I militanti del partito che si appresta a governare il Paese stanno votando sul terzo quesito relativo al loro programma energetico.
Qui era già stata espressa qualche perplessità sull’esistenza stessa di una piattaforma energetica concreta e degna di questo nome sulla base della quale il M5S chiede ora il voto dei propri militanti per poi chiederlo a tutti i cittadini.
E rimane un dubbio di fondo sulla sostanza democratica di questo processo. Nei partiti più tradizionali, trentamila voti valgono sì e no per eleggere un paio di deputati o un senatore. Nell’M5S, invece, circa trentamila iscritti votano rispondendo con un Sì o un No secco determinando così – se M5S vincerà veramente le prossime elezioni – il futuro di 60 milioni di italiani.
Veniamo alla domanda proposta: “Sei d’accordo con lo stop di importazione dell’energia nucleare durante l’arco della legislatura di governo del M5S?”
Forse sarebbe stato possibile formulare una domanda più seria inserendo anche una controproposta: “Sei d’accordo con lo stop all’importazione dell’energia nucleare per soddisfare il fabbisogno energetico del Paese in quest’altro modo qui?”. Ed è curioso che si sia preferito, invece, sottolineare un limite temporale: tutto si deve fare nell’arco di una legislatura.
Prima di tutto, cinque anni (nel caso di una legislatura particolarmente fortunata) non sono sufficienti per mettere seriamente in campo tecnologie che oggi non sono già consolidate. Il processo di ideazione scientifica, acquisizione di una prova sperimentale, realizzazione di prototipi in laboratorio, scale up verso impianti pilota, impianti industriali sempre più grandi e diffusione capillare della nuova tecnologia fino a sostituire significativamente la precedente richiede ben più di cinque anni. Per cui, se si dice stop alle importazioni di energia nucleare dall’estero, ce la dobbiamo giocare con le tecnologie che abbiamo ora.
Cinque anni (nel caso di una legislatura particolarmente fortunata) non sono sufficienti per mettere seriamente in campo tecnologie che oggi non sono già consolidate. Se si dice stop alle importazioni di energia nucleare dall’estero, ce la dobbiamo giocare con le tecnologie che abbiamo ora
Mettiamo quindi subito da parte i commenti integrati nel quesito stesso che blaterano di “Power to gas: elettrolisi dell’acqua. Produrre idrogeno con eolico o solare in eccesso e con la CO2 produrre metano, metterlo in rete oppure immagazzinarlo nel sottosuolo, per quando serve.” Non solo non ne disponiamo, ma la ricerca su alcune tecnologie citate qui alla rinfusa (ad esempio le auto a idrogeno e la conversione di anidride carbonica in metano) già anni fa è stata considerata come poco promettente da diversi centri ricerche internazionali che si sono riorientati in altre direzioni.
Secondo gli ultimi dati disponibili di Terna, lo Stivale nel 2015 ha consumato 316,9 miliardi di kWh elettrici. Il 2,1% in più rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, cala il contributo delle rinnovabili sul fabbisogno pari al 34,4% (era il 38,9% nel 2014).
La produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili diminuisce del 9,8% attestandosi sui 108,9 miliardi di kWh. Continua l’incremento della produzione fotovoltaica lorda (+2,9%) e delle bioenergie (+3,5%). In aumento anche il geotermico (+4,5%), mentre si registra un deciso calo della produzione idroelettrica rinnovabile (-22,2%) e un lieve calo della fonte eolica (-2,2%).
Veniamo ai dati assoluti. Nel 2015, l’85,4% della richiesta di energia elettrica è stato soddisfatto con risorse nazionali. Nella penisola abbiamo prodotto 270,5 miliardi di kWh (+1,4% rispetto al 2014), ma il resto è stato acquistato all’estero per 46,4 miliardi di kWh (ben il +6,1% rispetto al 2014).
Come abbiamo detto, contrariamente a quanto molti immaginano, il contributo delle rinnovabili alla produzione di energia elettrica è calato, e di ben il 9,8%. L’idroelettrico è infatti sceso a 45,5 miliardi di kWh (-22,2%), l’eolico è sceso a 14,8 miliardi di KWh (-2,2%). Per fortuna, sono invece aumentati il fotovoltaico (22,9 miliardi di KWh, +2,9%), le bioenergie (19,4 miliardi di kWh, +3,5%), il geotermico (6,2 miliardi di kWh, +4,5%).
Se il M5S vuole chiudere di botto l’importazione di energia elettrica dall’estero deve dire dove trovare il 14,6% dell’elettricità che ci serve se i consumi 2017 risulteranno uguali a quelli del 2015
Il resto dell’energia elettrica necessaria viene prodotto nelle centrali termoelettriche alimentate nel 59,1% dei casi da gas naturale e nel 21,5% col carbone. Col gas abbiamo prodotto 108,1 miliardi di kWh, con una crescita record del +18,7% rispetto all’anno precedente. Col carbone abbiamo prodotto 39,3 miliardi di kWh, lo 0,3% in meno. Con olio combustibile e altri derivati petroliferi abbiamo prodotto 5,1 miliardi di kWh, ben il 19,2% in più.
La produzione “virtuosa” di energia termoelettrica da biomasse di scarto, rifiuti solidi urbani, syngas ha raggiunto complessivamente 20,0 miliardi di kWh con un calo del 5,2%.
I numeri – noiosi come tutti i numeri ma, purtroppo, molto più solidi delle chiacchiere in libertà – sono questi. Se il M5S vuole chiudere di botto l’importazione di energia elettrica dall’estero deve dire dove trovare il 14,6% dell’elettricità che ci serve se i consumi 2017 risulteranno uguali a quelli del 2015. Visto che la quota di energia elettrica importata era aumentata del 6,1% dal 2014 al 2015, dovrà tenere conto che il trend rimarrà in aumento anche nel 2017. Parliamo, quindi, di più di 50 miliardi di kWh, forse parecchi di più!
Oggi l’unico modo concreto per soddisfare i consumi è mandare a pieno regime le centrali a gas, a carbone e a olio combustibile che già utilizziamo quando la domanda di energia supera l’offerta. Non è la strada più ecologica che mi venga in mente ma è l’unica praticabile oggi.
Facile obiettare che la quota di energia elettrica importata potremo compensarla diminuendo i consumi. Bisogna però dire chiaramente quali lampadine spegniamo, quali motori elettrici fermiamo e – orrore – quali profili social non aggiorniamo per risparmiare la batteria del nostro smartphone.
Purtroppo per i comici, fra il dire e il fare c’è di mezzo un mare … di energia.