Fedex e J-Ax, zero arte, solo marketing da Comunisti col Rolex

Fedez e J Ax arrivano col disco Comunisti con rolex. Una ventata mefitica. Un titolo che più belusconiano non si potrebbe. Perché è stato lui, Berlusconi, a innalzare il conto in banca a status quo ma facendo il Presidente Operaio

Chi ha avuto la ventura di assistere all’era berlusconiana ben se lo ricorda, c’è stato un momento, in un passato che oggi sembra lontanissimo, superato da paradossi ancora più stringenti, in cui lui, il Presidente del Milan, di Fininvest, l’inventore della tv commerciale, cercava di carpire voti non solo sfruttando tutti i suoi successi imprenditoriali, ma vendendosi per qualcosa che, ovviamente, non poteva essere.
Su tutti spiccava un manifesto che tappezzò per un certo periodo le città italiane che ce lo mostrava con un caschetto da operaio in testa. Lo slogan che accompagnava questo manifesto era appunto “Il Presidente Operaio”, un concetto talmente postmoderno e massimalista da lasciare senza fiato, non fosse che si trattava di campagna elettorale e non di un gesto dadaista. Il paradosso che inscenava era tutto lì, lui che era probabilmente uno degli uomini più ricchi d’Italia, non ancora conosciuto ma solo intuito per il suo pagano e godereccio life of style arcoriano, ma sicuramente riconosciuto da tutti come un uomo potente e vincente lì a impersonare il gradino più basso della scala lavorativa, quella dell’operaio (parliamo, ovviamente, di immaginario, perché è noto che l’essere operaio è sempre stato visto come uno status di sinistra, incarnazione del proletariato, come appunto il Potere Operaio di nannibalestriniana memoria attesta).
Un doppio salto mortale, quello che Berlusconi metteva in atto, che scatenò le ire dei più, per altro sortendo l’effetto opposto da quello voluto, perché se da una parte non spostò un solo voto a sfavore del nostro, dal momento che chi non lo avrebbe votato per le più degne ragioni non si sarebbe certo fatto fregare da un manifesto elettorale, dall’altra ce lo confermò come un arguto uomo di comunicazione, capace con un solo manifesto di concentrare su di sé tutte le attenzioni, show man fatto e finito.

Nello scenario politico di oggi la cosiddetta intellighenzia è praticamente scomparsa. Altro che messa in questione del potere. Vediamo in realtà registi, cantanti e attori tutti intorno al padroncino

Veniamo all’oggi. Berlusconi non è più lui, è noto, e lo scenario politico è quello postapocalittico che ben conosciamo, abitato e frequentato da figuri che, a confronto di Berlusconi, sembrano fumetti. Assistiamo a campagne referendarie che ci parlano di “scrofe ferite”, di “accozzaglie” e che vedono nomi importanti dello stesso partito, il PD, parlarsi l’un l’altro come se fossero protagonisti di un western di serie Z. In questo scenario, ma non poteva che finire così, la cosiddetta intellighenzia è praticamente scomparsa.

Altro che messa in questione del potere. Vediamo in realtà registi, cantanti e attori tutti intorno al padroncino, contenti prendere parte alla mensa, o magari convinti che la tavolata diventerà col tempo ancora più imbandita. In questo coro greco che accompagna ogni mossa del protagonista con plausi e inni da stadio sembrano assenti le voci di dissenso, se non quelle congeniali al coro stesso, atte a fare da contrappunto alle gesta del nostro.

È in questo panorama che dobbiamo inserire, dramma nella tragedia, l’annuncio del primo album che vedrà l’uno a fianco all’altro due delle voci che il dissenso sembra aver identificato come propri portavoce, Fedez e J Ax. Capisco che, a questo punto, in molti avrete abbandonato la lettura, perché non può essere serio un pezzo in cui si parli di apocalisse e politica e che veda comparire a un certo punto i due giudici di X Factor e Amici, quelli di Vorrei ma non posto, brano feticcio per gli sponsor, infarcito come era il video di product placement sfacciati, quelli che si chiamano “zio” tra di loro, che hanno fatto del calembour la propria cifra.
Ma così è, dramma nella tragedia. I battibecchi dei due soggetti in questione con Gasparri, per fare un nome, sono noti a tutti, riconosciuti come interlocutori non solo e non tanto da Rudy Zerbi o Arisa, evidentemente, ma anche dal vicepresidente del Senato. Dramma nella tragedia, appunto.

