Più del rispetto della religione, poté la quiete pubblica. E così Israele dice basta a tutto quel casino che fanno i minareti, soprattutto di notte. Il problema, almeno secondo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è che i muezzin, rinforzati dagli altoparlanti, disturbano le persone che dormono e che, visto che non ci si trova in Arabia Saudita, non hanno nessun interesse a partecipare alla preghiera. “Ricevo continue lamentele di persone che ogni giorno subiscono il rumore causato dal richiamo alla moschea dei muezzin”.
La libertà di culto “è al centro dei nostri interessi”, ma il governo è anche responsabile “della protezione dei cittadini dal rumore”. Per cui, “come succede anche in Europa”, è giunto il momento di silenziare le moschee. O, almeno, di abbassarne il volume.
La proposta è stata avanzata da Motti Yogev di Casa ebraica, un partito politico sionista, e da Robert Ilatov, di Ysrael Beiteinu, partito laico di destra. “Non siamo contrari all’osservanza religiosa”, sostengono, “ e soprattutto non siamo contro alla frase Allah è grande”, non sia mai. Il problema è che “non troviamo alcuna giustificazione, soprattutto con le tecnologie odierne, per svegliare nel cuore della notte le persone con richiami alla preghiera”. Perché non usare applicazioni sul cellulare? Perché non creare delle sveglie apposite? Del resto, “secoli fa non c’erano gli altoparlanti”, insinua. Non ci sono state resistenze all’applicazione della nuova tecnologia, che ai tempi del profeta non esisteva. Perché dovrebbero essercene oggi, invece?
La questione è delicata, e i due estensori della legge – a quanto pare – fingono di ignorarlo. In tutta risposta, il mondo islamico si è levato scandalizzato. Secondo Issawi Freji, del partito social-democratico Meretz, questo ultimo tentativo di legislazione altro non è che l’ennesima manifestazione del sentimento anti-islamico strisciante. Per Ayman Odeh, altro parlamentare, la questione è più chiara: “legge razzista e populista”. Il vero obiettivo “è creare un’atmosfera di odio e ostilità contro gli arabi”. Perché “esistono già delle leggi sul rumore pubblico che si applicano alle moschee, ed è chiaro che l’obiettivo di questo provvedimento è di far diventare i luoghi di culto islamici qualcosa di problematico. Un attacco alla libertà di culto dei musulmani, altra forma della persecuzione continua guidata dal primo ministro”.
Insomma, che sia un attacco o una difesa, non è chiaro. Che ci sia di mezzo il semi-secolare conflitto in Palestina, è molto probabile. Ma non bisogna sottovalutare la realtà del fatto: sarà successo almeno una volta in tutta la terra di Canaan, che qualcuno, dissidi confessionali a parte, svegliato nel cuore della notte dal richiamo di un muezzin, abbia pensato, pur invocando e formulando i nomi della divinità (qualsiasi), cose molto poco religiose.