Occident Ex-PressPopulismo no, establishment sì: la carica dei 18enni per il Referendum

I 18enni che non ti aspetti per la prima volta al voto. "Sì" o "No" ma col cervello, non con la pancia. Ribellione? «Fase già attraversata». Populisti? «Sono gli ignoranti invidiosi della conoscenza»; Renzi vi ha comprato con 500 euro? «Non mi servono, ha aderito solo Amazon»

Parlano di Titolo V della Costituzione e bicameralismo perfetto. Meglio dei loro genitori, questo è poco ma sicuro. Sono pluralisti, sì, ma sostengono che «il diritto di parola o di espressione è degenerato. Come diceva Umberto Eco». Moderati, di certo. O meglio, dipende dai punti di vista. Perché per alcuni «la Brexit è una decisione che non può prendere il popolo». Arrabbiati? Per niente. Rivoluzionari? Men che meno, quella «è una fase che abbiamo già attraversato» la definisce Valentina. È un’aspirante astrofisica. Ha diciotto anni.

La prima volta (nelle urne) non si scorda mai. La ribellione? «Una fase che abbiamo già attraversato» ci dice Valentina. Vuole diventare un’astrofisica. Ha diciotto anni

Che il liceo classicoGiovanni Berchet” sia lo specchio generazionale de “l’epoca della passioni tristi”, a Milano o nel Paese, è tutto da dimostrare. Anche perché l’istituto è notoriamente frequentato da quei figli della “Milano bene” spesso indicati come futura classe dirigente. Però. C’è un però. La prima volta, anche nelle urne, non si scorda mai. Le prove tecniche di governo della nazione le stanno già facendo. Gli studenti del liceo classico hanno organizzato la cogestione con annessa assemblea per discutere del referendum costituzionale. E ci sta, visti i tempi. Fanno a spallate per entrare in aula. Ci sta un po’ meno. I più giovani, non interessati dal voto referendario, s’imbucano. Chi non trova posto si siede per terra.

Incalzano i due relatori, uno per il “Sì” e l’altro per il “No”. Dibattito all’americana – come si dice in gergo. Le regole sono ferree, da rispettare in maniera quasi ossessiva: religioso silenzio durante il primo intervento; 20 minuti a testa di introduzione; poi il faccia a faccia con le domande dei ragazzi. Risposte da due minuti. A chi sfora viene letteralmente sottratto il microfono o interrotto. Se insiste si vede tacciato di «maleducazione e arroganza». Poca importa se a subire l’onta di «arrogante e maleducata» sia una professoressa con cattedra di diritto costituzionale all’Università Cattolica – che per l’occasione rappresenta il fronte del “No”.

Assemblea studentesca per parlare del referendum. Dibattito all’americana e ossessione per le regole. «Non sta nei tempi previsti, quella prof è maleducata e arrogante». Ma insegna diritto costituzionale in Cattolica

Finisce il consesso e chiediamo di parlare con loro. Fuori orario scolastico. Ci si aspetterebbe il deserto e invece eccoli accorrere in una quindicina. E sono pieni di argomenti. Per entrambi i fronti. Il Senato come in Germania? «È una sciocchezza fare paragoni con uno Stato federale». Bicameralismo perfetto? «Blocca l’Italia, non si possono fare leggi in questo Paese ma solo agire con i decreti» tuona Francesco, strenuo sostenitore del “Sì” al 4 dicembre. Certo, ne ha anche per i consiglieri regionali che andranno a formare il nuovo Senato, perché gli strascichi delle inchieste sulla sanità lombarda sono arrivati anche in quest’angolo di Milano, fra Crocetta e Guastalla. E a quel punto «meglio centralizzare le funzioni». «Fantastico, così centralizziamo anche la mafia» ironizza una ragazza una manciata di minuti dopo.

Il Senato come in Germania? «Una sciocchezza fare paragoni con Stati federali»

Cerchiamo disperatamente qualcuno che voti di pancia, senza argomenti, per simpatie o antipatie. Nulla da fare. Troviamo solo Edoardo: «Renzi non mi sta né simpatico né antipatico. È solo che non può varare la più importante delle riforme con un Parlamento eletto attraverso una legge elettorale incostituzionale». Un giro sulla blogosfera grillina se l’è fatto di sicuro, ma con meno livore dei pentastellati di professione.

Grillini o democratici poco importa: votano col cervello e non con la pancia. Comprati dai 500 euro di Renzi? «Non mi servono». Il fronte del “No”? «Pensano solo a smontare gli avversari, non hanno argomenti»

A proposito di legge elettorale: l’Italicum a chi piace? «Premio di maggioranza assurdo e ci ritroviamo con una legge che adesso non vuole più nemmeno il Partito Democratico perché ha paura di perdere. E l’hanno fatta loro». Quindi siete contrari a tutto, Italicum e riforma? «Proprio per niente. Il fronte del “No” si occupa solo di smontare gli argomenti altrui senza proporre alternativa. Come l’articolo di Saviano di ieri sull’Espresso». Dove lo scrittore si è lasciato andare ad un “Io sono all’opposizione, sempre all’opposizione di tutti”, che seppur decontestualizzato non è sfuggito ai liceali del Berchet.

E sul nuovo modo di indire referendum? «Quello ci piace. Più firme da raccogliere e quorum più basso, così evitiamo di perdere tempo con cose come le trivelle». Parlate così solo perché Renzi vi ha dato 500 euro – li provochiamo. «Guarda che non ne avrei bisogno. Poteva spenderli meglio». Come? «Facendo più attenzione alle fasce di reddito». Si vede che con quei 500 euro qualcuno si è comprato un manuale di economia e lo ha aperto al capitolo “progressività”. Almeno ha funzionato. È una mancetta? «Non esagerare, la domanda è posta in modo fazioso. Al massimo è un incentivo». A pochi mesi dal voto? «Allora è una mancetta, ma tanto per adesso ha aderito solo Amazon e pochi altri».

Populisti? «Te lo dico con una battuta di Checco Zalone: ci sono ignoranti che vanno fieri di esserlo». «Sono die poveracci, guarda cosa è successo con la Brexit»

Scusate, ma c’è qualcuno fra voi che è populista? «Guarda te la dico con una battuta di Checco Zalone che è perfetta: ci sono persone ignoranti che se ne vantano». Quindi i populisti sono tutti ignoranti? «Ignoranti che invidiano la conoscenza». «Spesso poveri» si lascia scappare qualcuno che vede un fil rouge fra Brexit, Trump, Ungheria, Salvini, Le Pen e via dicendo. Forse un’analisi del voto globale azzardata ma che mostra una certa coerenza, almeno nella testa di questi post adolescenti.

Cerchiamo disperatamente qualcuno che sia infuriato con l’establishment. Proviamo con la Buona Scuola? «L’alternanza scuola lavoro non funziona». Allora siete arrabbiati? «Figurati, le nostre sono critiche costruttive»

Ok, populista nessuno, ma almeno arrabbiati? «A volte». Per esempio? «Sulla “Buona Scuola”, lo strapotere dei presidi, anzi, dei dirigenti scolastici – ridacchiano – e l’alternanza scuola-lavoro che fatta così non serve a nulla: 200 ore da spalmare non si sa bene come. Puoi finire a fare caffè, a catalogare libri, come a friggere hamburger». Finalmente. Sarete infuriati su questo? «Le nostre sono critiche positive e costruttive».

Critiche costruttive. A diciotto anni. Novelli Bersani crescono.

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