Fedez e J Ax arrivano col disco Comunisti con rolex. Una ventata mefitica. Un titolo che più belusconiano non si potrebbe. Perché è stato lui, Berlusconi, a innalzare il conto in banca a status quo ma facendo il Presidente Operaio

L’annuncio del loro album, sicuramente destinato al successo, è davvero una ventata mefitica, già a partire dal titolo, Comunisti con rolex. Un titolo che più belusconiano non si potrebbe. Perché è stato lui, Berlusconi, a innalzare il conto in banca a status quo (ricordiamo che è stato Berlusconi il coniatore del “rosiconismo”, quella aberrante idea che chi sia contrario a un’idea politica, ma semplicemente a un’idea, lo sia per invidia), e di conseguenza a identificare nei suoi oppositori a suo dire fintamente “poveri”, come se l’essere di sinistra fosse determinato, appunto, dal conto in banca, un paradosso più stringente del suo.
Se infatti è sempre esistita la Gauche caviar, è noto, lui è andato oltre contrapponendo il Presidente Operaio a quelli che lui chiamava, più pane e salame, comunisti col portafogli a destra. Ecco, comunisti col portafogli a destra e, di conseguenza, rosiconi perché il suo di portafogli era più gonfio, è diventato un modo per azzittire chi provava a contestare il suo strapotere, come se tanto bastasse a azzerare idee politiche.

Oggi il portafogli a destra è diventato Rolex, per altro con un non Rolex lì in copertina, e a intitolare il loro album così sono due che si vendono esattamente per quello, per outsider.

È noto come il mantra preferito dallo “zio”, cioè da J Ax, uno che ha superato da tempo i quarant’anni, per essere chiari, sia l’autodefinirsi un “loser”, cioè un perdente. Mantra, questo, detto prima dagli scranni di The Voice, programma che ne ha sancito la rinascita, e poi da quelli di Amici, non esattamente da una cassetta buttata sullo Spearker’s Corner di Londra. Come dire, un ingranaggio bello grosso della macchina che si finge perdente e fuori dai giochi che dice a qualcun altro di essere comunista, sì, ma col Rolex al polso. Bella storia.

Chiaramente, dirà qualcuno, queste sono dietrologie, o forse avantologie, perché si giudica qualcosa a partire dalla copertina.

È noto come il mantra preferito dallo “zio”, cioè da J Ax, uno che ha superato da tempo i quarant’anni, per essere chiari, sia l’autodefinirsi un “loser”, cioè un perdente. È lo stesso giochetto di Berlusconi, ricco ma che gioca a definirsi “operaio”

Tutto vero. Diciamo, però, che un paio di brani, ahinoi, sono già usciti, e già solo quelli renderebbero un attacco critico più che giustificato. Perché con due sole canzoni, Vorrei ma non posto, singolo dell’estate, e Assenzio, uscita pochi giorni fa, ci sono tutti gli elementi per caricare il fucile a pallettoni (metaforici) e fare fuoco.
Il primo singolo, infatti, era chiaramente l’incarnazione di quel modus operandi lì, quello di Comunisti col Rolex. I due, infatti, per una canzone che è un concentrato di luoghi comuni e con un video che è uno spot continuo, dall’Algida in giù, attaccano chi vive sui social. I due che sui social ci hanno praticamente preso la residenza.

Con la nuova canzone, poi, c’è stato un passo avanti, o indietro, a seconda da che prospettiva si guardi al tutto. Sempre su una base ben fatta da Takagi e Ketra, produttori del momento, i due si danno a un sentimentalismo d’accatto in compagnia di due personaggi che, a onor del vero, trovano spazio nella canzone molto forzatamente. Come se le canzoni fossero tre, quella rap in gestione ai Clik e Clok, quella del ritornello cantato dal primo ospite, e quella robetta che fa la seconda ospite, utilizzata per un vocalizzo con autotune, per uno special di nove secondi, e per volteggiare nel video come una figura angelica. Il contenuto della canzone, non me ne vogliate, non credo meriti neanche una battuta, ma è il modo in cui la canzone viene proposta e viene costruita che è una perfetta strategia di marketing, al pari di quella del Presidente Operaio.

Facciamo un passo indietro. Anzi, a lato.

