Sucate.
L’articolo uscito qui su Linkiesta dal titolo “The Voice of Italy con sorpresa, ha vinto un talento vero: Alice Paba”, del 24 maggio, si chiudeva così: sucate.
Il motivo era un po’ questo: dopo averla ascoltata nelle audizioni del programma e essermene follemente innamorato (di innamoramento artistico sto parlando, ovviamente, cioè di quel preciso momento in cui vedi un talento, lo riconosci, te ne innamori e non puoi fare altro che dichiararlo al mondo) avevo puntato tutto sul nome della cantautrice di Tolfa, sostenendola in tutti i luoghi e in tutti i laghi, entrando militarmente dentro il talent di Rai 2, occupando una poltrona nel camerino di Dolcenera, The Voice, fino a quel momento il talent che non sfornava talenti, avevo rotto le palle a tutti, a partire proprio da Dolcenera, che di suo avrebbe puntato su un’altra concorrente della sua squadra, Giorgia Alò, passando per la produzione, fino a arrivare, e questo era sì inconsueto, alla Universal, major titolata a produrre chi avrebbe vinto e, fino a quel momento del tutto disinteressata al talent in questione.
Avevo più volte scritto di Alice, qualcosa come nove articoli, e avevo tirato direttamente in ballo il presidente Alessandro Massara e il produttore Brando, incaricato di seguire The Voice per la Universal, implorandoli di non fare come al solito, di non abbandonare Alice Paba al suo destino, di evitare di promuovere il singolo con cui aveva vinto The Voice, decisamente fatto di fretta e furia, di investire tempo e denaro per lavorare a un album con calma, senza star lì a sfornare in pochi giorni il classico EP con le cover fatte in trasmissione, mi ero speso, molto, arrivando a portare in finale, nei camerini di Dolcenera, caposquadra di Alice, non solo buona parte della Universal, suppongo sarebbero venuti lo stesso, ma Chiara Dello Iacovo, artista che aveva partecipato alla precedente edizione del talent in questione e che, liberata fugacemente dalla Universal, era andata da indipendente a Sanremo Giovani, finendo per mettere in mostra il proprio talento. Mi sono offerto di fare il Pigmalione di Alice, e in qualche modo l’ho fatto davvero, le sono stato a fianco, l’ho sostenuta pubblicamente mettendoci la faccia.
Già vedere le reazioni nervose di ieri sera da Villa Ormond di certi colleghi che cercavano di sminuire Alice, fingendo di non sapere chi fosse, mentre invece nulla hanno avuto da eccepire sulla presenza di Giulia Luzi, reduce da Tale e Quale Show, o della solita Bianca Atzei, dopo che da settimane il suo nome è a fianco di quello di Nesli nei listoni di papabili a Sanremo ripaga dell’attesa
Insomma, in qualche modo avevo contribuito alla vittoria di Alice, ero lì a festeggiare con loro, dopo la vittoria, unico critico musicale a farlo, quella era anche un po’ una mia vittoria, me lo dico da solo, perché a questo del resto servono i critici musicali, a indicare i talenti, quando li incontrano, a entusiasmarsene per primi, dichiarando il proprio innamoramento artistico in maniera enfatica, e poi, sempre questo è il mio mestiere, non mollare l’attenzione, mordere fino all’osso come un pitbull e non lasciare la presa.
