebbero arrivare importanti novità. Nell’ottica di un percorso graduale, la legge di Bilancio potrebbe prevedere un passo in avanti verso le indicazioni del presidente Inps Boeri. Nelle prossime ore Titti Di Salvo depositerà a Montecitorio un emendamento che estende il congedo obbligatorio a cinque giorni. È una proposta sottoscritta da tutti i deputati dem della commissione Lavoro, che secondo le stime necessita di un investimento di circa 50 milioni di euro. «È una scelta dall’importante valore simbolico – racconta la deputata – ma non solo. Servirà per far crescere meglio i figli e insegnare molte cose ai padri. Ma soprattutto avrà degli effetti concreti sulla crescita del lavoro femminile».

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