La sfida tra totalitarismi e democrazia? È già tutta spiegata da Star Wars

Nei film di George Lucas, ambientati in un altrove e in un’epoca entrambi immaginari, c’è molto del nostro tempo e dei nostri problemi. La storia di Han Solo e dei ribelli ripercorre un mito della tradizione umana e indaga interrogativi contemporanei, come spiega Cass Sunstein nel suo ultimo libro

Star Wars è meglio dell’Enciclopedia? Forse sì. Anche perché in tanti hanno visto nella saga di George Lucas un universo-mondo di temi, riflessioni e colpi di genio che funzionano anche fuori dalla finzione dei film. Insieme alla narrazione mitologica del Viaggio dell’Eroe si contrappongono pensieri e paure legati all’epoca contemporanea, in particolare legati al potere e alla politica. Cass Sunstein, consigliere di Obama e alfiere della nudge economy si diverte, da appassionato del genere, a ripercorrerne le tappe, in un racconto coinvolgente e ricco: Il mondo secondo Star Wars, edito da Egea.

Qui ne pubblichiamo un estratto, relativo proprio ai temi della politica e del bilanciamento dei poteri.

Il libro sarà presentato a Milano, nell’ambito di Bookcity a Milano, domenica 20 novembre 2016 – ore 18.00
al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, con Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera, Massimo Panarari della Stampa, e Paola Dubini, professoressa all’Università Bocconi. Modererà l’incontro Francesco Cancellato, direttore de Linkiesta.it

Una commissione che dibatte su un’invasione
Star Wars è ossessionato dalla divisione dei poteri. Parla di repubbliche e imperi, ma in realtà contrappone i sistemi democratici al fascismo. Il tema è centrale nei prequel, ma è presente già nella prima trilogia. Quali sono i vincoli al potere esecutivo e ai cancellieri (quelli che di solito chiamiamo presidenti)? In quali condizioni il titolare di una carica esecutiva cercherà di conquistare l’autorità suprema? Il potere legislativo è più democratico degli altri poteri dello stato? E quand’è che viene meno?

L’Imperatore Palpatine riesce a cumulare il potere solo grazie alle incessanti e assurde baruffe tra i membri del potere legislativo repubblicano. Sono quei conflitti a consentire la sua ascesa al potere (che esercita un indubbio fascino su alcuni americani del XXI secolo, costretti ad assistere agli stessi conflitti). Padmé aveva colto il problema: «Non sono stata eletta per vedere il mio popolo soffrire e morire mentre la vostra commissione dibatte su quest’invasione». E Anakin: «Ci vuole un sistema in cui i politici si siedano intorno a un tavolo e discutano i problemi, stabiliscano cosa fare per il bene comune, e poi agiscano». Ma, ribatte Padme, che fare se non ci riescono? «E allora», replica Anakin, «bisogna costringerli».

«Un decreto per sciogliere il Parlamento»
La questione è squisitamente politica. Star Wars è total- mente contrario alla concentrazione del potere esecutivo in un’unica persona. Tutti i film della saga sono coerenti su questo punto. Ecco, nella Vendetta dei Sith, il commento a margine di un passaggio cruciale nell’ascesa al potere dell’Imperatore: «Il Senato ha ceduto così tanto potere che è difficile dire dove finisca la sua autorità». Oppure l’annuncio dato dal generale Tarkin in Una nuova speranza: «Il Senato Imperiale non ci creerà più nessuna preoccupazione, signori. Ho appena ricevuto notizia che l’Imperatore ha sciolto il Consiglio definitivamente».

Per scrivere gli episodi della seconda trilogia Lucas si mise a studiare il tema della transizione dalle democrazie alle dittature. «Perché […] dopo la morte di Cesare il Senato fece dietrofront e affidò il governo al nipote? […] Perché la Francia, dopo essersi sbarazzata del re e di tutto il vecchio sistema, cambiò strada e mise [al potere] Napoleone?»7. Lucas osservava: È la stessa cosa che accadde in Germania con Hitler… È un fatto ricorrente, quando una democrazia si trasforma in dittatura: le cose sembrano andare sempre più o meno allo stesso modo, i problemi si somigliano, e ci sono sempre minacce esterne che impongono un maggior controllo. C’è un organo democratico – un senato – che non funziona a dovere, perché tutti litigano e la corruzione domina.

Palpatine è chiaramente ricalcato su Hitler: in Germania l’ascesa del Führer trovò conferma nel momento in cui egli chiese e ottenne pieni poteri che lo affrancavano dal dover chiedere l’autorizzazione del potere legislativo. Hitler pretese quei poteri durante una crisi drammatizzata dall’incendio della sede del Reichstag (il potere legislativo). Ecco un agghiacciante resoconto giornalistico del 2 febbraio 1933, che sembra tratto da Star Wars, ma è reale:

Come si legge nella Deutsche Allgemeine Zeitung, giornale vicino al governo, il presidente Paul von Hindenburg ha accordato al nuovo cancelliere tedesco Adolf Hitler il potere discrezionale di sciogliere il Parlamento e governare la Germania per decreto senza coinvolgere il Parlamento. Il presidente von Hindenburg ha firmato il decreto per sciogliere il Parlamento: il provvedimento dovrebbe entrare in vigore prima di martedi prossimo, giorno in cui è convocato il Parlamento.