Così, con questa simpatica faccenda che sono un rompicoglioni, ho presidiato sul lavoro della Universal. Non sarebbe stato necessario, perché Brando, professionista di primo livello, ha perfettamente colto il talento di Alice, e non sarebbe potuto essere che così. Chiari e scuri, angelicità e tormento, spirito rock, quasi punk, e capacità di essere leggera e pop con naturalezza, come in fondo dovrebbe essere, questa è Alice, un mix della Helena Bonham Carter nelle mani del marito Tim Burton e di certe artiste alla Liz Phair, sensualità e naivete. Ha quindi deciso, Brando, di lavorare con calma, rimandando l’uscita, prevista inizialmente per giugno, scegliendo con cura le canzoni, i suoni, non limitandosi, quindi, a fare un cd, ma mettendosi con le sue competenze e il suo know how a lavorare a un album, con la cura e l’attenzione che un album necessita.Sapendo che avrei rotto le palle, e qui veniamo più vicini al focus di questo articolo, mi ha in qualche modo coinvolto, lasciando, appunto, che presenziassi, consapevole, da uomo abituato a muoversi con artisti, dell’ascendente che avevo su Alice, in quanto primo ad averci creduto e anche per questioni di mera empatia. Ho assistito a tutte le registrazioni, e ancora prima alla scelta dei brani. Ho in qualche modo detto la mia, come un fratello maggiore, per Alice, o un fratello gemello, per Brando. Di più, ho in qualche modo contribuito anche alla scrittura, ma di questo si parlerà al momento opportuno, tracklist alla mano. E nel mentre ho ascoltato. Questo fa un critico musicale, ascoltare. Ho ascoltato quel che veniva fuori dallo studio, ma anche i ragionamenti che Brando ha cominciato a fare su Alice, una strategia per fortificare quanto la partecipazione a The Voice e la vittoria a quello che era, allora, l’unico talent di casa Rai, aveva in qualche modo iniziato a profilare. È stato in quei giorni di studio che Brando ha tirato fuori dal cilindro una canzone che non era tra quelle previste per la tracklist, un brano di Nesli, artista principale della Go Wild, la sua scuderia. Un brano dal titolo Do retta a te, una ballad potente, orchestrale, oscura come un po’ tutte le canzoni del cantautore di Senigallia. Un brano in cui, in effetti, la voce di Alice suonava davvero naturale. Di più, in cui le due voci, di Nesli e Alice, sembravano tanto naturali da sembrare di casa, come se Nesli l’avesse scritta già pensando a lei, a loro due insieme. Da questa intuizione di Brando l’idea del duetto, proposto prima a Nesli, e poi a Alice, da entrambi accettato con entusiasmo, cantato, inciso, portato a casa e da qui, di conseguenza, l’idea di proporre il brano a Carlo Conti per Sanremo, proponendo non un artista solo, ma ben due. Nesli, che già con Carlo Conti è stato a Sanremo, due anni fa, e Alice Paba, la vincitrice di The Voice of Italy, per una volta un talent che sforna un talento vero.
Bravo Brando.
Bravo Nesli.
Brava Alice.
Bravo Carlo Conti.
Bravo anche io, va.
E qui torniamo all’incipit di questo articolo, che è poi la fine dell’articolo precedente: sucate.
Sì, sucate. Perché allora volevo rispondere ai tanti che mi avevano detto: ma chi te lo fa fare di metterci la faccia? Se poi Perde? Se poi si perde?
Sucate, appunto, perché Alice poi ha vinto e proprio in quel pezzo del 24 maggio a un certo punto, parlando di Alice e del suo futuro, discografico e artistico, scrivevo questo passaggio.
«Caro Carlo Conti, The Voice of Italy è il talent musicale della Rai. È giunto alla quarta edizione e finora l’unica artista di un certo rilievo uscita di qui è passata proprio nel tuo Sanremo, sezione Giovani, ottenendo un ottimo secondo posto e soprattutto venendo riconosciuta da critica e pubblico come un’artista, appunto. Ora, questa l’idea, perché non prendi in considerazione di accogliere direttamente Alice Paba nel cast del prossimo Festival? Così, d’ufficio, proprio in quanto vincitrice del talent della RAI? Lei è brava, se non hai avuto modo di sentirla fallo, io garantisco per lei. Potrebbe essere un’ottima occasione per una ragazza di talento, e potrebbe anche dare un senso a un programma che, altrimenti, corre il rischio di ridiventare incentrato prevalentemente sui coach. Distinti saluti, Michele Monina».
