Il discorso della montagna di Salvini: uno contro tutti

Il segretario della Lega ha aperto il suo anno elettorale alla festa invernale del partito. La tentazione di fare a meno di Berlusconi, la prudenza con Grillo, la sfida finale con Renzi e l'uscita dall'euro: Salvini si giocherà tutto.

Spariti i vecchi riti delle ampolle, archiviata la stagione delle vacanze ferragostane a Ponte di Legno, che Umberto Bossi trasformava in un evento politico imprevedibile, è rimasta soltanto un’occasione oltre al raduno di Pontida per capire che cosa passa nella testa del leader leghista di turno. E’ la festa invernale del Carroccio, che si tiene da sette anni in Valle Seriana, a nord di Bergamo. La chiamano Berghem Frecc, e anche l’altra sera nel palazzetto sotto le montagne di Albino Matteo Salvini ha usato quel palco per mettere in fila slogan, attese, richieste, ragionamenti e proposte per l’anno che viene. Il 2017 sarà importante per Salvini, perché finalmente si capirà se è alla sua portata la leadership nazionale di un fronte politico alternativo sia al Pd di Matteo Renzi sia al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, quello che a livello internazionale viene considerato alla pari di Donald Trump e Marine Le Pen. C’è chi dice che le elezioni Politiche che verranno saranno l’unica e ultima occasione per il leader leghista di fare il salto: o vincere o rimanere per sempre il mister No dell’opposizione. Si vedrà.

Intanto, il Salvini-pensiero spiegato alla platea di Albino, una platea leghista tradizionale, è questo. Sugli alleati, il solito ultimatum: “Nel 2017 Berlusconi deve decidere. O di qua o di là. O con noi o con la Merkel. O con la Lega o con il Pd”. Salvini teme che il Cav sia ormai sulla strada di quello che chiama inciucio. “E’ sorprendente l’atteggiamento su Mps – ha detto -. Non voglio pensare che ci siano dietro ragioni aziendali, ma che sia un errore di valutazione. Nel 2017 però non possiamo permetterci errori di valutazione”. La soluzione che obbligherebbe tutti a tornare nei ranghi del vecchio centrodestra è il Mattarellum. Se ci sarà invece una legge elettorale proporzionale, liberi tutti. Salvini ha detto che da gennaio girerà comunque l’Italia per sottoporre il suo programma e la sua candidatura a premier agli italiani. “Voglio essere – ha detto – un allenatore di una bella squadra”.

Capitolo nemici. Per Salvini, sono tanti. Nell’ordine però il primo è sempre il Pd di Renzi. “Lo abbiamo mandato a casa”, la soddisfazione dei leghisti nel rivendicare un contributo importante nella vittoria del No al referendum costituzionale. Ma questo non basta. Non solo perché Salvini vuole battere l’ex premier alle elezioni Politiche, ma anche per l’impasto di politica, finanza e giustizia che si profila in queste settimane. “Avete visto che cosa sta succedendo con il Monte dei Paschi di Siena – il discorso del leader del Carroccio -. Vorrei vedere qualche banchiere in galera. Ma vorrei vedere in galera anche i politici che hanno coperto questi banchieri”. Poi, fra gli avversari, c’è il Quirinale. Salvini è convinto che l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sia “ancora il regista occulto, anche della Corte Costituzionale, dove saranno i suoi amici a decidere della legge elettorale” il 24 gennaio. Quanto a Sergio Mattarella, giudizio sospeso. Ma intanto farà un contro-discorso di fine anno su Facebook. “E vediamo chi vince”. Ultimo nella scala dei nemici, Grillo. Perché è vero che la Lega si contenderà con i 5 Stelle lo spazio politico della protesta e della proposta anti-establishment, ma bruciare già ogni possibilità di future collaborazioni in un Parlamento senza maggioranza è rischioso. Così Salvini ha preferito attaccare Virginia Raggi, il sindaco di Roma “che non ne fa una giusta”. Tradotto: voi avete più voti, noi sappiamo amministrare meglio.

Infine, i programmi. Per il 2017 elettorale, Salvini ha in mente un mix di proposte nazionali e regionali. Per rilanciare la Lega Italia, difendendo però anche la Lega Nord. Le solite tre promesse come primo atto alla guida del governo: via la legge Fornero, ridiscutere i trattati Ue, a partire dall’uscita dalla moneta unica, e chiudere le frontiere all’immigrazione. Le stesse cose che potrebbe proporre Grillo. Ma poi c’è anche un ritorno all’antico: celebrare i referendum autonomisti di Lombardia e Veneto, magari promuoverli anche in altre regioni del centro e del sud, e pensare a concorsi regionali per gli insegnanti delle scuole pubbliche: “In Lombardia insegnano i lombardi, in Sicilia i siciliani”. I discorsi che faceva Umberto Bossi ai tempi. A proposito, e Bossi che lo ha contestato per la sua linea nazionalista? “A lui devo tutto, ma nel 2017 – ha detto Salvini – sarò un segretario giusto, non buono. E chi rompe le scatole, su Facebook o altrove, si accomoda fuori dalla porta”.

Il discorso della montagna di Salvini non ha regalato novità vere, né ha dettato l’agenda politica, né ha offerto un volto più mite dopo aver incassato la vittoria al referendum. Anzi, dal punto di vista del linguaggio, il leader del Carroccio ha aumentato i richiami a parole forti come ‘traditori’ della patria e ‘collaborazionisti’ per coloro che predicano maggiore integrazione europea e maggiore accoglienza dei migranti. Ha detto che i preti che “cancellano il Natale” devono essere messi su un barcone insieme ai clandestini. E che usare la parola sindaca per una donna non si può, “perché seguire la Boldini mi fa ribrezzo”. Ma è sulla base di questo mix di proposte e parole d’ordine che chiunque voglia ricostruire il centrodestra dovrà ragionare. E’ lo spirito dei tempi.

@ilbrontolo

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