Bussola cineseTrump vince, la Cina si frega le mani

Hillary Clinton non è mai stata vista come un’amica da Pechino. Trump, invece, è visto come un presidente che finirà per fare gli interessi cinesi: non si occuperà di diritti umani, ripudierà il Tpp. E soprattutto, con il suo isolazionismo lascerà spazio a Cina e Russia sulla scena mondiale

JOHANNES EISELE/AFP/Getty Images

Non è facile capire che cosa veramente pensa il cinese medio quando si parla di politica. Non è un tema di conversazione comune, non perché ci siano timori o altro, ma perché culturalmente il cinese è più interessato alle questioni di immediato ritorno personale, al fare soldi, alla possibilità o meno di farne di più. Insomma alle questioni più vicine e più immediate piuttosto che ai discorsi considerati come perdite di tempo, più grandi di loro. L’idea di un cinese che si appassioni a questioni come quella dell’elezione del presidente degli Stati Uniti è forse vera per una piccolissima porzione di popolazione, spesso cresciuta ed educata negli Usa. Ma è ovvio che anche in Cina gli analisti hanno seguito il fenomeno Trump con molta attenzione. E hanno fatto bene, dato che la vittoria del magnate porterà conseguenze imprevedibili sugli scenari internazionali.

Con la vittoria di Trump vince la disccontinuità, lasciando con l’amaro in bocca molti osservatori, capi di Stato, leader mondiali che preferivano la Clinton come possibile controparte. Ma oggi è una data che i cinesi ricorderanno come l’inizio della decadenza dell’Impero di Occidente.

Hillary Clinton non è mai stata vista come un’amica. I cinesi non dimenticano facilmente, anche a distanza di anni. La preferenza, mai espressa direttamente, verso Trump, trova radici negli atteggiamenti della Clinton e dichiarazioni in merito ad alcune tematiche quali i diritti umani e l’organizzazione del sistema politico cinese.

Già nel 1995, durante la Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne tenutasi a Pechino, Clinton si espresse criticamente verso la posizione cinese circa i diritti delle donne. In tempi recenti ha nuovamente aspramente criticato l’arresto di cinque donne che promuovevano i diritti civili in Cina.

Dal punto di vista politico ed economico, durante il periodo in cui è stata Segretario di Stato, Hillary Clinton è stata spesso considerata la più grande oppositrice all’espansione cinese nel territorio asiatico e fervente promotrice dell’azione americana contro di essa; è infatti opinione diffusa che la Clinton voglia continuare ad erigersi sostenitrice dell’egemonia americana. I cinesi si sono infatti pronunciati negativamente rispetto all’ingerenza della Clinton nella lunga disputa tra paesi asiatici riguardo il Mare Cinese del Sud, dispiegando le sue flotte nell’area.

Hillary Clinton non è mai stata vista come un’amica dai cinesi. Per le posizioni sui diritti umani. E perché è stata spesso considerata la più grande oppositrice all’espansione cinese nel territorio asiatico e fervente promotrice dell’azione americana contro di essa

Al contrario Donald Trump è visto, nell’opinione collettiva cinese, e sicuramente anche dallo establishment, indirettamente come il Presidente che con le sue azioni, favorirà gli interessi cinesi, per varie e disparate ragioni.

Nonostante Trump abbia più volte accusato la Cina di essersi indebitamente appropriata di proprietà intellettuali di multinazionali americane, non ha mai veramente direttamente criticato il sistema politico e dei diritti umani cinesi. Un altro punto a favore di Trump è la sua intenzione di smantellare l’accordo Tpp, visto molto male dai cinesi dato che con quell’accordo si vorrebbe escludere la Cina da molti mercati.

In ogni caso, nonostante le vicissitudini degli ultimi decenni, è stato dimostrato che nel rapporto tra Cina e Stati Uniti, gli accordi bilaterali siano spesso sorti da innovazioni alla presenza di un leader repubblicano. In ultima istanza, Trump si è così accaparrato plurimi consensi da parte dei cinesi avendo manifestato con solerzia la volontà di porre fine alla competizione tra i due colossi del Pacifico, rendendo la Cina all’altezza degli stessi standard di lavoro e ambientali dell’Occidente.

I cinesi hanno pensato che la vittoria di Trump avrebbe portato gli Usa ad un graduale ma inesorabile chiusura a riccio sulla scena del mondo, un disimpegno dettato dalle sue idee isolazioniste. Tra queste idee, quella del disimpegno degli Usa dalla Nato, dagli scenari più caldi, lasciando così i cinesi e la Russia liberi di agire su teatri di azione al momento controllati dagli americani, tra i quali il Medio Oriente, e certe aree dell’America Latina.

Donald Trump è visto come il Presidente che con le sue azioni favorirà indirettamente gli interessi cinesi: non ha mai criticato la Cina per i diritti umani, intende smantellare il Tpp, porterà gli Usa a chiudersi su posizioni isolazioniste. Lasciando i cinesi e la Russia liberi di agire su teatri di azione al momento controllati dagli americani

Questo richiama alla mente “L’arte di fare la Guerra”, di Sun Tzu, che scrive, in uno dei suoi trentasei versetti: Guarda il fuoco dall’altra riva (隔岸觀火/隔岸观火, Gé àn guān huǒ), che significa: “ritarda l’entrata in battaglia fino a quando tutti i contendenti si sono logorati combattendosi a vicenda. Allora attacca con tutta la forza e raccogli i pezzi”.

Un’America divisa, la confusione nel campo del “nemico” non può che favorire l’espansione cinese e russa in territori e ambiti al momento impensabili. Ecco che Trump è il Presidente “ideale” mentre la Clinton poteva essere, invece, un osso duro da digerire e con cui confrontarsi. Una nuova Thatcher in stile Usa.

La Clinton rappresentava la continuità che non ha mai perso occasione per spendere aspre parole rispetto alla Cina, ma con la quale era forse più semplice confrontarsi perché prevedibile, mentre invece Trump sarà un salto nel buio. E l’inizio di scenari mai pensati prima.

Saro Capozzoli è fondatore di Jesa Investment Ltd e Jesa Capital Ltd, società di investimenti e consulenza strategica con sede a Shanghai

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