Nell’Attacco dei cloni Mas Amedda avverte: «La situazione è critica. Il Senato deve conferire al Cancelliere poteri speciali […]». E Palpatine, nel ricevere quei poteri, assicura: «È stato con grande riluttanza che ho accettato questa carica. Io amo la democrazia. Io amo la Repubblica. I poteri che mi conferite saranno da me rimessi al risolversi di questa crisi». Ma sì…

Delegare il potere
Molti ordinamenti giuridici – per esempio negli Stati Uniti e in Germania – creano ostacoli al potere di governare per decreto. Nel sistema legale americano esiste la cosiddetta «dottrina della non delega», comunemente interpretata come divieto per il Congresso di conferire al presidente l’autorità di fare ciò che vuole. Il Congresso non può autorizzare il presidente a governare per decreto: non può varare una legge secondo cui «il Presidente è autorizzato a emanare leggi a sua discrezione».

In alcune occasioni, tuttavia, è stato obiettato che il presidente stava facendo proprio questo. Durante la presidenza di George W. Bush, molti hanno sostenuto che con la guerra al terrorismo l’esecutivo avesse assunto, per motivi di sicurezza nazionale, prerogative di tipo imperiale, ingerendosi nella sfera della privacy individuale; secondo loro il presidente Bush governava essenzialmente per decreto. Ed effettivamente il vicepresidente Dick Cheney era più o meno passato al Lato oscuro (o peggio): Ma dobbiamo anche lavorare su una sorta di lato oscuro, se così lo si vuol chiamare. Dobbiamo passare del tempo tra le ombre del mondo dell’intelligence. Molto di ciò che va fatto va fatto in silenzio, senza discussioni, usando fonti e metodi disponibili alle nostre agenzie d’intelligence, se vogliamo avere successo. È questo il mondo in cui si muove questa gente, e perciò è vitale per noi usare fondamentalmente qualsiasi mezzo a disposizione per raggiungere il nostro obiettivo.

Da notare le parole chiave «usare fondamentalmente qualsiasi mezzo a disposizione per raggiungere il nostro obiettivo». E in effetti, alcuni difensori dell’amministrazione Bush sono andati molto vicino a sostenere che quando il paese affronta una grave minaccia alla sicurezza, il presidente può fare qualunque cosa ritenga necessaria per proteggerlo. Compreso il potere di governare per decreto? Ci andiamo vicini.

Anche sotto la presidenza Obama si è detto che la situazione di stallo al Congresso ha permesso all’esecutivo di operare in un modo che ricorda quello di Palpatine, esercitando – con il pretesto delle discordie parlamentari – poteri imperiali. Cambiamento climatico, riforma dell’immigrazione, controllo del possesso di armi, politica economica: in questi e altri ambiti, poiché il Congresso non interveniva, lo ha fatto il presidente. Lo ha detto egli stesso: «Voglio lavorare con il Congresso per creare lavoro e opportunità per il maggior numero possibile di americani. Ma se il Congresso non agisce, lo farò da solo». E così è stato.

In questi casi siamo di fronte a un uso lodevole del potere esecutivo volto ad aiutare il popolo, oppure all’affermazione di un potere imperiale? Ho lavorato per quasi quattro anni nell’amministrazione Obama, e sono fermamente convinto che la risposta sia la prima, ma alcuni sono di tutt’altro parere.

All’inizio del XXI secolo il Congresso è stato spesso paralizzato dai conflitti. L’influente senatore Dick Durbin, democratico, ha appoggiato l’unilateralismo del governo: «Il presidente ha detto più volte di voler fare tutto ciò che è nei suoi poteri per chiudere Guantanamo prima della fine del mandato. I repubblicani in Congresso continuano a fare tutto il possibile per impedirlo. Penso che stiamo arrivando a un punto in cui il Congresso dà soltanto prova di ostinazione, non fa altro che muovere obiezioni a qualsiasi raccomandazione del presidente; tocca a quest’ultimo prendere decisioni nell’interesse del paese […]». Il senatore Durbin stava forse capitolando a un imperatore? Personalmente non lo credo. Ma a rispondere a questa domanda non può essere Star Wars. È vero, la saga offre delle verità durevoli: la libertà è un bene, l’oppressione è un male, e chi riveste cariche pubbliche non può torturare né soffocare nessuno. Speriamo solo che per capirlo non serva Star Wars.

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