“Il cane di Chiara Ferragni ha il papillon di Vuitton”, cantava Fedez quest’estate in “vorrei ma non posto”, singolo da cinque dischi di platino (più di 250mila copie vendute), che abbiamo cantato in moltissimi, morbido e ruvido e azzeccato com’era.
Poche settimane dopo, il 12 ottobre scorso, Chiara Ferragni, fashion blogger da 6 milioni di dollari, diverse volte inserita da Forbes nella classifica degli under trenta più influenti del mondo, pubblica su Instagram un video in cui, con Matilde tra le braccia (il suo venerato carlino), siede accanto a Fedez che dice: “Il cane di Chiara Ferragni non ha il papillon di Vuitton, gliel’hanno tolto”. Il giorno dopo, lei racconta a Vanity Fair cos’ha combinato quel verso: glielo avevano segnalato alcuni suoi amici a Los Angeles, dove vive da un paio di anni, lei l’aveva ascoltato e si era poi filmata mentre, sorridendo candidamente, lo cantava, naturalmente condividendo immediatamente il risultato sui social network. Fedez aveva risposto con un “Chiara, limoniamo”. Poi un invito a cena (da parte di lui), le prime indiscrezioni, lui ospite da Fazio tira fuori un cuoricino di carta quando canta quel verso, lei smentisce che ci sia del tenero, ma arrivano le foto di Chi e l’ufficializzazione è un passo obbligato.
#ferragnifedez diventa subito trendtopic, le foto delle loro coccole fanno il pieno di mipiace e cuoricini e commenti, escono articoli interi sul loro primo bacio in retevisione (è un bacetto giocoso, lui dice a lei di tenere le guanciotte molli, lei ride, lui anche, tanti sorridono e dicono “siete belli”, altrettanti richiamano al solito risveglio delle coscienze: “è solo marketing!”, scrivono). Fedez e Chiara, insieme, hanno 56 anni (29 lei; 27 lui) e 10 milioni di follower su Instagram (2,7 lui; 7,3 lei): numeri da brand, la cui sottolineatura non ha, però, scatenato né reazioni/indignazioni veterotestamentarie, né hatespeech.
Quale amore, di quelli pubblici, non è stato – anche – ruffiano? Cos’ è più vero della finzione?
Lo storytellig (scusate la parola) su questa coppia inaspettata e improbabile abbastanza da destare i soliti, noiosi sospetti (è tutto studiato, è tutta immagine, è tutta finzione) è scarso. Per parte loro, i due ragazzi sono più riservati ed eleganti del previsto. Chiara è tornata in Italia non molti giorni fa per riabbracciare il suo bad boy e dopo una piccola apparizione a X-Factor, ha scritto su Twitter che se lui dovesse scappare con la concorrente Rochelle, lo capirebbe.
E pensare che all’ultimo Premio Strega è arrivato in cinquina un romanzo (La femmina nuda di Elena Stancanelli) che racconta le scalmanate, folli gesta di una donna che scopre di essere stata tradita, ingrigendo così decenni di presunta emancipazione dall’ossessione per il corpo e il matrimonio perfetto e stabilendo che per una donna non c’è redenzione dalle corna.
Poi arriva questa fashion blogger da 6 milioni di dollari, dal gusto discutibile eppure impeccabile, stipendiata dal suo fiuto, e restaura la speranza che le donne siano fuori dal paradigma fantasmatico del delitto d’onore. Eppure, niente, neppure un evviva femmina, femminile, femminista. La capacità di riconoscere un liberatore è sempre inversamente proporzionale a quella di riconoscere un dittatore.E poi, insomma, di Chiara Ferragni non si può dir bene: al massimo, ci si limita a non dire. Nelle ultime ore, comunque, il gossip sta affinando i coltelli per la probabile esplosione della coppia, dedotta da due elementi: i due non pubblicano foto insieme da un po’ (ma come potrebbero, visto che tra loro c’è un oceano?) e lei si è tatuata la sua Matilde su un dito (e risulta incomprensibile che non si sia, invece, tatuata Fedez). Se davvero l’epilogo dovesse essere quello annunciato e quindi se Fedez mollerà Chiara per godersi Rochelle, verranno versati fiumi di inchiostro e la linearità di quello che abbiamo voluto vedere (il trust due ragazzetti innamorati della loro immagine insieme, destinato a non sopravvivere alla prova del vero amore) non sarà turbato. Peccato.
Fedez, l’insopportabile grillino, il populista, il milanesotto che parla come uno dei sobborghi senza averne addosso né l’odore né lo stigma, l’opinionista politico facilone, l’artista per ragazzini viziati, Fedez il paraculo incoerente castigatore delle incoerenze altrui si innamora se non proprio del suo contrario, quantomeno dell’incarnazione di tutto ciò contro cui si schiera (e c’è tanto di verso di una sua canzone a testimoniarlo) e noi siamo tanto vecchierelli e scafati e cinici e inibiti dalla truffa che non ci scaldiamo neppure un po’ e ci limitiamo a liquidare la cosa come una mossa di marketing? E, ammesso che sia solo questo, quale amore, di quelli pubblici, non è stato – anche – ruffiano? Cos’ è più vero della finzione?Eppure, a questa generazione, Fedez ha mostrato che l’amore se ne frega delle posizioni e che un grillino può sciogliersi tra le braccia di un’astuta figlioletta dell’upper class milanese
Ha scritto Filippo La Porta nel suo Gli indaffarati (Bompiani, 2016), un interessante pamphlet che rovescia “Gli sdraiati” di Michele Serra (romanzo che descrive con spietatezza un po’ trombona i nuovi millennial), che ai ragazzi, oggi, interessa la coerenza: “in molte esperienze contemporanee, l’etica concreta prevale sulla cultura libresca”, scrive dopo la stupenda citazione del Diderot di “le idee sono come le puttane, vanno con tutti”.
È alla coscienza di questa stessa generazione, stufa certamente della distanza tra teoria e prassi, dei propugnatori di battaglie per le quali si armano senza mai partire, che Fedez parla e straparla (mentre Chiara, invece, offre il trastullo). È a questa generazione che Fedez contribuisce a instillare l’idiota manicheismo che da mesi vediamo rovinare il dibattito pubblico, facendo scacco matto a politici e giornalisti con i tweet infarciti di populismo e purismo e incidendo un disco con J-Ax che si chiama Comunisti con il Rolex (in uscita a gennaio prossimo) e nella cui denuncia è pienamente inscritto (altra meravigliosa contraddizione della quale dovremmo, anziché beffeggiarlo, ringraziarlo, poiché la disinvoltura con cui la sfodera ci ricorda che un artista non è un politico e, quando proprio ha dei messaggi da recapitare, non è affatto necessario che li incarni).
Eppure, a questa generazione, Fedez ha mostrato che l’amore se ne frega delle posizioni e che un grillino può sciogliersi tra le braccia di un’astuta figlioletta dell’upper class milanese. E così, mentre alla vecchia Italia viene impartito lo show del sì e del no l’un contro l’altro armati, a quella del futuro si regala una piccola, patinata, studiatissima prova che le possibilità di attrazione tra opposti sono infinite e che niente è più bello, arricchente e umano dello smentirsi, anche usando un semplice carlino.