In un passato che ormai pare lontanissimo c’erano i cantautori, coloro preposti a beffeggiare con le loro canzoni il potere. Poi sono arrivati gli artisti underground, sempre con la stessa missione. Oggi abbiamo gli indie. Tanto basterebbe per incamminarsi verso isolati iceberg a cercare la morte come fanno gli eschimesi anziani. Perché è ormai chiaro a tutti che l’indie non esiste, è solo il pop mainstream che non si caga nessuno, ma vaglielo a spiegare a quelli di Rockit o a chi affolla il Mi Ami Festival. Di fatto le notizie recenti ci dimostrano che anche l’indie è moribondo, non perché di colpo i suoi alfieri comincino a vendere, eh, tranquilli, ma solo perché, pur di emergere, alcuni di loro si stanno prestando a operazioni sulla carta non tanto azzardate, quanto realmente suicida.

Loro, ovviamente, non sono comunisti con Rolex, perché non sono comunisti. Loro sono perdenti che vincono. Sono il sistema che ci mette in guardia dal sistema. E per farlo ben vengano i luoghi comuni, l’assoldamento della fanteria indie, l’utilizzo di figure retoriche usurate ancor prima di vedere la luce del sole

Qualche esempio? Purtroppo in un sol colpo si possono cogliere due nomi piuttosto significativi della scena, Calcutta e Levante.

Potremmo dire che i due nomi in questione sono i più rappresentativi, al momento, di quel mondo, declinati al maschile e al femminile.

Bene, entrambi i nomi in questione sono coinvolti in prima persona nel progetto di Fedez e J-Ax.

Prima è uscita la notizia del coinvolgimento del cantautore laziale, attraverso i social di Fedez (vorrei e posto), autore di diverse tracce del disco. Cosa uscirà da questo incontro non è ancora dato sapere, e onestamente non è che ci venga molta voglia di appagare la nostra curiosità. Del resto, proprio recentemente, il nostro ha anche duettato con Francesca Michielin, eseguendo dal vivo Del Verde e Nessun Grado di Separazione, come a voler dimostrare che bastano due minuti di successo per perdere la lucidità.
Non bastasse, appunto, ecco che arriva il singolo Assenzio, che vede la partecipazione, appunto, di Levante e di Stash dei The Kolors, è lui che canta il ritornello del brano, so che la faccenda potrebbe essere ferale per molti, ma tant’è.

Esce quindi Assenzio che vede nello stesso brano e di conseguenza nello stesso video, video che deve molto a Pure Morning dei Placebo, Fedez, J Ax, Stash e Levante. Questa la notizia.

Notizia, questa, che spiega già il titolo del brano, essendo l’assenzio la sola possibilità di uscire dall’ascolto del medesimo con un briciolo di voglia di vivere.

Sul perché Levante abbia deciso di duettare non tanto o non solo coi due rapper, quanto con il titolare del “Uo-oh-oh-oh” del jinge Vodafone, Stash dei The Kolors, facile capirlo. Levante è un nome che gira da tempo, ma non ha mai venduto niente, e probabilmente si è stancata di fare solo l’artista cool, optando per un più rassicurante ruolo mainstream. Poi, che il suo coinvolgimento non vada molto oltre l’”Uo-oh-oh-oh” di Stash è cosa ormai tristemente nota, e il fatto che i suoi vocalizzi con l’autotune potrebbero inficiare quanto di buono fatto fin qui pure. Ma nei fatti J Ax e Fedez si dimostrano giusti eredi di Franco Godi, non a caso dietro il successo del primo e in parte anche del secondo. Puro marketing, zero contenuti, zero arte. Brutta musica, rivolta a un pubblico di ragazzine e ragazzini, certo, ma anche di ragazzi e ragazze che potrebbero pure pensare che i loro testi veicolino messaggi.

Comunisti con Rolex, Santo Iddio.

Loro, ovviamente, non sono comunisti con Rolex, perché non sono comunisti.

Loro sono perdenti che vincono.

Sono il sistema che ci mette in guardia dal sistema. E per farlo ben vengano i luoghi comuni, l’assoldamento della fanteria indie, l’utilizzo di figure retoriche usurate ancor prima di vedere la luce del sole.

Datemi dell’assenzio, un iceberg, quel che è, ma lasciatemi in pace.

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