Mite, ma determinato. Discreto e silenzioso, forse persino troppo, eppure protagonista indiscusso della partita. In questi giorni il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è chiamato a gestire la sua prima crisi di governo. A quasi due anni dall’elezione al Quirinale, nota qualcuno, il suo settennato può finalmente iniziare. È la paradossale conseguenza di un capo dello Stato riservato fino all’eccesso. Ma non per questo privo dell’autorità necessaria per gestire la difficile fase politica. Nei mesi scorsi qualcuno aveva ironizzato sull’eccessiva calma di Mattarella, quasi un presidente evanescente. La sfida appena iniziata dimostra tutto il contrario.
Di fronte alle prime tentazioni di un voto anticipato dopo la vittoria del No al referendum costituzionale, il presidente della Repubblica ha preso posizione con chiarezza. Nel suo stile, senza alzare la voce. Ma in maniera inequivocabile. Nelle prime ore dopo la sconfitta il premier Renzi ha iniziato a coltivare l’idea di nuove elezioni? A lui, e non solo, Mattarella si è opposto con vigore. «Senza una nuova legge elettorale, sono inconcepibili elezioni anticipate». Ecco il messaggio lasciato filtrare l’altra sera dal Quirinale. Determinato al limite del braccio di ferro, ma senza l’istituzionalità di una nota ufficiale. Quella, invece, era stata diramata un paio di giorni prima, mentre in Parlamento era ancora in ballo la definitiva approvazione della legge di Bilancio. «Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze – aveva spiegato il Quirinale – di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento». Del resto il presidente si muove così, senza protagonismi. Tessendo con discrezione una fitta tela di contatti informali e riservati. Sempre nel rispetto del proprio ruolo istituzionale e di quello dei suoi interlocutori. Poco divisivo, lontano dalle polemiche.
Nei mesi scorsi qualcuno aveva ironizzato sull’eccessiva calma di Mattarella, quasi un presidente evanescente. La partita appena iniziata dimostra tutto il contrario
Nella crisi appena aperta, Mattarella punta alla stabilità istituzionale del Paese. Lo impone il suo ruolo di garante. A costo di aprire uno scontro con il segretario del Pd Renzi, che resta in questo ruolo, a cui pure il presidente deve la sua elezione al Colle. Vista dal Quirinale, l’esigenza di una nuova legge elettorale si accompagna alla necessità di un governo per garantire una transizione ordinata fino alle prossime elezioni. E sarà questo il filo conduttore delle consultazioni che partiranno oggi e andranno avanti fino a sabato. Al presidente spetta il difficile compito di capire se esistono i presupposti, e la maggioranza parlamentare, per la nascita di un nuovo esecutivo. A lui il compito di provare a dipanare la matassa. In queste ore il capo dello Stato ascolterà i leader politici che riceverà nello studio alla vetrata e proverà a trovare una sintesi. Sempre con lo spirito che lo contraddistingue. «L’arbitro neppure si nota, quasi non ci si accorge che sia in campo, interviene soltanto per regolare quando le cose non vanno», aveva spiegato pochi giorni fa davanti a una scolaresca in visita al Quirinale, quasi un vaticinio di quello che sarebbe accaduto. «Questo è un po’ il mio compito, questo avviene spesso con due attività: esortazione e suggerimenti, cioè attraverso la persuasione» che «è più efficace se non viene proclamata in pubblico».
Se c’è una cosa che Mattarella conosce è il rispetto delle istituzioni e dei suoi riti, perché in questo contesto la forma è anche sostanza. Una carriera politica nata nella prima Repubblica, nelle fila della Dc, e maturata nella seconda, quando è stato uno degli uomini di governo più autorevoli della stagione del centrosinistra, fino a diventare membro della Corte Costituzionale, prima dell’elezione al Colle. Mattarella ha il profilo dell’uomo di establishment, ma i fatti di questi giorni dimostrano che proprio chi lo avrebbe potuto facilmente contestare si sta affidando a lui. Segnando in questo, almeno per il momento, una forte differenza rispetto agli ultimi anni di presidenza di Giorgio Napolitano.
Poche settimane fa Silvio Berlusconi è stato ricevuto al Quirinale, un segno di distensione dopo la condanna per frode fiscale, la conseguente decadenza da senatore e il periodo di servizi sociali. Il solito Gianni Letta aveva tessuto la tela con il nuovo presidente, il cui nome giocato a sorpresa da Renzi per il dopo Napolitano aveva fatto saltare il patto del Nazareno proprio con Berlusconi. Che non era stato consultato. Ora Forza Italia ha offerto la sua fiducia a Mattarella: «Siamo certi che il presidente della Repubblica saprà individuare la soluzione più corretta per assicurare agli italiani in tempi brevi la possibilità di votare», la dichiarazione dopo il vertice dell’altro giorno ad Arcore.
Insomma, il presidente della Repubblica è l’unica eredità di Renzi che non divide la politica. Anzi, paradossalmente il rigore di Mattarella rischia di scontentare una persona sola: Renzi, appunto. In attesa di capire, comunque, che soluzione partoriranno le consultazioni al Quirinale
E che dire del segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha sempre definito Mattarella un “soprammobile” e il Quirinale un “museo”, ma stavolta ha assicurato massima disponibilità al Capo dello Stato. Probabilmente (ma non è ancora sicuro) sarà Salvini a guidare per la prima volta la delegazione leghista al Quirinale per le consultazioni. E se alla fine Mattarella garantirà un rapido percorso verso le elezioni anticipate, probabilmente si dimenticherà di averlo accostato all’odiato Napolitano durante la campagna referendaria. Sono però i grillini ad aver assunto l’atteggiamento di maggiore attesa verso l’inquilino del Quirinale. Probabilmente per la volontà di accreditarsi come vera alternativa di governo, quelli del Movimento 5 Stelle hanno tenuto in questi giorni un profilo rispettoso nei confronti del presidente della Repubblica. La prima dichiarazione di Beppe Grillo dopo l’esito del referendum è stata in questo senso indicativa: «Auguriamo buon lavoro al presidente Mattarella in questo momento cruciale. Come prima forza politica del Paese siamo disponibili a fare tutti i passi necessari per arrivare alle elezioni».
Insomma, il presidente della Repubblica è l’unica eredità di Renzi che non divide la politica. Anzi, paradossalmente il rigore di Mattarella rischia di scontentare una persona sola: Renzi, appunto. In attesa di capire, comunque, che soluzione partoriranno le consultazioni al Quirinale. Perché se le elezioni anticipate non dovessero arrivare, ci vorrà poco perché il presidente della Repubblica torni a essere il nemico di tutti. L’arbitro è spesso un comodo capro espiatorio.