Il primo è un chirurgo, la seconda un avvocato. Lui è nato a Genova, lei è cresciuta nella periferia romana dell’Appio Latino. Ignazio Marino e Virginia Raggi vengono da storie diverse e realtà politiche lontanissime: il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle. Eppure li unisce un filo invisibile. Entrambi sindaci di Roma, dopo un breve periodo a Palazzo Senatorio sono rimasti soli. Considerati unici responsabili, non sempre a ragione, del degrado di una città allo sbando. Entrati in rotta di collisione con i romani e con i vertici delle forze politiche che li avevano fatti eleggere. Ingombranti e assediati.
Per Virginia Raggi sono stati fatali solo sei mesi di consiliatura. Prima le lotte interne, le rivalità e le gelosie con i colleghi del Movimento. Poi gli errori nella predisposizione della sua squadra (assessori e collaboratori chiamati e revocati con disarmante frequenza). Infine l’inquietante vicenda di Raffaele Marra, il discusso dirigente scelto come braccio destro, difeso a oltranza nonostante i dubbi di tanti e finito agli arresti per corruzione. L’epilogo, adesso, rischia di essere lo stesso del predecessore. Quell’Ignazio Marino sindaco “marziano”, scaricato dal Partito democratico e costretto a farsi da parte dopo le dimissioni in massa dei suoi consiglieri di maggioranza. Si dice che in queste ore il leader M5S Beppe Grillo avrebbe in mente di sfiduciare la sua sindaca. Bene, all’epoca il segretario Pd Matteo Renzi si rifiutava persino di rispondere al telefono al primo cittadino della Capitale.
Ignazio Marino e Virginia Raggi, due storie diversissime. Eppure unite da un filo invisibile. Entrambi i sindaci della Capitale, dopo un breve periodo a Palazzo Senatorio, sono rimasti soli. Entrati in rotta di collisione con i romani e con i vertici delle forze politiche che li avevano fatti eleggere. Diventati, improvvisamente, Ingombranti e assediati
Storie diversissime, certo. Personalità distanti e parabole politiche di tutt’altro spessore. Differenti i progetti e le ricette per guidare la Città Eterna. Agli opposti i curriculum: un politico di rilievo e una quasi debuttante. Eppure è curioso come in questo momento le analogie tra Raggi e Marino emergano con tanta evidenza. A partire da quel senso di inadeguatezza. Entrambi, loro malgrado, hanno trasmesso ai romani un senso di impalpabilità. Una incapacità di risolvere i problemi, anche i più banali, di una Capitale alla deriva. Probabilmente tutti e due hanno pagato le grandi aspettative degli elettori. La voglia di cambiamento, quasi rivoluzionario, mortificata dai pochi risultati raggiunti. Ed è difficile non notare come, nel caso della grillina, quell’impressione di inadeguatezza finisca per danneggiare soprattutto i Cinque Stelle e le loro legittime aspirazioni di governo.
E poi c’è quel rapporto con la stampa, sempre difficile. Marino che raccontava sprezzante di acquistare i giornali solo per incartare il pesce. La Raggi che comunica unicamente attraverso post su Facebook, convoca conferenza stampa in cui legge brevi comunicati e se ne va senza rispondere alle domande. Alla faccia della tanto sbandierata trasparenza. Entrambi così naìf, vittime di un’infinita serie di scivoloni. Protagonisti indiscussi di imitazioni e prese in giro sul web. Come l’ultimo videoselfie della sindaca grillina, pubblicato sui social per annunciare le dimissioni dell’assessore Paola Muraro. Lei che parla con la voce piatta, in primissimo piano, di notte, nella sala della bandiere del Campidoglio, alle sue spalle l’intero gruppo consiliare di maggioranza che assiste immobile. Una scenetta surreale che ha spopolato in rete. Gaffe che non si sono fermate neppure in prossimità delle Feste. Roba da mandare in crisi anche il più navigato spin doctor. Pochi giorni fa, ad esempio, il sito del Campidoglio ha pubblicato per errore un invito pubblico a trascorrere le vacanze di Capodanno all’estero, scegliendo tra le migliori capitali europee.
Nonostante tutto, le storie dei due sindaci restano distanti, diverse. E così le loro eredità. Oggi a Roma sono in molti ad avere nostalgia di Marino. Tra qualche tempo qualcuno rimpiangerà Virginia Raggi?
Si potrebbe continuare a lungo, ricordando le scelte ugualmente impopolari dei due sindaci. La pedonalizzazione dei Fori romani voluta da Marino e la rinuncia grillina ai Giochi Olimpici. Oppure basterebbe rispolverare il comune messaggio antipolitico. Lui, il marziano, scelto dagli elettori perché lontano dall’establishment del partito, che come slogan aveva puntato proprio sulla distanza dal Palazzo: “Non è politica, è Roma”. E, bisogna dargli atto, quella distanza dai poteri forti della Capitale era anche riuscito a marcarla. Lei, invece, da buona Cinque Stelle l’anima dell’antipolitica l’aveva ereditata dal dna del Movimento. Eppure, come mostra la vicenda Marra, senza riuscire a segnare la discontinuità con il sistema esistente. Marino e Raggi, vincitori indiscussi delle elezioni. Scelti dai romani con percentuali inequivocabili, ma in assenza di veri avversari. In piedi sulle macerie lasciate dai predecessori: la destra di Gianni Alemanno e il centrosinistra travolto da Mafia Capitale.
Ironia della sorte, le parabole politiche dei due sindaci avrebbero potuto anche incontrarsi. È stato lo stesso Marino a raccontare che durante la sua consiliatura erano stati avviati dei contatti con i Cinque Stelle per convergere su alcuni punti del programma. Proprio Virginia Raggi avrebbe potuto far parte della sua giunta. Un accordo che sembrava vicino alla definizione, fino a quando Beppe Grillo non bloccò l’intesa. Chissà. Nonostante tutto, le storie dei due sindaci restano distanti, diverse. E così le loro eredità. Oggi a Roma sono in molti ad avere nostalgia di Marino. Tra qualche tempo qualcuno rimpiangerà Virginia Raggi?