Di poche ore fa la notizia, felice, che Carlo Conti ha scelto Do retta a te, di Nesli e Alice Paba tra i ventidue brani della categoria Big del prossimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Alice è una Big, se aveste ascoltato il suo album, il cui titolo sarà Se fossi un angelo, ve lo anticipo, cosa che potrete fare proprio a febbraio durante la settimana del Festival, non potreste che convenire con me. Chiaro, lo è anche e soprattutto perché a introdurla è Nesli, un cavallo di razza su cui, mica è un caso, già due anni fa avevo deciso di investire la mia faccia, facendo spudoratamente il tifo per lui. Nesli, mio compaesano, ma soprattutto uno dei nostri, assolutamente uno dei nostri.
Ora Nesli torna, con Alice. Alice è al Festival. In ottima compagnia.
Boom.
Questo Festival, va detto, presenta alcuni altri artisti da tenere d’occhio, penso a Paola Turci, col suo Fatti bella per te, canzone che affronta con grazia e profondità il tema della bellezza, della percezione di sé e dell’idea che della nostra bellezza hanno gli altri, ma è per Alice Paba e Nesli che il vostro affezionatissimo farà il tifo. E con lui tutta la redazione de Linkiesta, che per prima ha creduto al talento di Alice, dedicandole molto spazio in tempi non sospetti.Già vedere le reazioni nervose di ieri sera da Villa Ormond di certi colleghi che cercavano di sminuire Alice, fingendo di non sapere chi fosse, mentre invece nulla hanno avuto da eccepire sulla presenza di Giulia Luzi, reduce da Tale e Quale Show, o della solita Bianca Atzei, dopo che da settimane il suo nome è a fianco di quello di Nesli nei listoni di papabili a Sanremo ripaga dell’attesa, perché sapere che certi animali da salotto o da piscina guardano con sospetto qualcuno perché a me vicino è motivo di grande divertimento. Era a quelli come loro, in fondo, che dedicavo il finale di quell’articolo.
Proprio questo mio coinvolgimento in questa vicenda mi spingerà, lo so già, a tenermi lontano da giudizi sul brano, ciò non di meno cercherò di giudicare il resto con lo sguardo attento e severo che sempre adotto quando si parla di musica. Perché se con Alice c’è empatia e stima, e con Brando un feeling che è sconfinato nell’amicizia, con Nesli una comune visione del mondo, tutto nasce dalla musica.
Questa storia, il veloce passaggio da un talent al palco dell’Ariston, tra i Big, farà storcere il naso a qualcuno, ma in passato più volte cantanti usciti da X Factor e Amici si sono trovati a calcare quel palco, da Chiara Galiazzo a Lorenzo Fragola, da Marco Carta a Scanu, e mai si trattava di un talent di casa Rai. Stavolta, per una volta, l’azienda di stato ha fatto l’azienda di stato, e, sempre per una volta, Carlo Conti ha azzeccato una scelta giusta, premiando sì Nesli, ma anche Alice, un talento talento uscita da un talent, fidatevi di chi questa canzone l’ha sentita in tutte le fasi della sua messa in opera. Come è evidente, il mondo dei talent non è esattamente quello a cui guardo con più benevolenza, anzi. Ma se capita, raramente, che vi passi un talento, come era successo con Chiara Dello Iacovo, e come è successo recentemente con Alice Paba, non solo è onesto dirlo, ma è doveroso dirlo, perché dimostra come sia il sistema a essere sbagliato, non chi vi prende parte (o non necessariamente chi vi prende parte).
Ecco un ottimo motivo per seguire il Festival, quest’anno.
Ora, personalmente, punto a dirigere l’orchestra per Nesli e Alice Paba, almeno nel giorno delle cover. Sarò lì, il mio giubbotto di pelle di serpente, come in Cuore selvaggio, con su il logo Monina Against the Machine, la bacchetta in mano, lo sguardo fisso in camera. Signori, è stato un piacere suonare con voi stasera, dirò alla fine. E sarà stato un piacere davvero. Tutta questa storia è un piacere, in effetti.
Per il resto, già sapete, sucate.